Il passeggero Mario Rossi è atteso all'uscita 1 del vertiporto di Roma-Fiumicino. Potrà essere accompagnato da un'altra persona e portare con sé un bagaglio a mano. Non salirà a bordo di un aereo perché il vertiporto è a ridosso del terminal da dove partono e arrivano i Boeing, ma è un'altra cosa. Qui ci sono piccoli elicotteri elettrici, di fatto droni, che decollano e atteranno in verticale. Il primo viaggio del signor Rossi è calendarizzato per il 2024, quando lo scalo a trenta chilometri dal centro di Roma potrebbe ospitare il primo vertiporto in Europa. La destinazione dei viaggi è la Capitale, da raggiungere in 15 minuti. Oggi, nelle ore di punta, lo stesso viaggio a bordo di un taxi o di un Ncc di minuti ne dura sessanta.

Nel Paese dove almeno due persone su tre in età di guida usano ogni giorno la macchina e dove la quota degli spostamenti con i mezzi pubblici arriva appena al 10%, il vertiporto è un altro elemento di quel salto verso la mobilità sostenibile che il Governo sta provando a costruire con il Recovery. Insomma dovremmo imparare a viaggiare in modo diverso, a bordo di auto elettriche che inquinano meno, ancora su bus e bici, ma la mappa dei viaggi urbani è tutta da disegnare. Futuristico o meno che sia lo scenario, la strada è obbligata. A spingere è la direzione politica di un mercato economico-finanziario internazionale che guarda a modelli di business inediti, a loro volta costruiti su nuove tecnologie e, almeno questo è l'auspicio, su nuovi modelli di comportamento per gli spostamenti verso il posto di lavoro invece che il bar. Secondo gli analisti solo il mercato dei viaggi a bordo dei droni arriverà a valere 9,1 miliardi di dollari nel 2030.

Gli investimenti delle ultime settimane sono la prova che i player industriali mondiali si stanno muovendo per inaugurare un mercato che al momento vede nella tedesca Volocopter (la società che produce i modelli dell'elicottero Volocity) il perno di questo sistema. In Italia si è mossa Atlantia, con un investimento di 15 milioni nella quarta raccolta fondi promossa da Volocopter e che al momento tiene dentro colossi come Hitachi, il fondo americano BlackRock, il gigante dell'auto cinese Geely, l'americana Intel, i tedeschi dei pneumatici Continental, la compagnia aerea Japanes Airlines. Già il profillo degli investitori spiega bene come sono gli attori della mobilità centrata sui mezzi di trasporto classici, dalla gomma agli aerei, a spingere verso un'evoluzione del sistema, oltre che dei propri business tradizionali. Massimo Sonego, direttore Strategy and Corporate Development di Atlantia, spiega il senso di questa operazione: "L'idea è entrare nel business dei vertiporti per dare un contributo alla costruzione dei nuovi sistemi di trasporto che saranno sempre più interconnessi tra loro e che richiederanno un po' di semplificazione e deregulation, per dare spazio a tecnologie innovative. Al tempo stesso, serve uno sforzo per definire e rendere operative nuove norme che consentano di regolamentare in modo efficace, ad esempio, i viaggi sui droni".

I primi esemplari del Volocity, di fatto una piccola macchina a due posti con sopra 18 rotori, si sono già alzati in volo durante la fase di sperimentazione all'aeroporto di Helsinki e nel centro di Singapore ed è proprio la città-Stato, insieme a Dubai, a ipotizzare di ospitare un sistema di vertiporti capace di supportare viaggi urbani con un'altra frequenza giornaliera già a partire dal prossimo anno. In Europa se la giocano la Francia e l'Italia (Parigi vorrebbe averlo per le Olimpiadi del 2024), ma al di là della competizione tra i diversi Paesi, la traccia che è stata scritta è quella di un lavoro preparatorio che procede in modo importante.

Dal vertiporto di Fiumicino, di fatto un eliporto dentro l'aeroporto a ridosso di uno dei terminal dello scalo, decolleranno e atterreranno i Volocity con un passeggero a bordo. L'altro sarà il pilota, ma dopo una prima fase in cui si perfezionerà l'automatismo del drone (presumibilmente una decina d'anni) i passeggeri saranno due. Saliranno sul piccolo elicottero elettrico, imposteranno l'indirizzo di destinazione, e il veivolo, alimentato con nove batterie al litio, si alzerà in cielo in verticale, guidato da remoto. A una velocità che può raggiungere i 110 km/h, i due passeggeri atterreranno dopo 15 minuti in uno dei vertiporti che sorgeranno nell'area urbana di Roma.

L'idea è di dare vita a un vero e proprio servizio urbano, con trasferimenti punto a punto, senza cioè fermate intermedie come quelle che fanno i treni della metropolitana o i bus. Non sarà un servizio di élite, costoso, ma di massa e, in linea con l'andamento dell'utilizzo, prevederà tariffe simili a quelle che oggi si pagano per un taxi o un Ncc. Non a caso questi droni sono chiamati anche taxi volanti ed è a questa tipologia di trasporto che fanno riferimento perché così come la media di chi viaggia in taxi o Ncc è di 1-2 persone, così anche il Volocity potrà ospitare fino a due persone per volta.

Volocopter sta pensando di ampliare i posti a bordo, fino a 4-5 posti, e con punte di velocità maggiori durante il viaggio, oltre che coprire una distanza fino a 100 chilometri, ma al momento il modello che si sta seguendo anche nel lavoro che sta portando avanti Aeroporti di Roma, società del gruppo Atlantia, è quello del viaggio per due persone calibrato su un viaggio che copre 35 chilometri. Ivan Bassato, Chief Aviation Officer di Adr, sta guidando il progetto: "Stiamo cercando di capire quali sono le potenzialità di questa nuova tecnologia che può creare un nuovo ecosistema urbano dei trasporti in cui sarà usata anche la dimensione verticale. La prospettiva è arrivare a un sistema regolamentato, sicuro e conveniente per far spostare le persone in modo molto più rapido all'interno di un'area metropolitana complessa e congestionata".

L'obiettivo, come si diceva, è far partire i primi servizi commerciali, quindi i primi viaggi, entro tre anni. Insieme a Enac e Enav, Adr ha firmato una lettera d'intenti per coordinare i nuovi servizi, ma anche le tecnologie e le infrastrutture. L'Ente per l'aviazione civile, tra l'altro, guida e dà la visione per la creazione del master plan nazionale della urban air mobility e spinge sull'innovazione del settore aeroportuale.

Bisognerà scrivere le regole di un sistema, quello dei droni, che in Italia non è regolamentato. Quello delle certificazioni è un elemento cruciale nella messa a punto del progetto in linea con il lavoro che è ancora in corso negli altri Paesi europei, dalla Germania alla Francia, in cui sono in corso i test. Ma bisognerà anche costruire tutto il sistema di ricarica delle batterie che si rigenerano in cinque minuti e che permettono ai droni di non inquinare e di fare poco rumore. Qui scatta l'effetto filiera della mobilità sostenibile che l'Italia sta cercando di agganciare: così come le auto elettriche hanno bisogno delle colonnine o comunque di altri sistemi di ricarica, così il sistema degli aerotaxi dovrà poggiare anche su aree di stoccaggio delle batterie, che dopo ogni viaggio vanno sostituite e ricaricate.