"Il virus sperimenta nuove mutazioni casuali che possono essere vantaggiose o svantaggiose e non si può escludere - ha osservato - che nuove varianti stiano nascendo sotto la pressione selettiva esercitata dagli anticorpi maturati nei soggetti che hanno avuto la malattia o che sono stati vaccinati. Le nuove varianti sono ormai continue: l'alfabeto greco potrebbe non bastare per elencarle tutte". 

Il drif antigenico "è un fenomeno che generalmente vediamo nell'influenza stagionale e che ogni anno costringe a modificare il vaccino" e che, ha aggiunto il virologo, nel caso del virus SarsCoV2 è evidente nelle continue mutazioni osservate nella proteina Spike, la principale arma con cui il virus aggredisce le cellule. Le mutazioni, per esempio, le permettono di sfuggire agli anticorpi, "sia a quelli naturali, sia a quelli indotti dal vaccino", come indica anche la ricerca sulla variante Epsilon pubblicata sulla rivista Science dal biochimico Matthew McCallum, dell'Università di Washington a Seattle. 

Un'altra ricerca, pubblicata sulla rivista Immunity dal gruppo dell'Istituto nazionale giapponese per le malattie infettive guidato da Saya Moriyama, indica che gli anticorpi neutralizzanti di chi ha avuto la malattia, anche se in numero ridotto, continuano a proteggere sia dall'infezione sia dalle nuove varianti.

"Vale a dire - ha osservato Broccolo - che il declino del titolo degli anticorpi neutralizzanti non corrisponde al declino della protezione: il titolo anticorpale scende, ma nello stesso tempo avviene una maturazione degli anticorpi: migliorano la qualità e acquisiscono una plasticità che comprende le nuove varianti. Al momento - ha concluso l'esperto - non sappiamo se un processo analogo avvenga anche negli anticorpi generati dai vaccini, ma fin da adesso potremmo dire che leggere solo il titolo degli anticorpi potrebbe essere riduttivo".