Una giornata piena, quella di ieri per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non solo per via del suo 80esimo compleanno. Già, perché il capo dello Stato ha preso penna e calamaio per una dura reprimenda alle istituzioni in occasione della promulgazione del Dl Sostegni bis che è diventata così legge con le modifiche apportate dal Parlamento, ma ha lanciato nuovamente un suo avvertimento.

In pratica Mattarella ha formulato “un invito al Parlamento e al Governo a riconsiderare le modalità di esercizio della decretazione d'urgenza, con l'intento di ovviare ai profili critici da tempo ampiamente evidenziati dalla Corte costituzionale, nonché nelle stesse sedi parlamentari, oltre che in dottrina, e che hanno ormai assunto dimensioni e prodotto effetti difficilmente sostenibili”. Insomma, all’interno Mattarella vi ha trovato tante norme fuori tema e che nulla hanno a che fare con l’argomento in questione. Questo e tanto altro è stato contenuto in una lettera inviata ai presidenti del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, della Camera dei Deputati, Roberto Fico, e al presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi.

“Proprio l’esperienza sin qui maturata – ha proseguito la più alta carica dello Stato - ha reso ancor più evidente come il rispetto del dettato costituzionale coincida con l’interesse ad un’ordinata ed efficiente regolamentazione dell’emergenza in corso, della ripresa economica e delle riforme: ciò richiede un ricorso più razionale e disciplinato alla decretazione d’urgenza”. Per il presidente della Repubblica, il decreto Sostegni bis “contiene 393 commi aggiuntivi, rispetto ai 479 originari. Tra le modifiche introdotte ve ne sono alcune che sollevano perplessità in quanto perseguono finalità di sostegno non riconducibili all'esigenza di contrastare l'epidemia e fronteggiare l'emergenza, pur intesa in senso ampio, ovvero appaiono del tutto estranee, per finalità e materia, all'oggetto del provvedimento”.

E poi ancora: “Per quanto riguarda le mie responsabilità, valuterò l'eventuale ricorso alla facoltà prevista dall'articolo 74 della Costituzione nei confronti di leggi di conversione di decreti-legge caratterizzati da gravi anomalie che mi venissero sottoposti. Anche tenendo conto che il rinvio alle Camere di un disegno di legge di conversione porrebbe in termini del tutto peculiari - alla luce della stessa giurisprudenza della Corte costituzionale - il tema dell'esercizio del potere di reiterazione, come evocato in una lettera del 22 febbraio 2011 del Presidente Napolitano".