Come ampiamente previsto, il Governo starebbe per prorogare ulteriormente lo stato d’emergenza. Secondo alcune indiscrezioni è probabile che si resti in questo limbo infernale sino a fine anno, con la prospettiva quasi certa, dato che in inverno i virus respiratori rialzano la testa, di continuare all’infinito con questo delirio emergenziale. Nel frattempo, mentre gli ospedali si stanno svuotando e le vaccinazioni continuano a ritmo serrato, il clima di paura prosegue a devastare una società letteralmente ammutolita.

Nel periodo dal 21 giugno al 4 luglio tra i vaccinati over 60 solo una persona su 2,2 milioni è finita in terapia intensiva, ma dato che oramai ha preso il sopravvento l’approccio emozionale, legato a componenti ancestrali portate in superficie dal medesimo clima di paura, i numeri non rivestono più alcun significato. D’altro canto, così come accade per un osceno proliferare di misure demenziali anche in estate, il mantenimento di uno stato d’emergenza senza emergenza determina nella mente della massa di terrorizzati una inversione diabolica dei nessi causali.

In tal modo, le misure restrittive non scaturiscono da un pericolo reale, bensì esse stesse sembrano evocarlo, come in una sorta di colossale sortilegio sanitario. Identico meccanismo lo osserviamo nella folle ricerca del contagio: il virus circola e sempre circolerà, ma senza oramai provocare grossi danni, se non nei confronti dei fragili che vanno protetti in ogni modo, tuttavia dal momento che il contagio sembra equivalere alla malattia grave e alla morte quasi certa, finché il Sars-Cov-2 non si sarà estinto dovremo restare sospesi in un surreale stato di allerta infinita.

Ora, l’idea che codesto delirio sanitario, con tutto il suo armamentario di misure liberticide, possa proseguire ancora per gli anni a venire è allucinante. Così come è allucinante il fatto che la società non mostri di avere gli anticorpi, se non in ristretti circoli di veri liberali, per reagire ad una deriva che rischia di stravolgere per sempre lo nostra già complicata esistenza.

CLAUDIO ROMITI