E pace fu. Sia pur “armata”. Dopo un tenace braccio di ferro, alla fine, il governo è riuscito a trovare la quadra sulla riforma della giustizia con la maggioranza pronta a ritirare tutti gli emendamenti e il M5S che ha scelto di accodarsi, accettando la proposta di mediazione sul processo penale voluta dal premier Mario Draghi e dalla guardasigilli Marta Cartabia. Riforma che prevede ora un regime speciale per tutti i reati di mafia. "O si cambia o per noi l'intesa non c'è", era stata la linea dura tracciata dai pentastellati. Una linea che aveva fatto paventare finanche una loro clamorosa astensione in Cdm. La bozza prevedeva infatti che le "deroghe" all'improcedibilità riguardassero solo i reati previsti dagli articoli 416 bis e ter (associazione di tipo mafioso e scambio elettorale politico-mafioso). "Così non ci stiamo", avevano ammonito i pentastellati. Poi la fumata bianca. Nel dettaglio, l'intesa dovrebbe prevedere la prescrizione zero per i reati riconducibili al 416 bis e ter mentre per i reati aggravati da mafia, il timing viene fissato a sei anni di appello, con un regime transitorio da qui al 2024. Dal 2025 l'appello scenderà a 5 anni. "Il fatto che alcune forze politiche abbiano faticato enormemente a dare l'ok finale al testo, è la dimostrazione che siamo di fronte ad una riforma garantista", ha commentato Mariastella Gelmini (Fi). Matteo Salvini e Giulia Bongiorno (Lega) hanno espresso "soddisfazione" per il punto di sintesi a cui si è arrivati: "Come chiesto dalla Lega, non rischieranno di andare in fumo i processi per mafia, traffico di droga e violenza sessuale. E ora avanti tutta con i referendum che completeranno il profondo cambiamento chiesto dai cittadini". Sorride pure Enrico Letta, segretario del Pd: "L'equilibrio trovato dal governo Draghi rende la riforma della giustizia migliore. Lo avevamo chiesto e ci siamo spesi per l'accordo fino in fondo". E canta vittoria, infine, anche Giuseppe Conte, leader in pectore del M5S: "I processi per mafia e terrorismo non si dissolvono nel nulla, non si estinguono" ha commentato l’avvocato. Fonti di Italia Viva, tuttavia, hanno immediatamente frenato gli entusiasmi grillini: "Il match si è finalmente concluso, il M5S lo ha perso e la riforma Bonafede va meritatamente in soffitta. Il governo ha trovato un buon accordo". A rincarare la dose ecco Matteo Renzi: "Il caro estinto è la riforma Bonafede, che da stasera non c'è più”. “Non si può essere più imputati a vita. La riforma è una piccola parte, c'è ancora un lavoro lunghissimo da fare, ma ora abbiamo archiviato la Bonafede" ha aggiunto l’ex rottamatore. Ha espresso soddisfazione anche la guardasigilli Marta Cartabia. "C'è stata un'approvazione all'unanimità, con convinzione di tutte le forze politiche e l'impegno a ritirare tutti gli emendamenti che erano stati presentati dalle forze di maggioranza con l'obiettivo di accelerare il più possibile il lavoro in Parlamento e concludere prima della pausa estiva questa importantissima riforma", ha rimarcato.