di Matteo Forciniti

Nell'agosto del 1915 l'Uruguay intero si paralizzò di fronte all'arrivo di Enrico Caruso, il grande tenore napoletano acclamato come una star che moriva esattamente cent'anni fa, il 2 agosto del 1921. Quella del 1915 era la sua seconda visita a Montevideo accompagnata da un'esibizione al Teatro Solís che provocò enorme aspettativa tra la popolazione, italiani e non solo.

Quell'evento in Uruguay fu così memorabile che a distanza di quarant'anni continuava a far sentire i suoi effetti: nel 1954, all'interno del ristorante "Mario y Alberto", il rinomato cuoco piemontese Raimondo Monti decise di rendere omaggio al celebre tenore dedicandogli una sua invenzione, una salsa per accompagnare la pasta. Nacque così la Salsa Caruso, un condimento a base di panna, prosciutto cotto, funghi ed estratto di carne (alcune versioni includono anche la cipolla), che nel corso del tempo è diventato un'icona della gastronomia nazionale. Il condimento accompagna in genere una pasta ripiena, i cappelletti nella sua prima versione ma oggi la si può apprezzare anche con i tortellini o i ravioli. Questo piatto rappresenta anche una delle tante fusioni tra i sapori di Italia e Uruguay dato che -secondo gli esperti- a conferire quel tocco speciale è il concentrato di carne, un prodotto tipico dell'Uruguay del secolo scorso diventato famoso in tutto il mondo grazie a un'industria di Fray Bentos.

Arrivato a Montevideo nel 1939 allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Monti all'epoca era un cuoco molto apprezzato che all'Expo di Parigi del 1936 aveva vinto con il padiglione italiano una medaglia d'oro in gastronomia nella specialità di piatti freddi. Per oltre un ventennio lavorò in un noto ristorante italiano nel centro di Montevideo gestito da Mario Monzeglio e Ángel Bornia.

La Salsa Caruso è diventa molto popolare in tutto il Sud America arrivando a essere timidamente diffusa anche altrove. La salsa di Raimondo Monti voleva essere un semplice omaggio a Caruso che durante il soggiorno a Montevideo apprezzava molto la pasta anche se, ovviamente, non arrivò mai a provare la "sua" salsa.