di Franco Esposito

In rapporto alle responsabilità e alla molteplicità degli impegni, guadagnano una miseria. Compensi ridicoli per i sindaci dei comuni d'Italia. Semplicemente vergognoso, denunciavano i diretti interessati e i maggiori rappresentanti  dei partiti politici italiani, non esclusi i ministri della Repubblica. I sindaci dei Comuni italiani sono mal pagati, il loro stipendio va aumentato. "Diamogli settemila euro al mese, come ai governatori", la proposta firmata Partito Democratico trova ampia condivisione anche di altri schieramenti politici. 

Allo studio quattro proposte di legge. Stipendi più alti e scudo penale. Il Pd punta a una maggiore tutela dei sindaci italiani. Alla proposta si adegua ovviamente la Lega, impegnata su questo fronte da tempo. L'obiettivo è limitare l'imputabilità dei primi cittadini per i reati di "abuso d'ufficio e omissione impropria". Matteo Salvini è uso agitarsi quando sente la parola sindaco. Enrico Letta si è portato avanti con la presentazione, in colpo solo, di quattro Ddl da trasffromare poi in  legge. Progetto finalizzato alla soluzione di quello che viene identificato come un doppio disagio: i miseri stipendi dei sindaci e l'alto rischio penale. "Basta una firma sbagliata per finire nei guai". 

A voler essere ottimisti come il senatore Dario Parrini, targato Dem, la legge dovrebbe passare  agevolmente. "visto che non ha colore politico e interessa tutti". Rischi penali per stipendi non da nababbi, che fecero dire a Beppe Sala, primo cittadino di Milano, mesi fa. "è il mestiere più bello del mondo, che nessuno vuole più fare". La denuncia di Sala sopravvenne nel momento in cui il primo cittadino di Crema, Stefania Bonaldi, si prese un avviso di garanzia "per un bambino con due dita schiacciate nella porta di un asilo comunale". 

Più soldi ai sindaci e lo scudo penale a protezione: tutto okay, com'è sulla carta nei desideri della maggior parte della classe politica. Un desiderio – sostengono però in molti – più che una certezza. La dicotomia è spiegabile col clima che si respira in Senato. Soprattutto quello che si respirerà a settembre, alla vigilia di un voto in 1.000  Comuni, con i partiti che vorranno ovviamente intestarsi la medaglietta sul petto. La solita canzone: visto come siamo stati bravi, senza di noi non sarebbe successo, i sindaci italiani avrebbero continuato a vivere con stipendi da fame.

La Lega è impegnatissima infatti a non farsi scavalcare a sinistra dai dem. Già depositata una proposta di legge per "garantire maggiore supporto ai Comuni e adeguato compenso per gli amministratori locali". 

La questione che, per dirla con Luigi Zanda, "crea una situazione offensiva in cui il sindaco di una grande città guadagna quattromila euro netti al mese, e rischia forte sotto l'aspetto rischio penale: basta una firma sbagliata per finire nei guai". 

I quattro ddl, rappresentano per il capogroppo Pd al Senato, Simona Malpezzi, un qualcosa di "rivoluzionario, provano a restituire centralità e dignità alla figura dei sindaci, primi referenti politici dei cittadini". Quattro proposte sulla responsabilità penale e amministrativo-contabile dei sindaci sulle indennità, sui contributi previdenziali e sull'esercizio in forma associata di alcune funzioni. 

Il Partito Democratico la prende un tantino più alla larga. "Il Pnrr prevede centocinquanta linee di intervento e migliaia di progetti da realizzare con un rigido crono programma e il ruolo dei sindaci sarà decisivo". Sarà sanato il vulnus retribuzioni che oggi scoraggia molti a candidarsi a sindaco. Un problema vero sollevato dal sindaco di Bari, Antonio Decaro, anche nella sua qualità di presidente dell'Anci. Un firmatorio di uno dei ddl del Pd, Eugenio Comincini, già sindaco di Cernusco sul Naviglio, cittadina di 35mila abitanti, prendeva 2.187 euro netti al mese. La legge Zanda, una delle quattro proposte, punta a far lievitare le indennità, agganciandole a quelle di governatori e consiglieri regionali. 

L'obiettivo è di far guadagnare settemila euro netti al mese a chi guida Roma, Milano, Napoli e le grandi città. Mille euro in meno, quindi seimila, ai sindaci di città più piccole. E via a scalare. L'operazione costerebbe centocinquanta milioni di euro nel 2021 per i sindaci dei quasi ottomila comuni italiani. 

La riforma dei dem è finalizzata alla responsabilità penale ed erariale dei sindaci. Mira a limitarne l'imputabilità per i reati di abuso d'ufficio ed omissione impropria, legandoli alle competenze espressamente attribuite ai sindaci. La responsabilità verrebbe circoscritta ai soli casi di dolo e all'aspetto amministrativo-contabile. Come previsto in via transitoria dal Decreto Semplificazioni. 

I disegni di legge verranno incardinati nella Commissione Affari costituzionali del Senato. Tutti si dicono d'accordo sui principi, come per la legge contro l'omofobia. Sarà poi comunque curioso scoprire se i ddl sull'accrescimento degli stipendi ai sindaci e sulla linitazione dell'imputabilità per i reati di abuso d'ufficio e omissione impropria avranno maggiore e migliore fortuna rispetto al Ddl Zan. Quindi, una scommessa o che cosa?