C’è un dato che emerge dagli splendidi risultati ottenuti dagli atleti italiani nelle Olimpiadi di Tokyo. Abbiamo battuto il record delle medaglie vinte, ben 40, molte delle quali ottenute in specialità, penso all’atletica, che in passato, salvo qualche eccezione tipo Berruti e Mennea, è stata sempre avara di podi, mentre adesso ha regalato ai tifosi una grande soddisfazione.

Vi è poi un secondo aspetto che potrebbe – e sarebbe ora – prevalere o quanto meno avere il medesimo score. Mi riferisco alla nutrita presenza di atleti e atlete di colore, testimonianza di una avvenuta integrazione, di una armonia e di una profonda intesa. Un’intesa che passa anche per uno straordinario processo di distribuzione geografica delle medaglie vinte. Queste Olimpiadi e i successi ottenuti ci dicono che accanto alle vincitrici e ai vincitori delle medaglie si è costituita l’immagine e la concretezza di un fenomeno che ormai caratterizza da anni il nostro Paese: la sua trasformazione in nazione multietnica.

Sono stati in molti – tra i giornalisti e gli autori degli editoriali – a sottolineare il processo di integrazione che si è palesemente visto dalla nutrita presenza non solo di atleti multietnici, ma anche di non pochi allenatori e preparatori. Non sono stati molti i commenti che hanno messo in risalto analisi sul fenomeno crescente di una società che, anche e soprattutto nello sport, mostra evidenti aspetti di un mondo che cambia ad una forte velocità dei processi multietnici.

D’altronde, non poteva essere diversamente, non poteva il fenomeno della presenza di atleti di colore essere dissociato da una seria analisi del fenomeno dell’enorme quantità di immigrati che, a partire dalla metà degli anni 90, si è nel nostro Paese moltiplicata in modo esponenziale. Ma proprio per questo bisogna prendere atto che l’Italia sta progressivamente diventando una realtà multietnica. Siamo dinanzi al medesimo processo che coinvolse nei decenni passati le maggiori nazioni europee ed extraeuropee. Un numero consistente di medaglie vinte dall’Italia sono state appannaggio di atleti e atlete di colore provenienti da famiglie immigrate.

Bisogna trovare allora, dal punto di vista sociale e giuridico, una soluzione che faccia appello non solo a interventi legislativi ma anche a una partecipazione dei migranti ad un approfondimento della nostra cultura giuridica, sociale, multietnica. Ma tutto ciò ha bisogno di una lotta consapevole che sappia estirpare la mala erba dell’odio razziale. Bisogna che nell’opinione pubblica prevalga sempre più la consapevolezza della giusta e corretta accoglienza, che sappia contestare radicalmente coloro che sono contrari allo spirito di coesione e di giusta regolamentazione dei processi migratori.

GIUSEPPE CACCIATORE