In vista delle future pandemie è caccia al super-farmaco per combattere tutti i coronavirus, efficace sempre, indipendentemente dalle varianti. A fare un passo avanti in questa direzione è un gruppo di ricercatori americani guidato da Karla Satchell, docente di Immunologia alla Feinberg School of Medicine della Northwestern University di Chicago. Il team, come scrive Repubblica, ha scoperto una molecola che è comune a tutti i coronavirus e ne protegge il genoma: potrebbe essere proprio lei il bersaglio della terapia universale.

Si tratta della proteina Nsp16, che è presente in tutti i coronavirus. Sulle pagine di Repubblica, la scienziata a capo del team spiega:

"Questa proteina è così importante per i vari coronavirus che viene conservata così come è. Questo, unito alla sua capacità di ingannare il sistema immunitario, la rende un ottimo bersaglio per un farmaco universale contro i coronavirus, che quindi non avrebbe impatto solo sulla pandemia corrente, ma anche su quelle future legate ai coronavirus".

Per neutralizzare la proteina Nsp16, sottolineano gli scienziati, serve un farmaco e non un vaccino perché:

"Con i vaccini vuoi istruire gli anticorpi a prendere di mira delle particelle sulla superficie dei virus. Ma le proteine come Nsp16, che vengono usate dal virus per moltiplicarsi, non si trovano esposte sulla superficie, e quindi gli anticorpi non le vedono".

La proteina Nsp16 ha un ruolo fondamentale nelle prime fasi dell'infezione perché "nasconde" il virus al sistema immunitario e gli permette di proliferare. Per questo motivo, afferma Satchell, bisognerebbe assumere il farmaco il prima possibile, dopo contatto con persona positiva al Covid o quando si avvertono i primi sintomi. In fase più avanzata di infezione, il farmaco non rivelerebbe la medesima utilità.

Per la scienziata alla guida del gruppo americano andare avanti con questa ricerca è fondamentale in vista delle future pandemie, che potrebbero essere causate da qualche altro coronavirus. La prossima, suggerisce Karla Satchell, potrebbe esplodere intorno al 2028 ma si tratta solo di un'ipotesi, formulata guardando alla successione delle epidemie di Sars, Mers e dell'attuale Sars-CoV 2, che sono separate da circa 7 anni. L'immunologa spiega:

"Questo ovviamente non vuole dire molto, perché la prossima pandemia potrebbe verificarsi tra due anni o tra dieci".

Oggi il mondo della ricerca si sta concentrando anche su un vaccino universale, che possa colpire determinate zone della proteina spike, come quelle (corrispondenti a circa il 78% della proteina) che hanno in comune il virus Sars e il Sars-CoV 2.