Una nuova ondata di profughi afghani sta per arrivare in Europa. Prepariamoci. Una ondata biblica che spaventa. L’Afghanistan è caduto in sei settimane, Kabul è precipitata come una foglia morta. Il Paese, tradito dall’Occidente imbelle, è diventato il santuario della Jihad, della guerra santa agli infedeli. Cioè noi. La resa ci costerà. Quanto? Il conto non tarderà a presentarsi. E, temiamo, sarà salato.

L’Islam terrorista minaccia il mondo. I tagliagole hanno fretta. Il Mullah Abdul Baradarfondatore del 1994 del movimento talebano insieme al defunto Mullah Omar ( di cui ha sposato la sorella ) già comanda a tutto campo. È una figura ambigua. Ha doti militari e politiche. Un osso duro. Gli afghani lo sanno e scappano. Centomila sono già in Turchia, pronti per infilare la rotta balcanica, decine di migliaia sono arrivati in Iran. Si calcola un esodo vicino ai due milioni. Se l’Europa non prepara “ corridoi umanitari “ e vigila sul desiderio di vendetta del gruppo jihadista, avremo guai seri. Ma, per favore, smettiamola col paragonare l’epilogo in Vietnam con quello afghano. Sono due film diversi. In Vietnam c’era uno straccio di accordo di pace: Kissinger e il rivoluzionario comunista Le Duc Tho non a caso sono stati premiati con il Nobel. E lo sgombero americano non avvenne in due settimane; dopo quell’accordo di pace sono passati anni.

Diciamola tutta: Saigon è stata conquistata dai regolari nordvietnamiti a seguito di una innegabile quanto inevitabile sconfitta militare. Kabul invece è caduta in mano a bande di fanatici in “stracci e Kalashnikov“ ( copyright Cesare De Carlo ). C’è una bella differenza. Senza contare che di ondate di fuggiaschi dal Vietnam noi non abbiamo registrato. Troppo distante. Inoltre, i comunisti si accontentavano di mandare quelli del Sud nei campi di rieducazione, si moriva anche lì ma non subito. I talebani ammazzano una donna perché ha i pantaloni corti.

Tre le grandi ondate che l’Italia ha avuto negli ultimi trent’anni. Tre ondate che si sono radicate nella nostra memoria collettiva e dalle quali abbiamo imparato poco e litigato molto. La fuga degli albanesi, il dramma siriano, i rifugiati libici. Ricordate la nave albanese “Vlora“ quando l’otto agosto 1991 arrivò nel porto di Bari carica di 20.000 persone – uomini, donne, bambini – in fuga dopo il crollo del comunismo? Invasione senza precedenti, choccante, disumana. Il dramma siriano è iniziato nel 2011 ed è ancora in corso. Più di 5 milioni di persone sono arrivate in Europa. I migliori se li sono tenuti in Germania, a noi hanno lasciato quelli dal cuore delle tenebre. Dieci anni fa è caduto Gheddafi, gli sfollati sono mezzo milione, la regione è instabile e si è trasformata in un gigantesco “hub“ da dove passa di tutto e i trafficanti gaglioffi vanno a nozze. È tornata la paura del terrorismo. La nuova emergenza profughi sta dividendo ancor più l’Europa che è tenuta a suddividersi le quote di rifugiati afghani in fuga dalla guerra. Lo impone la Convenzione di Ginevra del 1951.

Questa tragedia dell’Afghanistan non va sottovalutata. Si rischia un disastro umanitario per il Vecchio Continente. Abbiamo già fatto una frittata vigliacca. Ora è tempo di rimediare. E risarcire. L’orologio della storia deve ripartire.

DALLA REDAZIONE