Le donne afghane sono da premio Nobel. Poche storie. Quello che stanno combinando è sotto gli occhi  – ammirati, increduli, commossi – di mezzo mondo. Un mix di amore, speranza, coraggio, ribellione; un mix esplosivo e pedagogico. Una lezione per tutto il pianeta.

Mentre gli uomini fuggivano al primo stormir di fronde, le donne sono andate all'areoporto (sequestrato e presidiato dai Marines americani ) ed hanno " lanciato ", ai soldati, oltre il filo spinato, i loro figli per sottrarli ad un destino crudele. Per portarli via dall'inferno talebani. Poi sono andate in piazza, a viso scoperto, a contestare il regime del terrore.

Non paghe,  hanno avviato un tam tam in tutto l'Afghanistan per organizzare la resistenza. Non si rassegnano.

Queste donne ricordano le madri ebree finite nel mirino dei nazisti. Stesso coraggio stesse scelte. C'era chi abbandonava i figli nei conventi, presso famiglie coraggiose. E c'erano madri già catturate che "gettavano" i loro piccoli dal treno della deportazione che andava dritto nei lager. Aspettavano che il convoglio rallentasse un po' e poi il " lancio" del figlio (a volte era un neonato) verso un destino cieco.

Lo so, i paragoni zoppicano spesso, ci sono eventi che non possono essere accostati. Ma  c'è un filo rosso che lega le madri ebree e le mamme afghane: la disperazione davanti al male assoluto. La speranza che ai figli non succeda quello che accadrà  loro, tornare in quel mondo buio che si vede solo dalla grata del burka.

Il Nobel alle donne ha tre precedenti significativi, tre donne che hanno lottato per un mondo migliore, per i diritti civili, per l'emancipazione femminile. Le ricordiamo: la keniota Wangari Muta Maathaai (2004), la yemenita Tawakkul Karma  (2011) e la pakistana Malala Yousafzai (2014). Tre donne di notevole spessore.

Wangari è stata la prima donna africana a ricevere l'onorificenza.

Tawakkul (figlia del leader dei Fratelli Musulmani) è stata la prima a togliersi il "niqab" (velo semi-integrale) alla conferenza  sui diritti umani del 2004. Esortando "le altre donne e le attiviste a levarselo". Vive a Istanbul. 

Malala è stata la più giovane vincitrice del Nobel per la pace. Ha lottato per l'affermazione dei diritti civili e per il diritto alla istruzione bandito da un editto dei talebani. Le donne afghane non sono affatto diverse da loro tre. Anzi.