La Libertà, quella che è un dono di Dio, non ha limiti. Ne hanno fruito anche Lucifero, Adamo, Maometto, Lenin, Hitler e Stalin. Nel consorzio umano, invece, la libertà non può essere illimitata. La libertà di ciascuno, infatti, trova un limite nella libertà degli altri. Se così non fosse, le leggi non avrebbero senso. In effetti le leggi funzionano se vengono fatte rispettare. Questo è il motivo per cui esistono, in Italia come altrove, le varie forze di polizia, i loro comandi, i questori e, al vertice, il ministro dell’Interno. Può accadere anche che l’imposizione del rispetto delle norme appaia ridicola: ciò accade quando il contravventore non fa male a nessuno e nemmeno crea un pericolo. Volete degli esempi? Il vecchietto nostrano, colto da un elicottero durante il lockdown mentre, solo solo, si godeva l’aria di mare. O, magari, la ragazza italo marocchina sbattuta in galera e ivi tenuta un paio di mesi per un post di due anni fa in cui, blasfemi, s’invitava “a bere un whiskey nel nome del tuo Signore, puro, non mescolato con la Pepsi”.

Io, anche se non mescolerei mai whiskey e cola, sono per la libertà di pensiero, benché, da qualche tempo, questa libertà sembri in grande pericolo anche nei paesi non musulmani né comunisti. Vi starete chiedendo, amici lettori, dove voglio arrivare. Questo mi pare abbastanza ovvio, al ministro Lamorgese. Al contrario di Speranza, che sta sempre fra i piedi e non combina mai nulla di buono, questa “esperta” gradita a Mattarella appare molto di rado e mai quando si avrebbe bisogno di lei. Potreste obiettare che, a parte Speranza, ci sono altri ministri imperfetti, come ad esempio Di Maio che ci rappresenta nel mondo. Eh, no! L’attuale ministro degli esteri proviene dal commercio di bibite e può anche godersi al mare il Ferragosto mentre il mondo crolla, ma un “tecnico” no! Io non ho parlato di questa signora mentre i migranti a migliaia sbarcavano da noi, portando malattie, droghe e violenza; non l’ho fatto quando la televisione mi ha mostrato gruppi di spacciatori operanti liberamente sotto le caserme delle forze dell’ordine, ma dopo il rave party di questa settimana (e non è il primo) non posso più tacere.

Non mi obiettate che sono le forze dell’ordine a non funzionare. Piscis a capite fetit, dicevano i latini, e noi, qui a Napoli, continuiamo a dire che ‘o pésce fète dâ capa. Le forze dell’ordine obbediscono agli ordini, anche se personalmente non li gradiscono, e spetta al ministro impartire loro le direttive. Quello che sta succedendo in Afghanistan non è colpa dei soldati americani ormai quasi tutti rimpatriati, ma del comandante in capo Joe Biden e dei suoi più stretti collaboratori. Quello che succede in Italia non è colpa di carabinieri e poliziotti, i quali, al contrario, cadono sul campo o sono perseguitati dal magistrato se fanno il loro dovere, ma di Luciana Lamorgese e dei suoi, che non danno le necessarie disposizioni. Questo rave party, largamente preannunziato (non guardano i social al ministero?) non si doveva fare o, quanto meno, non si doveva fare così. Proprietà private devastate, pecore uccise, droga a fiumi e natura offesa dalle montagne di rifiuti: è forse questo un innocuo esercizio di libertà?

No, ci sono un mucchio di reati. Pensate che i magistrati, quelli che incriminano il tutore della legge quando spara al suo aggressore e il commerciante che reagisce alla rapina, dovrebbero proprio indagare a fondo per identificare quelli che, prima sul web e poi sul posto, hanno organizzato questo sconcio. Mi rendo conto che non è facile, perché le forze dell’ordine non hanno fatto niente e anzi, alla denunzia del proprietario di un fondo devastato, hanno detto che “non potevano far niente”. Una risposta strana, che potrebbe significare anche ordini superiori di lasciar correre. Sono curioso di sapere cosa risponderà Luciana alle interrogazioni parlamentari. Ma, in passato, ministri si sono dimessi per molto meno.

PIETRO LIGNOLA