Gente d'Italia

Il Napoli a Genova col falso centravanti

 

 

di Mimmo Carratelli
Nel campionato più impoverito del mondo, che per tre anni ha pagato 60 milioni lordi a stagione l’ex calciatore più popolare del pianeta, si gioca a Marassi nel tardo pomeriggio Genoa-Napoli, un derby fra nuovi poveri. 
Il club di Preziosi, con le casse in rosso, è in vendita a un fondo americano. Preziosi cederà il Genoa dopo 18 anni, la stessa età della presidenza De Laurentiis che però resiste. 
Il Napoli, a sua volta, vede all’orizzonte un buco di 50 milioni dopo due stagioni chiuse in passivo. Al di là di problemi tattici e di mercato, è questo il disagio maggiore al quale devono sopravvivere Ballardini e Spalletti senza nulla a pretendere. 
A Marassi, dopo lo schiaffo ad Heymans, non ci sarà Osimhen. Al Napoli mancherà l’aria del gol. Spalletti inventa il centravanti-ombra e assegna il ruolo a Insigne. Mancherà anche Zielinski. E Ounas è in partenza per Marsiglia dove farà compagnia a Milik. 
Il Genoa è stato squassato dall’Inter nella prima uscita, pagando un pesante pedaggio a Milano (quattro gol, Sirigu in porta, non il peggiore). 
Il Napoli ha steso il Venezia, neopromosso di incerte speranze, ed è stato definito “eroico” avendo giocato in inferiorità numerica (Osimhen espulso dopo una ventina di minuti). 
L’eroismo azzurro è stato premiato da un avversario che non s’è capito bene per che cosa giochi, un po’ di densità in difesa e una manovra a giro che gira su se stessa (Meret ha fatto zero parate). Cinque giorni dopo, Udinese-Venezia 3-0. 
Il Genoa, più esperto e cosciente di battersi per non retrocedere, porrà qualche problema in più al Napoli privo dell’ariete nigeriano. 
Avrà più grinta del Venezia e giocatori di lungo corso che possono imbastire un match di forte disturbo agli azzurri. Il vecchio Pandev (38 anni) è un’insidia palese. 
In arrivo a Marassi Maksimovic, svincolato dal Napoli, l’attaccante olandese dell’Atalanta Lammers, il centravanti Caicedo dalla Lazio. Il Genoa si muove per non affondare. A Napoli è arrivato Juan Jesus in un religioso silenzio. 
C’è un confortante ottimismo sul Napoli, sempre nel giro delle “sette sorelle” e spinto da Spalletti a superare le rilassatezze degli ultimi due campionati che sono costate la Champions. Osservatori attenti scrivono che si vede già la mano di Spalletti (più evidente quella di Osimhen). 
Il Napoli con Spalletti è destinato a superare finalmente gli esami di maturità. Cancellata l’angoscia che ispirava Gattuso. Spalletti sorride e, come il famoso formaggio, Spalletti vuol dire fiducia. 
Allenatore di ricca e saggia cultura contadina, proprietario di poderi, aziende vinicole e agriturismo sulle colline toscane, dispensa serenità agreste e l’alto fascino di perfetto uomo di mondo (non solo il mondo del calcio). 
Domenica ha reagito all’inferiorità numerica togliendosi la giacca, niente di più. Il Napoli si è tranquillizzato non avendo più un ossesso a perseguitarlo dalla panchina e ha vinto sbagliando anche un rigore. 
A Marassi è in ballo la controprova di un Napoli contadino che sappia ben seminare e usare la vanga. Le qualità e le lacune sono note. 
Spalletti seguiva il Napoli già da gennaio, quando AdL voleva cacciare anticipatamente Gattuso (Verona-Napoli 3-1), e non è per niente sorpreso dalle une e dalle altre. 
Non avendo centrocampisti di ruolo, almeno un play e un interditore, inventa un Napoli camaleontico di svariate tattiche (4-3-3, 4-2-3-1, 4-1-4-1) per camuffare le mancanze. Ha autorità e graziosa disposizione al convincimento per obbligare la squadra a credere, obbedire e combattere. 
Si prevede un Genoa battagliero e perciò un match aspro. Il Napoli non può sottrarsi alla lotta. Come è stato detto, è squadra eroica. 
Per vincere sono in programma gli spunti di Insigne e Lozano. Prima di arrivare a Sirigu, toccherà svincolarsi dal nutrito centrocampo genoano (3-5-2) che propone gente battagliera, Sturaro in testa, ma non scherzano Badelj ed Hernani. Il Napoli oppone gente di fantasia limitata (Fabian Ruiz), di fantasia frenetica (Elmas) e di bassa fantasia (Lobotka). 
Il modulo rossoblù raddoppia il controllo sulle corsie esterne per smontare le sovrapposizioni azzurre con le quali insisterà l’offensiva del Napoli in difficoltà al centro per l’assenza del suo frenetico centravanti di fisico eccellente. 
Ci sarà un piccoletto nel cuore della difesa ligure, ma svarierà per aprirla: è il falso nueve che, se dovesse funzionare, farà saltare gli argini genoani, come ai tempi di Mertens. 
La prevedibile inferiorità numerica a centrocampo solleciterà il Napoli al lancio lungo, il vero regista offensivo sarà Koulibaly dalle retrovie. Ridurre al minimo la costruzione dal basso. Tocchi di prima e dribbling da evitare. 
Per abbattere il Genoa ci vorranno guerrieri, non fringuelli. Col solito cuore oltre l’ostacolo.
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