DI MARCO FERRARI

Addio “Simpatica canaglia”: è morto ieri nella sua casa di Parigi all’età di 88 anni Jean-Paul Belmondo, anche lui figlio dell’emigrazione italiana. Il padre era uno scultore di buona fama, Paolo Raimondo, padre piemontese e madre siciliana. Sposatosi con Sarah Rainaud-Richard, una pittrice francese, la coppia ebbe Jean-Paul nel 1933. Lui amava la recitazione fin da piccolo, difatti si diplomò al secondo tentativo al Conservatoire national supérieur d'art dramatique, iniziando la carriera di attore in teatro, recitando classici quali “L'avaro di Molière” e “Cyrano de Bergerac” di Rostand. L'esordio cinematografico avviene invece nel 1956 con il cortometraggio “Molière” di Norbert Tildian. Nonostante abbia interpretato già pellicole di un certo rilievo - come “A doppia mandata” del 1959 di Claude Chabrol e “La ciociara” del 1960 di Vittorio De Sica - il film che lo consacra come uno dei maggiori attori francesi presso pubblico e critica è “Fino all'ultimo respiro” del 1960 di Jean-Luc Godard, che lo aveva già diretto precedentemente nel cortometraggio “Charlotte et son Jules”. Godard lo sceglie per la sua “faccia da schiaffi” rendendolo famoso in tutto il mondo. Diventa così il simbolo della “Nouvelle Vague”. Dopo il successo del film di Godard, Belmondo viene contattato da Claude Sautet per recitare accanto a Lino Ventura nel suo noir “Asfalto che scotta” (1960), una pellicola cult, molto apprezzata dalla critica dell’epoca per l'interpretazione seria e malinconica di Eric Stark che lo esalta come un attore di forte intensità drammatica. Nel suo momento magico Belmondo lavora in film di successo quali “Léon Morin, prete” (1961) e “Lo spione” (1962), entrambi di Jean-Pierre Melville, maestro indiscusso del noir francese, regista che tra l'altro era apparso in un cameo nel film “Fino all'ultimo respiro”, nelle vesti dello scrittore Parvulesco. Con Truffaut lavora in un altro capolavoro, “La mia droga si chiama Julie” (La Sirène du Mississipi). Nel 1963 Belmondo viene chiamato dal regista Renato Castellani per il suo “Mare matto”, dove interpreta brillantemente un marinaio livornese. Da allora l’attore si divise tra Francia e Italia diventando un colosso del cinema nelle due nazioni interpretando ben 80 pellicole. Dal 1965 il franco-italiano ha una svolta commerciale con “L'uomo di Rio” diventando un asso d’incassi in commedie e film d'azione fra cui “Borsalino” di Jacques Deray (1970) in coppia con Alain Delon e “Il clan dei marsigliesi” (1972). Torna alle origini drammatiche nel 1974 con il film “Stavinsky il grande truffatore” di Resnais, senza tuttavia riscuotere grande successo. Proprio in quel periodo sviluppa la sua abilità attoriale e fisica come controfigura nei film polizieschi. Negli anni '80 predilige il teatro, anche se nel 1989 riceve il Premio César come migliore attore protagonista per il film “Una vita non basta” di Claude Lelouch in cui interpreta il ruolo di Sam Lion. Nel 2001 un ictus lo allontana dai palcoscenici. Nel 2008, a 76 anni divorzia dalla moglie Natty Tardivel, di 32 anni più giovane, dopo 13 anni di vita insieme, più sei di matrimonio e una figlia, Stella. In Italia è diventato un’icona sia di film d’impegno che di commedie, diretto, da Alberto Lattuada, Vittorio De Sica e Renato Castellani accanto a Gina Lollobrigida, Claudia Cardinale, Sophia Loren e Stefania Sandrelli. Ebbe anche una relazione con l’attrice Laura Antonelli. Indimenticabile la sua interpretazione nel film “La ciociara” di Vittorio De Sica nel 1960. Dotato di grande carisma e grande fascino, passava per una sorta di Casanova che ha conquistato fisicamente e cinematograficamente tutto il genere femminile a livello mondiale. Purtroppo, l’attore francese attraverserà un momento terribile nella sua vita. Infatti, l’8 agosto 2001 viene colpito da un’ischemia cerebrale che lo terrà lontano dalle scene per otto anni. Tornato nel 2008 con il remake di “Umberto D.”, nel 2011 viene insignito del Leone d’Oro alla carriera a Venezia. Un attore straordinario, dalle grandi capacità interpretative, che ha sempre tenuto le scene con lucidità e naturalezza, oltre che con grande fascino. Era solito passare le vacanze a Cannes dove aveva trovato una grande consacrazione cinematografica nel principale festival europeo. Amava molto anche la riviera ligure. Sul set e nella vita era agile e scattante come una pantera. Diceva di sé stesso che aveva almeno sette vite diverse da vivere ma solo una parte era già stata consumata.