Antonio Mauricio Rodrigo Cravotto Schiavon (26 settembre 1893 - 14 ottobre 1962) è stato un rinomato architetto e urbanista uruguaiano, legato all'area professionale, accademica e culturale dell'Uruguay, ampiamente riconosciuto dai suoi contemporanei, sia a livello nazionale che internazionale. Le sue opere e i suoi scritti sono stati pubblicati su riviste specializzate in Uruguay, Argentina, Brasile e Spagna. I suoi genitori furono Anonio Cravotto e Angelina Schiavon, due emigrati italiani dal Veneto attorno al 1890 che si conobbero a Montevideo.

Ben informato sulle principali correnti di pensiero architettonico e urbano succedute in Europa e negli Stati Uniti contemporaneamente alla sua opera, lontano dal promuovere un'interpretazione acritica di quelle idee o aderire a qualcuna delle correnti dei modelli  urbanistici, ha cercato la propria sintesi nel riconoscimento della cultura, dell'economia e della geografia locali.

Nato a Montevideo il 26 settembre 1893, nel 1911 completò gli studi secondari nella Sezione di Istruzione Secondaria dell'Università, entrando alla Facoltà di Matematica nel 1912 per studiare Architettura. Fu un brillante studente ed ottenne la migliore media dei voti nella storia della Facoltà fino a quel momento, condecorato con la Medaglia d'Oro e l'esonero dalle tasse del titolo. Per i suoi "Appunti sulla prospettiva lineare e ombra" - poi utilizzati per anni come testo di studio - gli è stato conferito lo "Stimulus Award". Applicatissimo studente gli conferirono due "Missioni di studio", una per studiare la nuova architettura ospedaliera nella provincia di Buenos Aires e l'altra per indagare, con Enrique Durán Guani, l'architettura di Colonia del Sacramento. A sei mesi dalla laurea vinse il Primo Gran Premio della Facoltà, concorso tra laureati, copia del Gran Premio di Roma, con il suo progetto "Un Palazzo dei Congressi Internazionali".

Questa distinzione ha significato per lui una borsa di studio per viaggi di formazione per due anni all'estero e, insieme, gli è stata assegnata la "Borsa di studio diplomatica", che veniva assegnata annualmente al laureato con la media più alta della Facoltá di Architettura. Durante questo lungo viaggio di 3 anni, Antonio passó, fra l'altro per Roma, Torino e Milano, nonché varie capitali europee e molte cittá degli Stati Uniti.

Nel 1921, tornó a Montevideo e fu assistente del professore francese Joseph Paul Carré. Fu cosí che inizió una straordinaria carriera di insegnante per 30 anni.

Tra il 1921 e il 1940 fu professore a contratto di Composizione decorativa, tra il 1925 e il 1952 fu professore di Progetti di architettura e professore di assetto urbano e architettura del paesaggio. Nel 1936 creò l'Istituto di Urbanistica della Facoltà di Architettura e lo diresse fino al 1952.

Le sue prestazioni professionali comprendevano una qualificata produzione edilizia e la partecipazione, con pieno successo, a numerosi concorsi di architettura, raggiungendo nella maggior parte dei casi incarichi di massimo livello. Tra le sue opere più importanti ci sono il Padiglione uruguaiano per l'Esposizione Internazionale di Siviglia del 1929, il Club Canottieri di Montevideo del 1923, l'Edificio Frugoni del 1927, l'Hotel Rambla del 1931 e il più conosciuto di tutti, il Palazzo Municipale di Montevideo, gareggiato due volte, nel 1924. e in 1929, di cui accompagnò la costruzione come direttore dei lavori fino alla sua morte nel 1962. I suoi contributi più rilevanti sono stati  nell'area dell'urbanistica, dove diventó un punto di riferimento di tutta l'America Latina. Ha accompagnato la didattica diretta con un'intensa attività di ricerca e con una rilevante performance professionale. Dalla fine degli anni '20 sviluppò una teoria urbanistica generale per l'occupazione del territorio che lui stesso chiamò La Aldea Feliz. Con questo progetto inedito riuscì ad articolare tutto il suo pensiero. Raggiunse il suo momento di maturità negli anni '40, con il progetto per la città argentina di Mendoza del 1942, realizzato insieme a Juan Antonio Scasso, Fermin Bereterbide e Belgrano Blanco e pochi anni dopo, la proposta di Villa Humboldt, nel 1949, di fronte alla laguna della Represa del Rincón del Bonete. La teoria aveva un'impronta di carattere nostalgico, simbolico e monumentale. Rifiutava lo stile metropoli e si basava sulla tradizione della Città Giardino e di urbanisti come Leon Jaussely, Werner Hegemann e Camilo Sitte.

Legato alla cosiddetta "ideologia del villaggio", realizzò tutti i suoi piani urbanistici, la Bozza Preliminare del Piano Regolatore di Montevideo del 1930, la Proposta di Viale Atlantico elaborata tra il 1932 e il 1937, il Progetto del Centro Civico della Palazzo Municipale progettato tra il 1932 e il 1940, nel 1947 il progetto di urbanizzazione "El Reposo del Pinar" e nel 1948 il Centro Civico Portezuelo con il progetto del campo da golf. Nel 1949 fu la volta del progetto di urbanizzazione della penisola di Punta Ballena e nel 1960 il Pre-Piano per la città di Mercedes. Durante la sua lunga carriera, Mauricio Cravotto ha costruito numerosi legami con importanti architetti, urbanisti e critici. Durante il suo viaggio di studio nel 1918, a Parigi fu allievo dei professori Scneider, Poëte e Pirro alla Sorbona, e di Jaussely, alla Scuola di Belle Arti. A Roma ha visitato i principali monumenti storici per mano dei professori Batoli e Bucconi. Fu amico del gran Karl Brunner con cui mantenne un intenso contatto personale e per posta. Qualcosa di simile accadde con Alberto Sartoris che, colpito dall'opera urbanistica del Cravotto, ne parlò più volte nei suoi libri.

In Argentina lavoró soprattutto negli anni '30, conducendo, su richiesta dei suoi colleghi, un Cursillo e Mostra di Urbanistica all'Università di Buenos Aires. Nel 1935, rafforzó i legami con urbanisti di spicco come Carlos María Della Paolera e Fermin Beretervide. Ha persino mantenuto un contatto personale molto fluido con i membri del Cirpac argentino. In Brasile, nel 1937, a Rio de Janeiro, tenne una Conferenza ed Esposizione di opere degli studenti della Scuola di Architettura di Montevideo, venendo riconosciuto e premiato dall'Istituto degli Architetti del Brasile. L'insegnamento e il suo lavoro alla guida dell'Istituto di Urbanistica gli hanno permesso di incanalare innumerevoli contatti con architetti di tutta la regione che si sono recati a Montevideo dal Paraguay, dal Cile, dall'Argentina e dal Brasile. Tra loro ci sono i brasiliani Eduardo Paiva e Luiz Arthur Ubatuba Da Farías, che svilupperanno un'intensa attività nello Stato del Rio Grande do Sul. Dopo tre decenni di pieno vigore come principale professore e urbanista nel nostro ambiente, le circostanze politiche legate alla sanzione di un nuovo Piano degli studi ne determinarono le dimissioni dalla Facoltà di Architettura nel 1952.

La casa-studio Kalinen è una testimonianza attuale della vita e dell'opera di Mauricio e Antonio Cravotto, suo figlio, anche lui un grande architetto che morí nell'anno 2000. Due generazioni di architetti di particolare rilevanza per il contesto intellettuale, professionale ed educativo della cultura architettonica e urbana dell'Uruguay. La casa-studio fu costruita tra il 1931 e il 1932 da Mauricio Cravotto ed è oggi Monumento Storico Nazionale. L'attrezzatura fu completata tra il 1936 e il 1946, su progetto dello stesso Mauricio. La Fondazione Cravotto ha nella sua collezione tutta la documentazione che gli architetti hanno prodotto nella loro vita professionale nella stessa casa-studio, luogo in cui si è materializzata. Questo è possibile grazie alla donazione della moglie di Antonio Cravotto, Delma Isabel Menéndez Rigoli, anche lei di origine italiana, che vive tutt'oggi nella casa. Nello studio degli architetti e sotto la tutela della Fondazione, sono presenti scatole e cartelle con fotografie, relazioni, documenti, corrispondenza, disegni, progetti e materiale utilizzato nelle mostre, planimetrie con documenti e oltre 1200 fotografie del processo di costruzione del Palazzo Comunale di Montevideo con pacchi di planimetrie e fogli incorniciati.

Assieme ai grandi costruttori-ingegneri-architetti italiani come Andreoni, Veltroni, Bello e Reboratti, non possiamo dimenticare il marchio che ha lasciato la famiglia Cravotto.

STEFANO CASINI