Tutti i dolori del "giovane Conte". No, non è una battuta. Ma solo, si fa per dire, l'amara realtà che sembra connotare i rapporti sempre più tesi tra l'attuale leader del M5S e l'ex reggente grillino, già vicepremier e oggi ministro degli Esteri del governo Draghi, Luigi Di Maio. L'argomento, affrontato da IlGiornale.it e poi ripreso anche da Dagospia, è di quelli che merita la massima attenzione. Non fosse altro per il fatto che riguarda il futuro dell'ei fu primo partito d'Italia.

Partiamo dall'avvocato di Vulturara. In questi giorni, Conte è impegnato in prima persona nella campagna elettorale per le amministrative di ottobre. Di recente, l'ex premier è finito nel mirino di una discreta "fetta" della base pentastellata (oltre che della nutrita pattuglia di fuoriusciti) che, da Napoli, ha promosso un'azione legale contro di lui, contestandone l'elezione a leader. Insomma, dopo aver rinunciato a candidarsi alle suppletive nel collegio di Roma-Primavalle, consapevole che una batosta elettorale (annunciata dai sondaggi) avrebbe significato l'affossamento del suo progetto di rifondazione grillina, l’ex presidente del Consiglio si è ritrovato costretto a fare i conti con le prime, serie e reali contestazioni mosse al suo operato da quella parte di Movimento rimasta delusa dal suo approdo al timone dei 5Stelle.

Tuttavia il vero suo incubo si chiama Di Maio. Il ministro degli Esteri, secondo quanto trapelato, starebbe lavorando, in gran segreto, per estromettere Conte dalla "trattativa vera" per l'elezione del futuro capo dello Stato. Questo perché i loro obiettivi non sarebbero gli stessi. Il professore sarebbe, infatti, orientato alla soluzione Draghi al Colle. Opzione su cui si è creato l'asse con Letta e Bettini: una mossa che anticiperebbe, però, il ritorno al voto, cosa non del tutto sgradita da Conte il quale, pur consapevole di una probabile sconfitta, si libererebbe di una buona parte di “contrari”, potendo così costruire un Movimento a sua immagine e somiglianza. Di Maio, all’opposto, non è d'accordo e gradirebbe come prima scelta il bis di Mattarella al Quirinale, con Draghi a palazzo Chigi provando a ricostruire il feeling con Salvini (senza disdegnare approcci con Franceschini e Renzi). Chi la spunterà tra i due?