di Matteo Forciniti

Con il referendum sull’eutanasia si sta inaugurando un nuovo metodo di partecipazione dei cittadini grazie all’introduzione della firma digitale.

Una possibilità, questa, che dopo una lunga battaglia politico-giudiziaria è stata recentemente riconosciuta da un emendamento della commissioni Affari costituzionali e Ambiente: per sottoscrivere i referendum e le proposte di legge di iniziativa popolare la raccolta firme adesso può essere fatta anche online tramite identità digitale (Spid) e carta d’identità elettronica.

Per l’associazione Luca Coscioni e i promotori dell’eutanasia legale si tratta di una conquista storica e di una vittoria della democrazia che ovviamente potrebbe avere importanti conseguenze anche sugli italiani all’estero: il loro coinvolgimento diventa così molto più facile rispetto al passato. Basterà restare comodamente nei propri paesi di residenza, superare le difficoltà burocratiche necessarie per ottenere l’identità digitale e così si potrà dare il proprio contributo con una firma per esercitare davvero una forma di democrazia partecipativa nonostante la distanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Al di là delle posizioni di ognuno di noi sull’eutanasia, questo referendum che ha già raccolto più di 850mila firme qualcosa di buono lo ha portato per favorire la partecipazione dei milioni di italiani che vivono fuori dai confini nazionali. Quando si parla di italiani all’estero, tuttavia, si nasconde sempre dietro l’altra faccia della medaglia. Come da consuetudine ci sono più ombre che luci.

Il paragone è assolutamente evidente con le imminenti elezioni dei Comites, gli organismi di rappresentanza dei cittadini sui territori che da tempo soffrono un costante abbandono e sono rimasti ormai privi di qualsiasi legittimazione. Paradossalmente, gli italiani all’estero possono sottoscrivere con la firma digitale il referendum per avere l’eutanasia legale in Italia ma non possono utilizzare lo stesso metodo innovativo per appoggiare la presentazione di una lista per il Comites localePerché questa disparità di trattamento? In un paese come l’Uruguay con una popolazione italiana superiore a cinquantamila persone per presentare una lista c’è bisogno di cento firme -un numero che è stato dimezzato rispetto al passato- ma proprio in questi giorni si stanno verificando alcune difficoltà dovute alla distanza per chi vive nell’interno.

Nonostante le tantissime criticità espresse dal Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) tra pandemia e risorse economiche insufficienti, le elezioni dei Comites  sono state indette per il 3 dicembre del 2021 con una caratteristica molto discussa: l’opzione inversa. Per poter votare bisognerà fare richiesta al proprio consolato entro il 3 novembre 2021 per ricevere il plico a casa. Con questo metodo la partecipazione alle ultime elezioni dei Comites nel 2015 è stato di un misero 4%. Questa volta il fallimento sarà ancora più grave? La firma digitale non potrà fare certo miracoli ma rappresenta comunque un progresso, un segnale di innovazione. E allora perché non sfruttare gli strumenti tecnologici anche per favorire il processo di elezioni dei propri rappresentanti locali?