Fratelli d’Italia cresce ulteriormente (+0,4) e consolida il suo vantaggio sulla Lega, dopo il recente sorpasso. Il partito di Matteo Salvini invece scende, per la prima volta dopo quasi tre anni e mezzo, sotto il 20%. Come la Lega, anche il Partito Democratico perde quasi mezzo punto (-0,4) e ri-scende al di sotto del 19%.

Meno contenute (e probabilmente dovute a oscillazione statistica) le variazioni relative al Movimento 5 Stelle (+0,2) e Forza Italia (-0,2), nonché agli altri partiti minori, da Azione (3,6%) in giù. Come spesso avviene, le variazioni a livello di singoli partiti possono contare fino a un certo punto, mentre quelle che riguardano le aggregazioni sono più significative.

Così, ad esempio, scopriamo che la somma dei partiti che sostengono il Governo Draghi tocca oggi il suo “minimo” storico, anche se si tratta pur sempre di un dato elevatissimo (72,5%) per una maggioranza parlamentare, molto superiore a quella delle precedenti maggioranze di questa legislatura.

La crescita di FDI (molto più efficace di Sinistra Italiana nel catalizzare i consensi di chi si oppone all’esecutivo) si spiega in effetti con “l’affollamento” delle tante forze politiche eterogenee che sostengono il Governo, che – impegnate come sono a discutere intorno ai provvedimenti dell’esecutivo che sostengono – si ritrovano incapaci di accrescere il proprio consenso.

Le discussioni dell’ultimo periodo riguardano in particolare l’applicazione del Green Pass, che dal 1° settembre è divenuto obbligatorio per utilizzare i mezzi di trasporto a lunga percorrenza, e che da oggi sarà obbligatorio anche per molte categorie di lavoratori.

Nonostante le forti polemiche che hanno accompagnato la decisione dell’esecutivo, e che sono sfociate in una spaccatura al momento del voto in Parlamento quasi il 75% degli italiani si dimostra, secondo SWG, favorevole a questa misura. Disaggregando il dato per elettorati, scopriamo come gli elettori del Partito Democratico e di Forza Italia siano quelli maggiormente convinti della bontà del Green Pass obbligatorio (rispettivamente al 95% e al 91%), ben distanti dai dati registrati dagli elettorati di Lega (71%), Fratelli d’Italia (73,5%) e M5S (82,7%).

Anche Euromedia mostra numeri simili, mostrando però un atteggiamo ancora più cauto da parte degli elettori di 5 Stelle (73%) e Fratelli d’Italia (67%). Questi ultimi, secondo EMG, sono addirittura favorevoli “solo” al 56%. Da segnalare, sempre secondo Euromedia, anche la presenza di un ulteriore cleavage rispetto a quello legato all’orientamento politico, e che riguarda la distinzione fra i vaccinati e i non vaccinati: fra i primi, il Green Pass è condiviso da oltre il 90% degli intervistati, mentre fra coloro che non vogliono vaccinarsi i contrari arrivano all’89,3%.

Il 63% degli italiani è favorevole a rendere obbligatorio il vaccino anti Covid-19, mentre il 23% è contrario. I favorevoli sono più dei contrari negli elettorati di tutti e 4 i partiti principali.

Restando in tema, dati molto simili a quelli sul Green Pass emergono dalle indagini relative a un ipotetico obbligo vaccinale. Secondo le indagini di SWG e EMG, questa misura sarebbe fortemente sostenuta dagli elettori di PD e Forza Italia (con oltre l’80-90%), un po’ meno da quelli della Lega (63%) e risulterebbe decisamente più divisivo per gli elettori di FDI (52%), tra i quali la quota di contrari è superiore al 30%. Nel complesso, per entrambi gli istituti, come pure per Ipsos, la misura registrerebbe un gradimento lievemente inferiore al Green Pass, venendo condivisa da più di 6 italiani su 10 (63% per SWG, 64% per EMG e 65% per Ipsos).

Nonostante la risolutezza del premier Draghi (che ha sin qui mostrato di interessarsi ben poco alle polemiche tra i partiti che sostengono il suo Governo), c’è da aspettarsi che il clima resti “effervescente” ancora per un bel po’ di settimane. Il motivo, come spesso avviene nel nostro Paese, è che siamo ormai vicini a un’importante scadenza elettorale: quella del 3 e 4 ottobre, in cui andranno al voto oltre 1.200 comuni (tra cui molte delle principali città, a cominciare da Roma) e una regione (Calabria).

È accaduto molte volte che delle elezioni locali avessero degli effetti dirompenti sugli equilibri politici, e stavolta potrebbe verificarsi la stessa cosa. Il motivo è semplice: nonostante sul piano nazionale – come abbiamo visto – il centrodestra sia di gran lunga la coalizione sulla carta più forte, secondo i sondaggi potrebbe non eleggere alcun sindaco nelle 5 principali città italiane.

Secondo le rilevazioni sin qui effettuate, infatti, solo a Roma il candidato di centrodestra (Michetti) è in vantaggio al primo turno, ma questo vuol dire poco. Nella Capitale, infatti, la situazione è estremamente incerta, e sono ben 4 i candidati che aspirano ad arrivare al ballottaggio: tra questi, Michetti è il primo, ma con poco più del 30% dei consensi rischia di essere sconfitto se al secondo turno dovesse incontrare gli ex ministri (entrambi europarlamentari PD) Roberto Gualtieri (candidato del centrosinistra) o Carlo Calenda (che si presenta come civico); se invece al ballottaggio ci arrivasse la sindaca uscente Virginia Raggi (M5S) la partita sarebbe comunque molto incerta.

Nelle altre città, il centrodestra si trova quasi ovunque a inseguire: a Milano, dove l’uscente Beppe Sala è il favorito; a Napoli, dove l’ex pm Catello Maresca è in forte ritardo rispetto a Gaetano Manfredi; e a Bologna, dove il candidato del PD Matteo Lepore dovrebbe vincere addirittura al primo turno. L’unica situazione un po’ più favorevole al centrodestra è a Torino, dove Paolo Damilano è in vantaggio su Lo Russo (centrosinistra), con buone chance di vincere al ballottaggio (soprattutto se il M5S non si schiererà apertamente per Lo Russo).

Per le Regionali in Calabria, dove il voto è a turno unico, dovrebbero esserci poche sorprese: il favorito è Roberto Occhiuto (centrodestra), che secondo i sondaggi del consorzio Opinio potrebbe superare il 40%. Non essendoci il ballottaggio, ci sono poche speranze per un centrosinistra che è diviso addirittura in 3 candidati: Amalia Bruni (sostenuta da PD e M5S) che secondo il sondaggio non arriverebbe al 30%, l’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris (tra il 15 e il 20%) e l’ex governatore PD Mario Oliverio (circa 10%), tornato in pista dopo le assoluzioni dalle accuse di corruzione che ne avevano causato le dimissioni nel 2019. sondaggipoliticoelettorali.it.