di Chiara Caprio

Le foreste del Brasile sono tornate a bruciare. C’è una regione, in particolare, che in questo momento soffre più delle altre ed è quella del Pantanal, la più estesa pianura alluvionale del pianeta. Solo nel 2020, il 29% della sua superficie è stata distrutta da incendi appiccati quasi del tutto in maniera illegale. Di fronte alla scomparsa di un’area pari a 6 milioni di campi da calcio, e alla minaccia che questo rappresenta per l’estinzione di massa dell’ecosistema che la popola, la domanda che ci si potrebbe porre è: cosa spinge ad appiccare incendi di simili dimensioni e con conseguenze così gravi per l’ambiente?

Il team investigativo di Animal Equality si è recato nella regione del Mato Grosso per indagare sugli incendi nelle foreste del Pantanal e nella savana del Cerrado, raccogliendo interviste e testimonianze di coloro che sono in prima linea nella battaglia contro la deforestazione. Il video reportage - narrato per l’edizione italiana dalla cantautrice Giorgia - frutto di questa ricerca rivela che gli allevatori di bestiame appiccano illegalmente incendi per ricavare terreni da destinare all’allevamento di bovini da carne e per piantagioni di soia, la maggior parte della quale viene esportata per essere utilizzata come mangime per gli animali negli allevamenti di tutto il mondo.wser.

Di fronte al risultato della ricerca condotta in Brasile e alle testimonianze di agricoltori e vigili del fuoco impegnati nel contrasto alla deforestazione, le domande aumentano: cosa rende possibile appiccare questi incendi e perché gli allevatori sono spinti a incendiare terreni di loro proprietà o foreste native invadendo i terreni statali?

Per rispondere a queste domande, occorre considerare alcuni dati. Il Brasile è il più grande esportatore al mondo di carne bovina. Nel 2020, le esportazioni di carne bovina hanno registrato un record di 2.016 milioni di tonnellate, in aumento dell′8% rispetto all’anno precedente in ulteriore crescita anche nel 2021 secondo quanto riportato dall’Italian Trade Agency. La Segreteria del Commercio Estero (Secex) riporta che i ricavi delle spedizioni di prodotti freschi e lavorati provenienti da Brasile nel 2020 sono aumentati dell′11%, raggiungendo gli 8,4 miliardi di dollari.

Se il volume di affari è enorme, tuttavia secondo una ricerca di MapBiomas, il 99,8% della deforestazione in Brasile lo scorso anno ha mostrato segni di attività illegale. Gli allevamenti intensivi e i macelli industriali sono inoltre responsabili di oltre l′80% della deforestazione del suo territorio e si stima che il 98% di questi incendi sia stato appiccato da allevatori di bestiame per disboscare le foreste.

Il WWF afferma che un quinto (17%) della carne bovina importata in Unione europea dal Brasile è legato alla deforestazione illegale. L’Italia, con oltre 1 milione di tonnellate, è il primo importatore europeo di carne bovina dal BrasileQuesto significa che il nostro Paese, secondo i calcoli di Etifor, ha indotto in media una deforestazione associata al consumo di carne compresa fra i 5.900 e gli 11.153 ettari all’anno.

Inoltre, secondo lo studio The rotten apples of Brazil’s agribusiness, il 20% della soia e il 17% della carne bovina consumate in Europa potrebbero provenire da deforestazione illegale. Passare in rassegna questi dati ci aiuta a rispondere alla domanda originaria: la deforestazione è in gran parte dovuta alla domanda di carne sul mercato globale. Più la domanda di carne cresce, più la deforestazione illegale ad opera delle grandi industrie aumenta.

Le conseguenze, però, sono terribili. La deforestazione sta infatti riducendo drasticamente la biodiversità di questi territori, minaccia la salute e la sopravvivenza degli animali che vivono nella regione e altera il regime alluvionale del Brasile contribuendo all’aumento della siccità. Il video reportage di Animal Equality mostra come lungo la Transpantaneira, una strada che attraversa la regione del Pantanal, intere aree distrutte dal fuoco presentino una grave mancanza di acqua che sta causando la morte di volatili, mammiferi, anfibi e rettili. La polizia federale brasiliana dispone di informazioni sufficienti per incriminare alcuni di questi produttori che deforestano illegalmente il territorio, eppure negli ultimi 25 anni solo l′1% delle multe per deforestazione è stato pagato.

I dati raccolti evidenziano come il mercato internazionale, lo strapotere delle industrie, la povertà e l’assenza di controlli opportuni in un Paese come il Brasile favoriscano una condizione di degrado e devastazione che sembrano inarrestabili. Per fronteggiare un problema che riguarda tutti e che rischia di avere effetti disastrosi per la Terra, la consapevolezza individuale sul reale impatto del consumo di carne e il ruolo delle istituzioni italiane ed europee sono essenziali, l’appello è che non siano però le uniche risorse a disposizione contro un disastro ambientale senza precedenti ma che anche a livello internazionale si agisca quanto prima per fermare la morte del polmone verde del Pianeta.