di Matteo Forciniti

 

Né vivi né morti, semplicemente scomparsi. Fu questo il destino dei “desaparecidos” dell’America Latina, oppositori politici vittime delle dittature militari degli anni settanta. Tra loro c’erano anche molti italiani e le loro biografie sono state ricostruite e messe a disposizione del pubblico per la prima volta grazie a “Archivio desaparecido”: si tratta di un progetto multimediale realizzato dal Centro di giornalismo permanente, collettivo di freelance nato a Roma nel 2018 e finanziato da Etica Sgr, con il sostegno della Fondazione Basso e di una raccolta fondi online realizzata su Produzioni dal Basso.

 

 

Il progetto è nato 2019 dal lavoro di un gruppo di giovani cronisti che si è interessato delle storie dei connazionali svaniti nel nulla raccogliendo interviste ai familiari e documenti giudiziari nell’ambito del processo Condor. Trenta biografie sono ora diventate un libro, pubblicato da Nova Delphi, un podcast prodotto da Radio Tre e un vero e proprio archivio virtuale, libero e gratuito sul sito www.archiviodesaparecido.com​

 

 

 

“Abbiamo voluto che parlassero loro, i familiari, cercando di mostrare i loro sentimenti. Non è solo un lavoro di memoria storica ma ci sono anche le trasformazioni del presente con posti vuoti a tavola e assenze dolorose all’interno di molte case” spiega a Gente d’Italia uno dei responsabili del progetto, Alfredo Sprovieri.

 

 

“Sono storie di grande coraggio e anche di emigrazione che meritano di essere raccontate. Giovani che hanno pagato sulla propria pelle delle scelte di vita. A differenza di altri drammi, quello dei desaparecidos non è arrivato al grande pubblico come forse meritava. Ecco perché l’archivio multimediale è stato pensato soprattutto per le nuove generazioni. Noi abbiamo voluto accompagnare queste famiglie nella doverosa richiesta di giustizia che si è conclusa con la sentenza di Cassazione del processo Condor” conclude Sprovieri. “L’Italia aveva il dovere di occuparsi di queste storie e così è stato almeno a livello giudiziario. La battaglia però non è ancora finita, resta una forte richiesta di verità verso i governi e le forze armate latinoamericane”.

 

 

Tra le biografie che si trovano all’interno dell’archivio c’è quella di Daniel Banfi, italouruguaiano catturato a Buenos Aires il 13 settembre del 1974 e ucciso poco dopo. Si era recato in Argentina insieme alla moglie Aurora Meloni e alle sue due figlie piccole per scappare dalla crescente repressione che si stava vivendo a Montevideo. “Quello di mio marito è stato uno dei primi sequestri eseguiti con quel modus operandi che è poi diventato frequente negli anni successivi con l’operazione Condor, l’alleanza tra i servizi segreti delle diverse dittature sudamericane” ha raccontato nella sua intervista Aurora Meloni.

Matteo Forciniti

Gente d'Italia​ -​ Yvype