di Gabriella Cerami

Mario Draghi non intende rinviare ancora e in settimana il Green pass sarà esteso. Il certificato verde diventerà obbligatorio sicuramente per tutti i dipendenti pubblici e per quei lavoratori i cui utenti devono mostrare il Green pass: ristoranti, bar, trasporti ma anche cinema, teatri, palestre e cinema. Ma non è stata ancora del tutto accantonata l'idea dell'obbligo del certificato anche per chi lavora in tutte le altre aziende private. Sull'obbligo per i dipendenti pubblici, misura per la quale il ministro Renato Brunetta si è speso molto, anche Matteo Salvini è d'accordo. Mentre invece il leader leghista continua la sua battaglia solitaria affinché non vengano coinvolti i lavoratori privati, neanche quelli dei bar e dei ristoranti. A contraddirlo però è il numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti, governista per eccellenza, che invece cerca di portare il suo capo sulla via indicata da Draghi. "L'esigenza delle aziende è di avere la sicurezza per chi opera nei reparti. Credo, quindi, - dice all'agenzia Ansa - che si andrà verso un'estensione senza discriminare nessuno, possibilmente". Il ministro dello Sviluppo economico spiega il perché dell'esigenza di estendere il Green pass quanto più possibile: "Soltanto un contagiato, al netto delle conseguenze sanitarie rischia di far chiudere tutta l'azienda. Dobbiamo dare un sistema di certezze sia sotto il profilo sanitario che sotto il profilo dell'organizzazione del lavoro".

Le modalità e le tempistiche però non sono ancora certe. Qualche ministro a domanda precisa risponde: "Fosse per noi, anche subito". È evidente come il premier goda della sponda di tutto il governo, compresi i ministri leghisti come Giorgetti, per il quale "la misura è necessaria", e di tutti i governatori soprattutto quelli del Nord che vogliono estendere il Green pass il più possibile, a differenza del loro leader. Il premier è in contatto con i governatori e non si esclude un incontro prima di giovedì per illustrare le nuove misure, mossa che indebolirebbe ulteriormente il leader leghista rimasto isolato in questa battaglia.

Una prima mediazione, come detto, è quella che prevede un "perimetro minimo": statali e quei lavoratori privati che entrano in contatto con clienti che hanno l'obbligo del Green pass. Salvini sarà costretto ad accettare questo possibile punto di caduta studiato dal premier insieme ai sindacati, anche se con loro si tratta ancora sul costo dei tamponi che potrebbe essere calmierato per alcune categorie o fasce di età. In mezzo c'è anche Confindustria, contraria al pagamento dei tamponi da parte delle aziende. Tuttavia, non è detto che questo sia il compromesso definitivo dopo che oggi Giorgetti, da ministro dello Sviluppo, ha espresso preoccupazione per le aziende private. Il leader leghista vorrebbe incontrare il premier, da giorni si preannuncia un faccia a faccia che al momento non è in agenda. Il leader della Lega è impegnato in campagna elettorale e da qui lancia stilettate all'esecutivo, mentre Draghi è alle prese con incontri internazionali.

La data di entrata in vigore del decreto - se come probabile verrà licenziato dal Cdm giovedì - dovrebbe essere il 10 ottobre, così come già deciso per i lavoratori esterni delle Rsa, in modo tale da permettere a chi vuole immunizzarsi di effettuare la prenotazione, ricevere il vaccino e poi il Green pass facendo trascorrere i 15 giorni previsti per legge dalla somministrazione della prima dose.