di Gianni Del Vecchio

Non è solo la voglia di sposare la causa del popolo no vax e no Green pass. A dimostrare l'irresistibile attrazione di Matteo Salvini per le battaglie di minoranza è la vicenda di Quota 100: il bilancio fatto dall'Inps sui quasi tre anni di applicazione della pensione anticipata volontaria è decisamente negativo, i numeri dimostrano che la misura è servita più come arma di propaganda elettorale al leghista che ai lavoratori italiani in età di pensionamento. Numeri che a rigor di logica dovrebbero consigliare al Capitano di lasciar perdere e accettare la rottamazione del suo cavallo di battaglia che il premier Draghi si appresta a proporre. E invece no, Salvini da quell'orecchio proprio non ci sente, non più tardi di due giorni fa ha messo in guardia il suo governo: "Quota 100 va confermata, siamo pronti a fare barricate davanti al parlamento". Barricate, ok. Ma per chi?

Le cifre prodotte dall'Inps sono impietose. Nei tre anni di sperimentazione gli italiani che ne hanno fatto richiesta sono 314mila, per un costo a carico della collettività di 11,6 miliardi già spesi, che salirà a 18,8 complessivi da qui fino al 2030. L'entità del flop la si misura correttamente se si paragonano questi numeri a quelli previsti dalle simulazioni fatte dal Conte I nel 2018, quando l'uscita anticipata fu approvata. Ebbene l'esecutivo gialloverde allora si aspettava di mandare in pensione quasi un milione di persone, per l'esattezza circa 973 mila italiani. La realtà ha detto tutt'altro: i lavoratori pubblici e privati hanno gentilmente declinato l'offerta, solo un terzo di quelli previsti hanno accettato l'uscita. Tanto che si stima che si sono risparmiati 6-7 miliardi nel triennio 2019-2021, soldi che in parte sono stati già dirottati per coprire i tanti bonus e sussidi dell'era Covid.  

Quota 100 quindi non ha fatto impazzire gli italiani. E purtroppo non è stata molto utile neanche ai giovani. Uno dei mantra che i gialloverdi amavano ripetere all'epoca era "per ogni pensionato anticipato verrà assunto un giovane". Un tentativo di far digerire la misura pro-sessantenni ai meno fortunati ventenni, un modo per far scattare la molla della solidarietà intergenerazionale. Anche in questo caso però i fatti dimostrano di avere la testa dura, sicuramente più dura della propaganda dei partiti. Il tasso di sostituzione si è fermato a uno striminzito 0,4, come rileva la Corte dei Conti. Ciò significa che a fronte di 10 pensionati anticipati sono stati assunti solamente 4 ragazzi. Meno di uno su due.

Insomma, si può dire che gli aridi numeri abbiano bocciato la misura più amata da Salvini. Ma si sa, per un politico dire "ho sbagliato" è più difficile che per Fonzie. E quindi meglio perseverare, come fa Salvini, minacciando sia Draghi che il ministro dell'Economia Franco, a cui tocca materialmente trovare una soluzione per cassare Quota 100 e contemporaneamente mettere in piedi qualche modello alternativo e sostenibile per quei pochi che vogliono andare in pensione prima. Missione non impossibile, certo, ma più facile da compiere da metà ottobre in poi, quando le polveri della campagna elettorale per le comunali si sarà posata e per Salvini e i leghisti sarà più facile ingoiare l'ennesimo rospo.