di Franco Esposito

Un incontro di boxe, in palio il titolo italiano pesi superpiuma. Ne è scaturito il finimondo. Verdetto sbagliato l’esito dell’incontro capovolto da giudici a bordo ring? Niente di tutto ciò. Il pugile Michele Broili, ventotto anni, professionista da tre, è salito sul ring coperto di tatuaggi nazisti. Non risparmiato neppure un centimetro di pelle del suo corpo. Tatuaggi dal contenuto esplicito, pesante, che rinviano senza il minimo dubbio ai simboli nazisti. Un gran casotto sabato sera a Trieste. 

Sul busto del pugile Broili richiami a Hitler e alle squadre delle SS; sulla coscia una croce celtica. La vergogna esposta al pubblico e trasmessa in diretta in streaming. La federazione Pugilistica Italiana ha espresso ferma condanna. Il pugile ora rischia pesanti sanzioni disciplinari. “Quelle scritte sono oscene”, le ha giudicate così l’avversario che oltretutto ha battuto il portatore/esibitore del manifesto nazista. “C’è stato più gusto a vincere contro di lui”, si è compiaciuto il nuovo campione italiano dei superpiuma. Nato in Marocco e cresciuto ad Asti, Hassan Nourdine si è trasferito in Piemonte con i genitori quando aveva sei anni. Combatte da professionista dal 2015. Pochi match l’anno, tiene famiglia, un figlio da crescere, non può vivere con i miseri guadagni del pugilato. Operaio specializzato, lavora da tredici anni alla Maina, un’azienda metalmeccanica alla periferia di Asti. Presa la cintura di campione d’Italia, il giorno dopo era già in fabbrica per i

il turno di notte. 

Quand’è che Hassan Nourdine si è accorto dei tatuaggi osceni dell’avversario? “Durante le operazioni di peso il mio allenatore Davide Greguolo e io siamo rimasti allibiti. Anche se abbiamo evitato qualsiasi segnalazione”. Molto male. “Pensavo di non aver visto bene, non volevo crederci. Poi ci siamo concentrati sull’incontro, c’era il titolo in palio”. Mai pensato di rinunciare al match? Sarebbe stato un gesto forte, risolutivo. “Noi siamo andati a Trieste per fare bene il nostro lavoro. Toccava alla Federazione Pugilistica notare dall’inizio che questo pugile aveva quelle simpatie. L’incitamento all’odio, per quanto ne so, è punibile dalla legge. Non esistono giustificazioni. Bisogna far capire ai giovani che questi sono messaggi pericolosi. Silvio Broili? Il classico ingenuo che ha idee distorte del mondo e dell’umanità”. 

Se boxa come parla, Hassan Nourdine sul ring è forte davvero. 

Le immagini di quei tatuaggi osceni sono rimbalzate sul web. Fortissime polemiche sono scaturite dall’esibizione del corpo interamente ricoperto di tatuaggi dal significato inequivocabile. Il maggior impatto sul corpo di Michele Broilli è la rappresentazione di un castello con la scritta “Ritorno a Camelot”. Il nome del raduno quinquennale organizzato dal Veneto Fronte Skinheads, associazione culturale con conclamati rimandi al nazismo e al razzismo. Innumerevoli i tatuaggi sul petto del boxeur. 

I simboli che si richiamano al nazionalsocialismo sono posti in bruttissima evidenza. La bandiera con le lettere SS in caratteri runici, abbreviazione di “Schutzstaffel”, Squadre di protezione, Uno dei reparti delle SS tra i più temuti, addetti al controllo dei campi di concentramento nazisti. I “Totenkepfverbande” utilizzavano come simbolo un teschio tatuato sul petto. Ma ancora non è tutto, c’è dell’altro sul corpo del pugile evidentemente innamorato cotto del sinistro periodo legato alle follie del nazismo. 

Accanto alla spalla sinistra, il pugilatore ostenta due cifre, 88. Un rimando all’ottava lettera dell’alfabeto, l’H; l’88 è quindi un richiamo segreto all’espressione “Heil Hitler”. Il   saluto usato dai nazisti. Sul petto, il tatuaggio di tre giovani vestiti con il bomber e con gli anfibi ai piedi, abbigliamento in voga tra neofascisti e neonazisti. Delirio e follia. 

I simboli nazisti del pugile triestino furono già oggetto di polemica nel 2020. In seguito alla esposizione di una locandina che annunciava la Boxe Night, una serata in programma a Trieste. Le regole della Federboxe sono chiare: i tesserati devono astenersi da qualsiasi comportamento discriminatorio. “Stigmatizziamo il comportamento del nostro tesserato – si legge in una nota del presidente federale Flavio D’Ambrosi – e condanniamo  con forza e perentoriamente il comportamento di Michele Broili”. 

Ma se queste sono le regole, perché stato permesso al pugile di salire sul ring per un incontro ufficiale? Nessuno si è accorto di nulla, nessuno ha visto prima? “La questione era nota a tutti”, spiega l’allenatore di questo matto di turno, Denis Conte. “La Fpi ci ha sempre sostenuto perché a livello sportivo ci siamo comportati sempre in modo esemplare. Michele è il prototipo dell’atleta, si sveglia alle quattro del mattino per il footing e si allena tre volte al giorno”. Ma la serietà professionale ha poco a che vedere con l’esibizione di un mare di tatuaggi di impronta chiaramente nazista sul proprio corpo. 

Pesantissima la sanzione disciplinare prevista dalla Federboxe. A Silvio Broili non sarà più consentito di salire sul ring conciato in quelle condizioni.