di Matteo Forciniti

"A undici anni chiesi a mio padre di poter festeggiare il mio compleanno un giorno prima, il 9 aprile. Lui mi rispose: se proprio vuoi, ma posso sapere perché? E io: perché il 9 aprile 1863, ad Appomattox, in Virginia, Abramo Lincoln ha dichiarato liberi gli schiavi neri".

È partito da questo curioso aneddoto il laboratorio letterario organizzato da Efasce -l'Ente Friulano dell'Uruguay- per rendere omaggio al famoso scrittore friulano Claudio Magris a cui verrà dedicato una sezione speciale del corso dove verranno analizzati frammenti delle sue opere.

"L'episodio del compleanno è estremamente significativo perché ci può aiutare a capire le preoccupazioni di un intellettuale che fin da bambino aveva le idee molto chiare" ha spiegato nella sua introduzione la docente del laboratorio, Claudia Lopez Foletto, durante la lezione di martedì mattina svoltasi su Zoom alla quale hanno assistito anche partecipanti provenienti dall'Italia e dall'Argentina. "In un'epoca di istantaneità Magris, che viene considerato come uno scrittore sui generis, è estremamente preoccupato dal ricordo della storia e dal recupero della memoria. Questo nuovo millennio sembra essere segnato da una specie di arroganza visibile in ogni ambito della società e collegato alla sottovalutazione dello studio della storia e delle tragedie del passato".

Nato a Trieste nel 1939, Magris è noto soprattutto per aver raccontato la Mitteleuropa venendo definito un autore di frontiera che "vive sulla sua pelle l'eterna condizione di essere straniero in una terra di confine dove si incrociano culture e lingue diverse". Queste caratteristiche vengono magistralmente esposte in "Danubio" -il suo libro più conosciuto- che "rappresenta un viaggio intimo nel cuore dell'Europa lungo il tragitto simbolico di questo fiume che attraversa diverse nazioni e popoli diversi". "Ma ogni identità può essere qualcosa di molto pericoloso" -ci avverte lo scrittore- "che per mantenersi può avere bisogno di escludere le altre identità confinanti".

Analizzando il concetto di frontiera, l'invito di dello scrittore triestino è quello di attraversarla ma anche amarla e comprenderla senza però mai idolatrarla. La letteratura, come ha scritto lui stesso, "insegna a varcare i limiti, ma consiste nel tracciare i limiti, senza i quali non può esistere nemmeno la tensione a superarli. Io penso che le frontiere vadano superate, ma anche mantenute assieme alla propria identità. Un modo corretto di viverle è sentirsi anche dall'altra parte. Ognuno, come in un mistero medievale, è l'Altro".

C'è poi un altro aspetto che la professoressa Claudia Lopez ha voluto sottolineare nel pensiero di Magris e riguarda l'analogia tra viaggio e scrittura, due esperienze che possono essere assimilabili al trasloco: "Come nei traslochi, così nel viaggio e nella scrittura, ci si separa da qualcosa e se ne scopre un'altra, qualcosa si perde e qualcosa che avevamo dimenticato torna imprevedibilmente alla luce. E come nei traslochi, anche nel viaggio e nella scrittura si smonta una certa idea del mondo e dell'io nel mondo, per rimontarla secondo un ordine nuovo e diverso".