…e il caos non fece che aumentare. Il Verbo, che veniva dalla casta al centro dell’Impero, si separò in mille rigagnoli di acqua e limo di consistenze diverse, sostenuti dagli esattori che, sulla via di Corinto, non erano ancora stati colpiti dalla folgore (quella celeste, non quella con la sirena e le luci lampeggianti). Così procede la fase preparatoria alle elezioni per il rinnovo del Comites. “La risposta sulla certificazione dei sottoscrittori è dovuta dal Consolato entro 24 ore dalla richiesta”, ma queste ore durano almeno 240 minuti l’una. “La certificazione precede la presentazione di lista” ma, se l’appartenenza all’AIRE dei sottoscrittori da almeno 6 mesi non è confermata, la lista potrebbe essere rigettata. Non così per i candidati, che devono risultare iscritti entro il 2 settembre, vale a dire il giorno prima dell’indizione delle elezioni. Pura follia concettuale: per sostenere una lista bisogna dimostrare di vivere e sapere qualcosa della comunità in cui si vive da almeno sei mesi, ma per candidarsi basta arrivare ieri mattina e si può essere eletti a rappresentare migliaia di persone delle cui esigenze sociali, culturali, mediche e di sicurezza, problemi di vita, interventi legislativi urgenti e atti amministrativi inapplicabili non si sa assolutamente nulla. Ciò avviene a immagine e somiglianza della norma irrazionale e cretina per la quale un residente in Italia che non è mai emigrato può presentarsi nella circoscrizione estero. Ovviamente questo dettame serviva a tentare di eleggere all’estero i trombati nelle correnti minoritarie di alcuni partiti, ma il risultato è stato soltanto quello dell’isolata candidatura e dell‘elezione plebiscitaria per meriti di beltude televisiva di una senatrice – italiana d’Italia che abita in Italia – nella ripartizione nord-centro-americana.

“I candidati devono far autenticare la propria firma davanti all’autorità consolare”, anche in circoscrizioni che si percorrono in aereo, come in Brasile, in Canada, in Australia, in Africa, dove i Consolati sono pochi e molto distanti dalle presenze capillari dei figli d’Italia. “Così dev’essere e sarà” tuonano i consoli dirigisti. Alcuni altri, forse perché più giovani, forse perché non credono che la “logica” sia una parolaccia perfino in materia di leggi e regolamenti, riconoscono il “potere di autenticazione” ai pubblici ufficiali locali cui è stato concesso dal paese estero in questione. Ma ci vuole l’apostilla, un timbro che attesta che il suddetto funzionario è abilitato a farlo. Peccato che l’apostilla sia costosa e richieda attese spesso prolungate oltre i limiti tassativi dei tempi concessi dalle norme sulla presentazione delle liste per il rinnovo dei Comites. Non basta ancora. La modulistica è un incubo, da cui i malcapitati presentatori, coadiutori, animatori di lista non riescono a risvegliarsi. Si attivano le chatroom di tutti i colori, sapori e convinzioni. Giuseppe da Sangrilà invia a tutti la bozza perfetta, che Giovanni da l’Eldorado smentisce immediatamente sostituendola con il proprio calepino per essere a sua volta soppiantato dal modello di Maria che sta al Polo Sud. Dal centro dell’Impero fortunatamente si leva la voce responsabile, chiara e precisa di un addetto ai lavori capace di dar senso al guazzabuglio di norme e interpretazioni aberranti. Forse si dovrà a lui e soltanto a lui la salvezza. Peggio ancora: mai come questa volta i partiti si sono affannati a creare proprie liste, che in alcuni paesi non possono nemmeno esibire nome e simbolo. Parlamentari eletti all’estero vendono la propria pelle – e la propria ricandidatura – a duro prezzo, non solo costruendo elenchi di eligendi, ma anche cercando di infiltrare i propri manutengoli nelle compagini di segno politico opposto. L’ineleggibilità di chi è stato membro del Comites per almeno due mandati consecutivi (spesso molti di più) ha scatenato la caccia all’uomo nuovo (nel senso vero del “genere” citato). I partiti politicamente corretti vogliono invece parità di sessi (soltanto due) alternati. Ma questo non è sempre facile né possibile. I detentori del Verbo vogliono i giovani, meglio se imprenditori, artisti, docenti, scienziati, tuttologi, belle donne ed esempi di glamour. Peccato che i possessori di questi identikit siano del tutto disinteressati o troppo intelligenti per accettare di scendere in campo e metterci la faccia, rischiando di non farcela. Il grosso dei votanti, infatti, è ancora manipolato da associazioni, sindacati, patronati e partiti “nati e residenti” all’estero. Così il carrozzone della Torre di Babele scivola sui rigagnoli di acqua e limo di consistenze diverse verso l’abisso della proclamazione di Comites “vergini del passato”, confermati da non più del 3% degli aventi diritto e del tutto impreparati a  un futuro sempre più difficile da affrontare e gestire, dati i solleciti delle variegatissime comunità. L’evangelista Giovani scriverebbe in proposito: “Tutto per mezzo del superiore Ministero fu fatto e senza di lui non fu fatto nulla di ciò che è stato fatto”. Sic et simpliciter. 

Carlo Cattaneo (1801-1869)