"Si addormentava tardissimo: alle quattro o alle cinque del mattino. E l'ordine tassativo era di non svegliarlo prima di mezzogiorno" spiega Sandner. Così la mattina dello sbarco in Normandia, Adolf Hitler dormiva. Il Führer soffriva di un sonno sempre più disturbato e non venne svegliato quando gli alleati arrivarono sulle spiagge francesi e cominciarono a liberare l'Europa dall'incubo nazista. La Wehrmacht crollava e lui russava...

DI MARCO FERRARI 

Le teorie di Adolf Hitler fuggiasco in Sud America sono note. Il giornalista Abel Basti ha indagato a fondo sull’eventuale presenza in Argentina del Führer sterminatore di ebrei con libri quali “El exilio de Hitler”, “Hitler in Argentina” e “Bariloche nazi”, senza tuttavia trovare indelebili tracce del capo del nazismo. Il recente documentario “Caccia a Hitler, vivo o morto”, una inchiesta in sette puntate di Jeffrey R. Daniels, ha riaperto i dubbi sull’inquietante possibilità che il dittatore non sia morto nel bunker sotto il Reichstag di Berlino, ma sia riuscito a prendere il largo prima via Spagna con un aereo e quindi a salire su un sottomarino diretto in Argentina. Del resto, proprio al paese di Peròn si sono arresi gli ultimi sommergibili fantasma della Germania nazista dopo la fine del secondo conflitto mondiale. 

L'U-977, sommergibile del tipo IX-C, e l'U-530, sommergibile del tipo VII-C, furono rispettivamente varati nel '43 e nel '42, e raggiunsero entrambi le coste dell'Argentina a guerra ampiamente terminata. Dimostrando che era quando meno possibile per un U-boot nazista, attraversare l'Atlantico scampando ai pattugliatori alleati, per non consegnarsi agli americani o peggio ai russi. All'U-997, salpato il 10 maggio del 1945 dalle coste norvegesi, ci vollero ben 66 giorni di navigazione sommersa - il secondo più lungo mai registrato durante la guerra -, per raggiungere prima l'isola di Capo Verde e poi proseguire fino a Mar della Plata, dove si arrese il 17 agosto. Un’impresa riuscita al comandante, il sottotenente di vascello Heinz Schaeffer, partito da Bergen. Lo stesso valse per l'U-530, che dopo la resa della Germania fece rotta per Mar della Plata, raggiungendola il 10 luglio. Secondo i rapporti ufficiali, nessuno dei due U-boot sbarcò passeggeri. Ma non possiamo saperlo se lo fece prima della resa. Di certo si sa che qualcosa venne davvero sbarcato sulle coste, si parla di un ingente tesoro di banconote in valuta estera e preziosi. I due comandanti tedeschi furono sospettati di aver sbarcato, in una spiaggia deserta a Sud di Bahia Blanca, nientemeno che Adolf Hitler ed Eva Braun, oppure Martin Bormann, braccio destro del Führer, svanito nel nulla mentre i russi serravano da presso la Cancelleria a Berlino, o anche Ernst Kaltenbrunner, capo dell'ufficio della Sicurezza Nazionale, principale collaboratore di Himmler. C’è poi il mistero degli "squali di ferro", come venivano chiamati i sommergibili, scoperti nei fondali di un piccolo golfo della Patagonia: San Matias. Lì, secondo alcuni studiosi, sarebbero arrivati un numero imprecisato di sommergibili; un branco di "lupi" che avrebbero speso le informazioni accumulate dall'intelligence nazista durante alcune missioni che dovevano "selezionare" dei punti di approdo sicuri lungo le coste del Sud America, per sbarcare equipaggio, passeggeri e risorse su piccoli battelli, dopo l'autoaffondamento dei vascelli sottomarini. I piloti che hanno sorvolato il golfo avrebbero notato la sagoma aguzza di battelli adagiati sul fondo. Relitti che possono apparire e scomparire in virtù delle correnti che spostano le sabbie dei fondali.

Se tutti questi sospetti non hanno portato a nulla di concreto, è andato molto più a fondo Harald Sandner, mercante e storico per hobby, che ha pubblicato una monumentale biografia intitolata “Hitler.The Itinerary” (Berlin Story Verlag) composto da 2.432 pagine con 1.494 fotografie storiche e 721 contemporanee, tre quarti totalmente inedite. Lo scopo è, appunto, quello di fugare ogni dubbio sull’eventuale viaggio di Hitler nel continente latino-americano, ma soprattutto di “spazzare via tutte le bugie che i tedeschi si raccontano ancora oggi su Hitler, smontare leggende e miti e ripristinare la verità sul più atroce dittatore che sia mai vissuto”. Il risultato di trentacinque anni di ricerche è una cronaca della vita quotidiana del dittatore tedesco. Ad esempio, l’autore ha scoperto le difficoltà di Hitler a prendere sonno. "Si addormentava tardissimo: alle quattro o alle cinque del mattino. E l'ordine tassativo era di non svegliarlo prima di mezzogiorno" spiega Sandner. Così la mattina dello sbarco in Normandia, Adolf Hitler dormiva. Il Führer soffriva di un sonno sempre più disturbato e non venne svegliato quando gli alleati arrivarono sulle spiagge francesi e cominciarono a liberare l'Europa dall'incubo nazista.

ADN-ZB/Archiv
Berlin
Der sogenannte "Führerbunker" im Garten der im II. Weltkrieg zerstörten Reichskanzlei. Links der Eingang, in der Mitte der Bombenunterstand für die Wache.
Aufn. Juli 1947

La Wehrmacht crollava e lui russava. Un dettaglio curioso e fondamentale, per ogni storico che si voglia studiare le abitudini del più feroce dittatore della storia. Ecco un Hitler segreto uscire dalle pagine di Sandner che ovviamente vanno a ruba, attirando sia i nostalgici del nazismo che i negazionisti, che pure esistono, gli antinazisti e coloro che hanno subito torti dal dittatore, come gli ebrei o le minoranze etniche. La versione tedesca del libro è già arrivata alla settimana ristampa. Il suo editore, Wieland Giebel, ha deciso dunque di pubblicare una versione in inglese che è appena uscita: "È un libro di fatti, non una biografia", ci tiene a sottolineare Sandner.  "Ho cominciato a costruire una cronaca della vita di Hitler per capire anzitutto la mia famiglia. Tutti - mio padre, mia madre, i miei nonni - erano stati nazisti. E io volevo capire come diavolo fosse potuto accadere" spiega l’autore che si è messo alla caccia degli errori, le falsificazioni e le omissioni riguardanti in capo del Reich. Sandner ha toccato tutte le località in cui si era svolta da vita del Führer, parlando con testimoni dell'epoca, scartabellato archivi e letto tonnellate di giornali, a cominciare dall'organo nazista “Voelkischer Beobachter”. Per esempio, non è vero che Hitler odiasse Amburgo, come amano dire gli amburghesi, fautori di una città cosmopolita e borghese. Non a caso per ben 72 volte Hitler ha visitato la città anseatica. Un mito simile circondava il famoso Hotel Adlon di Berlino: anche in questo caso, non è vero che Hitler non lo amasse. Sandner ha trovato una foto che ritrae Hitler con frack e bombetta all'Adlon dopo la cosiddetta "notte dei lunghi coltelli", quando il leader nazista decapitò i vertici delle sue squadracce speciali, le SA. Sandner ha anche consultato gli archivi della famosa famiglia dei Krupp, che lo ospitavano della Villa Huegel, contornata da un gigantesco parco alle porte di Essen. La famiglia del più grande colosso dell'acciaio tedesco, immortalata da Luchino Visconti nel suo capolavoro “La caduta degli dei”, ha infatti costudito tutti i registri della sua presenza della famosa residenza. A proposito dell’enigma della fuga, l’autore smonta ogni possibile equivoco: il corpo fu riesumato nove volte dai sovietici e i suoi resti triturati finirono, alla fine, in un fiume.

Not published in LIFE. In the garden of the Reich Chancellery, Berlin, 1945.