di Franco Esposito

Ieri l’apertura dell’esposizione Universale dell’area Menasa. L’Expo nasce come ideale ponte tra l’Europa, l’Asia, il Medio Oriente arabo, l’Asia della Cina e di Singapore. Allo show di Dubai promette di spopolare una coppia di italiani, Carlo Ratti e Italo Rota, autori di un progetto già premiato al Construction Innovation Awards. Molto semplice, ma estremamente redditizio, non solo inedito. Bucce d’arancia e alghe per filtrare l’aria.​

 

La sfida sostenibile del Padiglione Italia all’Expo di Dubai. Sul palco Andrea Bocelli, la popstar britannica Ellie Goulding, il pianista cinese Langa Lang e Ahlam Al Shamsi, il cantante degli Emirati. Una expo diversa geograficamente, in ragione della pandemia e dell’emergenza climatica. Lezioni che lasciano il segno. Come può il Bello, ovvero il David di Michelangelo realizzato in 3D a grandezza naturale: scannerizzato prima, poi stampato in un blocco di resina fatto in quattordici pezzi.​

 

Lo show presenta e racconta la tecnologia più futuribile. Nel Padiglione Italia (premio come miglior progetto imprenditoriale dell’anno) si manifestano le preziose eredità culturali che si esaltano dentro la capacità di visione del futuro. Il David di Michelangelo è al centro del Teatro della Memoria, tra i distretti “Opportunità” e “Sostenibilità”. Il Padiglione targato Italia racconta le grandi sfide del domani italiano. E non solo.​

 

Il tetto più immaginifico mai visto è composto da tre scafi di barche a vela rovesciate, una bianca, l’altra rossa, la terza verde. Vi hanno lavorato alla realizzazione settanta partner istituzionali, quindici Regioni, trenta Università.​

 

Il progetto è firmato Carlo Ratti e Italo Rota, sotto l’insegna “Beauty connect people”. La magnifica sorprendente sconvolgente novità è reperibile facilmente nelle passerelle, rivestite con bucce d’arancia secche e chicchi di caffè frantumati. Una installazione di alghe trasforma in ossigeno l’anidride carbonica emessa dai visitatori. La plastica riciclata estratta dal mare è intrecciata alle corde nautiche che circondano il Padiglione Italia con la sua mission. “Anche l’architettura può contribuire a un mondo migliore”, alla conferenza stampa di presentazione il coro Carlo Ratti-Italo Rota.​

 

Il Padiglione Italia è una gigantesca installazione per sperimentare soluzioni per il domani. L’ibrido di due mondi una volta considerati opposti, il Naturale e l’Artificiale. Riflessioni che si possono estendere ai progetti urbani di tutto il mondo. Le bucce d’arancia e le alghe. “Integrazione tra naturale a artificiale è la sfida più interessante e ardita dell’architettura contemporanea, a lungo visti come poli inconciliabili stanno seguendo una doppia convergenza”, ha precisato con convinzione Carlo Ratti.​

 

Italo Rota invita a una riflessione. La doppia convergenza è osservabile “tutti i giorni sul nostro copro aumentano le appendici tecnologiche, come i telefoni cellulari, computer, tablet o dispositivi da polso”. Qualcosa di simile è in atto nell’ambito della scala urbana. Il mondo digitale, con le sue reti, i suoi sensori e i suoi sistemi di intelligenza artificiale, si comporta sempre più come un organismo vivente. Nelle città e negli edifici del mondo. Le nuove tecnologie concedono a noi tutti la possibilità di incorporare la natura nelle nostre città.​

 

Concetti indubbiamente non facili da digerire. Difficili da mandare giù e assimilare da parte di una buona, larga fetta di popolazione. “Il duplice processo diventa centrale del concetto di sostenibilità. Oggi rappresenta, probabilmente, la nostra unica via d’uscita dalla crisi ambientale”. Sarebbe molto utile e bello se queste parole diventassero benedette. Il Padiglione Italia, intanto, ha colpito tutti. L’ammirazione è globale, a Dubai.​

 

La costruzione circolare si ispira ai biotipi naturali e alle tecnologie più avanzate, discendenti dalla ricerca spaziale. Il tema centrale è la produzione di neo materia, nuovi materiali di origine composita, organica e biologica. Potenzialmente riutilizzabili ovunque con modalità e finalità diverse. Il Padiglione Italia intende rappresentare un’architettura banking. Un catalogo da cui scegliere gli elementi di architetture future, nell’ambito della circolarità. Anche con l’impiego delle bucce d’arancia e delle alghe. Un’architettura capace di evolversi nel tempo.​

 

Suggestivo e di grande impatto visivo l’ingresso del Padiglione Italia. Due rampe di scale mobili che spingono sul dorso una grande duna di sabbia. Settanta chilometri di corde nautiche, leggermente oscillanti, consentono​

 

la presenza di una brezza che porta sollievo. Tra le corde, i festoni verdi e luminescenti, un bioreattore di alghe in miniatura, sviluppato per Eni. Il racconto di un altro modo di ricavare energia.​

 

Valori aggiunti rispetto all’Expo di Milano, passato alla storia per aver lasciato il segno sul cibo. “Dubai racconta della città contemporanea che nasce ogni anno, per qualche giorno, nel deserto della California, e del design. Ma anche il lavoro sui temi dell’innovazione con le più avanzate imprese del made in Italy. La risposta vera non può che venire da un’utopia progettuale. I progettisti sono oggi tenuti ad abbracciare la dimensione dell’utopia”.​

 

Il Padiglione Italia sfrutta anche la lezione della pandemia. La prova generale del mondo che riparte, la sfida per tornare insieme, e il confronto con due temi cruciali. Il risparmio energetico e la sicurezza sanitaria post coronavirus.​

 

Avanti con le alghe e le bucce d’arancia.​