Se Sparta piange, Atene non ride. Per un centrodestra apparso diviso, in particolare a destra, nei rapporti tra Lega e Fratelli d’Italia, ecco un centrosinistra mostratosi ancora alla ricerca di una sua precisa identità, con il Pd di Enrico Letta che ha spinto per tutta la campagna elettorale delle amministrative, a favore di un'alleanza organica, sui territori, fianco a fianco con il Movimento di Conte. Alleanza da riproporre, poi, in chiave futura, in ottica “politiche” per un nuovo governo giallorosso.

In soldoni: l’asse Pd-5Stelle è apparso stabile a Napoli (con la candidatura dell'ex ministro Manfredi), solo “potenziale” a Roma e addirittura osteggiato a Torino, dove la sindaca uscente Chiara Appendino si è letteralmente messa di traverso, rispedendo al mittente ogni tentativo di “appeasement” di marca dem. Sì, “ma andremo comunque assieme ai ballottaggi” si è affrettato a dire il leader del partito del Nazareno, provando, in tal modo, a gettare acqua sul fuoco. Letta è convinto che tra qualche giorno, la coalizione incasserà un netto successo.

Tuttavia, a impensierirlo, è il risultato della Capitale, dove l'esponente di marca Pd potrebbe anche non incassare il risultato sperato in virtù del duello “fratricido” ingaggiato con due ex dem del calibro di Renzi (oggi leader di Italia Viva) e Calenda (fondatore di Azione). Sono loro le vere spine nel fianco del Pd, con il segretario che, in nome del vero “bipolarismo”, è apparso quasi infastidito dalla sfida lanciata dai suoi ex colleghi di partito, sostanzialmente interna alla coalizione.

Da qui il tentativo lettiano di provare, quasi in extremis, a "imbavagliare" Calenda e Renzi: "Chi ci critica farà vincere il centrodestra" è stato il suo mantra. Inutile dire che il suo appello è stato rispedito al mittente. Solo le urne diranno la verità.