"Il museo sorgerà su quella piana, su un'area di sei ettari. E poi avremo anche una barca, con la chiglia trasparente, per mostrare l'area sommersa". Vladimir Kuznetsov indica col dito e nel mentre gli occhi brillano. Dirige gli scavi, qui a Fanagoria, dal 1993. La Pompei russa, a volerla tirare un po'. Perché sì, i resti ci sono e ogni stagione di ricerca porta i suoi frutti. Però, rispetto ad altri siti del Mediterraneo, o anche della vicina Crimea, ecco, bisogna usare molto l'immaginazione. Eppure tutto sta per cambiare.

"Ci troviamo a un'ora di auto da Krasnodar, la capitale della regione", mostra Vladimir sulla mappa. "Ora poi, grazie al nuovo ponte, anche Kerch può essere raggiunto in un'ora: ormai oltre sei milioni di persone visitano la Crimea ogni anno...". Dal terrazzo del centro di ricerca, costruito nel 2014 grazie alle generose donazioni della fondazione Volnoe Delo del magnate dell'alluminio Oleg Deripaska, s'intravede lo stretto e ci si può benissimo immaginare un bel via vai di turisti nelle caldi estati (o tiepidi primavere) del Mar Nero. La natura, qui, è molto bella. La riserva archeologica, decretata nel 2011 dopo la visita dell'allora premier Vladimir Putin (le celebri fotografie di Putin-archeologo, con muta e anfore in mano, sono state scattate proprio su queste spiagge), è unica nel suo genere in Russia. E c'è ancora tanto da scavare, da valorizzare. Insomma, in futuro Fanagoria potrebbe davvero diventare un'attrazione turistica degna di questo nome.

L'insediamento risale al VI secolo avanti Cristo e nasce come la più importante colonia greca della penisola di Taman'. Nel corso della sua lunga storia fu la seconda città più importante del Regno del Bosforo, fu alleata dell'impero romano (sui fondali è stata scoperta una nave della flotta di Mitridate VI, l'arcinemico di Silla e Pompeo) e sotto Kubrat fu scelta come capitale del khanato di Bulgaria. Il professore Kuznetsov mostra con orgoglio gli ultimi pezzi restaurati dai laboratori del centro, dotati delle più moderne tecnologie: monete, anelli, orecchini, monili d'oro, una spada. Una delle monete è veneziana e presenta un piccolo foro. Secondo gli studiosi viene da Cipro, da Famagosta, ed è dunque un souvenir della vittoriosa battaglia grazie alla quale i turchi strapparono l'isola alla Serenissima.

Storia lunga, come si diceva. L'area interessata dagli scavi è divisa in tre: parte alta della città, parte bassa (compresa l'area sommersa) e necropoli. Quasi otto chilometri, da un capo all'altro. Al momento i tesori di Fanagoria - qui si è iniziato a scavare già ne 19/o secolo - si possono ammirare a Sochi o in altre collezioni. Ma l'idea, grazie al nuovo museo, è di riportare tutto a casa. Ora ci sarà il concorso internazionale per scegliere il progetto. "Spero che la prima pietra sia posata entro due anni", confida Vladimir.