di ROBERTO ZANNI
"Ora, pertanto, io Joseph R. Biden Jr., presidente degli Stati Uniti d'America, proclamo l'11 ottobre 2021 come Columbus Day. Ordino che la bandiera degli Stati Uniti sia esposta su tutti gli edifici pubblici nel giorno stabilito in onore della nostra diversa storia e di tutti coloro che hanno contribuito a plasmare questa nazione". Messaggio di venerdì 8 ottobre, seguito immediatamente da un altro annuncio ufficiale. "Oggi riconosciamo anche la dolorosa storia di torti e atrocità che molti esploratori europei hanno inflitto alle nazioni tribali e alle comunità indigene... li portiamo alla luce e facciamo tutto il possibile per affrontarli".
E così sempre l'11 ottobre si celebrerà anche l'Indigenous People's Day. Nessuna meraviglia: che Joe Biden e la sua amministrazione si genufletta continuamente davanti ai più esacerbati e spessissimo violenti 'leftists' non rappresenta certo una novità in questi primi nove mesi di potere assoluto. E questa nuova misura adottata, equiparare le due giornate anche a livello federale, porta a una sola domanda: per quanto tempo ancora gli italo-americani avranno la libertà e la possibilità di celebrare il Columbus Day? Finora 14 stati e oltre 130 amministrazioni locali autonomamente hanno deciso di cancellare il Columbus Day e sostituirlo con l'Indigenous People's Day o di non osservare più la giornata dedicata al patrimonio degli italiani, italo-americani.
Grandi e piccole città, l'ultima, ma purtroppo solo in ordine di tempo, Boston la cui tradizione italiana si può ancora ascoltare e toccare nel quartiere di North End. Marty Walsh, l'ex sindaco, dallo scorso marzo Segretario del lavoro alla White House, si era sempre opposto a questa decisione. Kim Janey, sindaco ad interim ancora per un mese fino alle nuove elezioni, in fretta e furia, con un blitz che ha colto tutti allo sprovvista, al contrario l'ha fatta diventare realtà. E le reazioni da parte di coloro che sono stati scippati della loro festa, sono arrivate quando ormai era troppo tardi per fare qualcosa.
"Sono stata eletta per rappresentare la più grande comunità italo-americana della città - la risposta allibita di Lydia Edwards, Councilor di Boston City - L'azione unilaterale del sindaco in carica è stata una sorpresa per me e non credo che incoraggi la conversazione onesta, trasparente e salutare di cui abbiamo bisogno. Dovremmo assolutamente onorare e celebrare gli indigeni come città. Boston celebrerà, onorerà e riconoscerà per sempre gli italo-americani. Con la giusta conversazione, guidata dal nuovo sindaco eletto, riconoscendo l'urgenza del momento, noi come comunità faremo entrambe le cose".
Ma visto che l'anno ha 365 giorni, per quale motivo non si può dedicare un'altra giornata ai nativi americani? "Togliere a una cultura per darla a un'altra è totalmente sbagliato - il pensiero di Louis Strazzullo presidente della parata del North End Columbus Day - fa male vedere un sindaco di una città agire senza le procedure adeguate. Non si è consultata con nemmeno una delle organizzazioni italiane". Senza rispetto a Boston, ma era già successo lo stesso in tante altre amministrazioni, consigli scolastici: gli italo-americani tolti di mezzo, le loro statue abbattute o rimosse, Columbus Day soppressi per sempre, le celebrazioni ridotte a raduni in clandestinità.
È la woke culture, quella che vuole cancellare tutto ciò che non piace, imporre il proprio pensiero stile dittatura e poco importa se qualcuno non è d'accordo dall'altra parte. E così si riscrive la storia di 529 anni fa, affidandosi poi a chi? Pseudo storici che però anche alla Casa Bianca hanno trovato le porte spalancate. Ma non è un caso che il gradimento degli americani per Biden scenda senza freni: facendo preoccupare addirittura la CNN, il network paladino dei leftists.