Meglio i 5Stelle come compagni di viaggio, oppure i “ribelli” di Azione (Calenda) e Italia Viva (Renzi)? Un bel dilemma per Enrico Letta e il suo Pd. Uscito rinfrancato dal risultato delle ultime amministrative, il segretario dem non ha fatto mistero di voler lavorare alla realizzazione del suo sogno: la nascita di un nuovo Ulivo. Un progetto di centrosinistra unito che, nelle intenzioni del duo Bettini-Zingaretti, avrebbe dovuto avere come perno la figura di Giuseppe Conte e come componenti l'asse giallorosso a tre composto da Pd, M5S e Leu.

Il risultato delle urne, però, ha messo in evidenza la debolezza dei pentastellati e il buono stato di salute dello schieramento liberal-riformista a trazione calendiana e renziana. Questo comporta inevitabilmente una rivisitazione degli originari piani di battaglia. In sostanza, il segretario del Pd è davanti ad un bivio: mollare i 5Stelle e andare con Iv e Azione, oppure proseguire lungo la strada dell'alleanza strutturale con i grillini?

Intervistato dall’Huffington Post, Carlo Calenda ha messo subito le cose in chiaro: “Un Ulivo a cinque stelle? Per amor di Dio, proprio no!" ha sbottato. “Letta ha visto i dati e si è reso conto che i Cinquestelle non solo sono inaffidabili e hanno posizioni diverse rispetto alle nostre, ma per giunta non hanno nemmeno i voti”, ha rincarato la dose, dal canto suo, a ilGiornale.it, il deputato renziano Michele Anzaldi.

Insomma: un gran bel rompicapo, per il leader del Nazareno, il quale sa bene che deve la sua recentissima elezione a deputato (alle suppletive di Siena) proprio ai voti di Italia Viva. In soldoni: se si vuole rifare l'Ulivo - sembra essere il mantra di questi giorni - gli interlocutori al centro non possono che essere Renzi e Calenda. Almeno questo è quanto ha sancito lo spoglio delle Comunali.

Per Letta è quasi un ultimatum. L'ex premier deve decidersi in fretta, anche perché ci sono le Politiche che incombono all'orizzonte: lasciare al suo destino il grande centro riformista, rinsaldando l’asse tra Pd e M5S oppure abbracciare renziani e calendiani scaricando per sempre i Cinquestelle. Da qui non si scappa.