DI PIETRO SALVATORI

È una linea di assoluta fermezza quella che Mario Draghi va ribadendo a chiunque lo abbia incontrato nelle ultime ore. Non c'è nessuno spazio affinché il governo possa varare una norma che preveda la gratuità dei tamponi per accedere al green pass, nessuna possibilità che il costo per chi deve accedere al luogo di lavoro ma non si è vaccinato ricada sulle tasche dei contribuenti. Lo ha spiegato a Matteo Salvini durante il colloquio che ha avuto in giornata con il leader della Lega, lo spiegherà, se ce ne sarà bisogno, ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil che stamattina sono stati convocati a Palazzo Chigi per fare il punto sui protocolli che entreranno in vigore da venerdì e discutere di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.

Le spinte da parte della maggioranza sono state insistenti, e si sono rafforzate nelle ultime ore. Beppe Grillo ha aperto un fronte anche sul lato giallorosso, accodandosi alla richiesta di Salvini e dando voce a un sentimento che accomuna un buon numero di parlamentari 5 stelle. Giuseppe Conte, che pur da uno dei palchi del suo tour elettorale aveva spiegato di essere favorevole alla gratuità dei tamponi, non ha seguito il fondatore su una strada che avrebbe trovato contrario il premier e gli alleati del Pd.

Draghi ha ben consce le difficoltà e i possibili cortocircuiti che da venerdì potrebbero paralizzare alcune aziende o addirittura alcuni settori. È per questo che a Palazzo Chigi si monitora attentamente la situazione in stretto contatto con il ministero del Lavoro, dove Andrea Orlando sta tenendo una lunga girandola di incontri per affrontare e risolvere le problematiche tecniche.

La lettera con la quale il Viminale ha aperto alla possibilità di tamponi gratuiti per i portuali di Trieste in rivolta non è stata accolta bene da buona parte del governo. "Io non capisco cosa gli sia saltato in mente - spiega una fonte dell'esecutivo - uno fa tanto per tenere una linea e poi si aprono falle così". L'effetto a catena è stato impressionante, e una dopo l'altra sono affastellate le rivendicazioni dei portuali di Genova, di Palermo, degli autotrasportatori (altro settore con un robusto tasso di non vaccinati) e via discorrendo. "È stato un brutto segnale", commentano dalla maggioranza, dove l'irritazione per la ministra Luciana Lamorgese, in difficoltà su più fronti negli ultimi giorni, è palpabile e costretta a specificare che l'invito a fornire tamponi gratuiti doveva essere inteso "solo per situazioni di grave difficoltà.

Draghi è comunque deciso a tenere il punto, pur conscio delle difficoltà politiche ma soprattutto organizzative, spinto da due ordini di motivi. "Perché è giusto", taglia corto una fonte di Palazzo Chigi. Il ragionamento è semplice: il paese ha riaperto grazie alla campagna vaccinale, e grazie ai vaccini il contagio è stato fortemente limitato. Draghi, Roberto Speranza e un po' tutto il governo hanno rivendicato il balzo in avanti dato dalla combinazione tra vaccini e green pass, e la gratuità dei tamponi disincentiverebbe quell'ulteriore balzo in avanti che è nelle speranze dell'esecutivo. Per dirla con un esponente dell'esecutivo, "la vera pacificazione nazionale è il lavoro, e senza vaccini e green pass niente lavoro".

C'è poi un discrimine politico che orienta le scelte del premier, e che anche Enrico Letta ha riassunto così: "I tamponi gratuiti sono un segnale molto negativo, che penalizzerebbe tutti coloro che hanno deciso di seguire le regole". Nella dicotomia tra aperturisti e rigoristi, tra favorevoli e contrari al green pass, linee di frattura in cui le sfumature si perdono e che negli scorsi mesi hanno segnato la demarcazione tra negazionisti e non, sia pur in misura minore rientra anche la decisione tra tamponi gratis o meno. E dopo i fatti di sabato scorso e le polemiche che ne sono seguite il via libera verrebbe interpretato come un cedimento rispetto alla linea del governo. Che rimane quella della fermezza.