di Manuela Repetti

Siamo tutti rimasti colpiti dalle immagini di quegli individui che hanno assaltato la sede della Cgil. Un attacco gravissimo, inaccettabile che mette in luce quanto l'esaltazione della disobbedienza, dell'infrangere le leggi e della violenza abbia preso il posto della concertazione, del confronto. Lo specchio di una larga parte di classe dirigente politica inadeguata, capace solo di alimentare i problemi e gli scontenti. Ma quel che mi ha colpita ancor di più è stata l'immagine dell'abbraccio di Draghi e Landini. Non casuale ma voluto, sentito.

La miglior risposta a quegli squallidi atti sovversivi. È un gesto simbolico, politico che colloca l'ex presidente della Bce e il segretario della Cgil dalla stessa parte. Un'immagine in controtendenza con il passato.

La fine delle ideologie, l'Europa come prospettiva comune delle forze progressiste e liberali, i comuni interessi a favore dello sviluppo produttivo di imprenditori e lavoratori, la responsabilità per la tutela degli interessi nazionali, e oggi anche la difesa della democrazia dagli attacchi eversivi, accomunano Draghi e Landini in un abbraccio che dice molto dell'Italia di oggi e di domani.

In fondo, Draghi e Landini sono due personalità che più di chiunque altro conoscono la realtà sociale del nostro Paese. Entrambi conoscono a fondo la realtà del mondo produttivo, il disagio che percorre sia gli imprenditori che i lavoratori, la forza della nostra economia ma anche i tanti nodi irrisolti che ancora impediscono una crescita stabile, capace di superare le tante e troppe diseguaglianze ancora esistenti.

Due personalità in grado di comprendersi e di stabilire un raccordo utile e costruttivo con un patto per l'Italia che costituisca la premessa per uscire dalla crisi, in un'Europa che è destinata a cambiare, anche e soprattutto, se l'Italia saprà dimostrare di uscire dalla pandemia con una nuova classe dirigente più competente e responsabile.