Gente d'Italia

‘La Terra promessa’ degli italiani a Buffalo ha sostituto C. Colombo

È il nome del nuovo monumento, per ora ancora in argilla, che dal 2023 riempirà il vuoto lasciato da quello del navigatore, rimosso e poi nascosto dopo mesi di vandalismi e proteste. È stato scelto dalla Federation of Italian-American Societies del Western New York per celebrare le famiglie degli emigranti arrivate in città: il primo fu un ex rivoluzionario che poi aprì un negozio dove vendeva gabbie per uccelli.
di SANDRA ECHENIQUE
Prima le proteste, poi tanta vernice rossa portata da decine di vandali, quindi la decisione della città di Buffalo. Addio Cristoforo Colombo che per decenni era stati lì nel Columbus Park, orgoglio degli italo-americani, una maniera per ricordare e celebrare l'impegno, il lavoro duro, i successi dei nostri emigranti e dei loro figli. Oggi a Buffalo la statua del navigatore genovese non c'è più, portata via dall'amministrazione comunale per per paura lo scorso luglio (in attesa di sapere dove sarà riposizionata, di sicuro da qualche parte, lontano dal pubblico) lasciando la comunità orfana di un grande simbolo. Ma dopo oltre un anno di assenza, la Federation of Italian-American Societies of WNY (Western New York) non potendosi più appellare alla libertà nella 'Land of Freedom' è stata obbligata a cercare una soluzione alternativa. E l'ha trovata ne 'La Terra Promessa', la nuova statua che tra un anno e mezzo dovrebbe essere messa sul piedistallo che per tanto tempo aveva mantenuto 'vivo' Colombo. L'annuncio è arrivato la settimana scorsa nella tradizionale cena annuale che la federazione organizza nella settimana del Columbus Day. Per ora è ancora un monumento di argilla, presto diventerà realtà. È stata concepita dall'artista Henry Corsi Smith e raffigura una famiglia italiana, quella di un tempo: padre, madre, figlio e la valigia. Rappresenta gli avi in arrivo appunto in quella che una volta per tanti italiani era la terra promessa. "Il ragazzino - ha spiegato Peter Lojacono, presidente della Federation - con il dito indica forse gli Stati Uniti, oppure Buffalo...". Un cambiamento certo non dettato dalla volontà della comunità italo-americana, ma al quale la stessa è stata costretta da chi vuole un mondo solo per se stessi. Così vista la situazione, è partita una raccolta fondi per affrontare le nuove spese, che è ancora aperta: per la nuova statua, ma anche per quella di Colombo perchè si spera possa essere ospitata in un nuovo museo con la speranza che chi protesta non si opponga anche a questa soluzione. Buffalo, seconda città più grande dello stato di New York, l'area metropolitana supera il milione di abitanti, ha una lunga storia italiana. Fondata nel 1789, nel 1850 aveva una popolazione composta di 7 connazionali che nel 1892 divennero 2.500 per poi nel 1900 superare quota 6.000 arrivando, e siamo nel 1930, a toccare le 20.000 unità. Ma la storia di Buffalo parla molto più italiano di quello che possono raccontare le migliaia di abitanti: infatti fu un milanese, Paolo Busti, che nel 1802, pur non risiedendo lì, si incaricò di concepire un piano architettonico per la città. Ma curiosa è anche la storia del primo italiano che si stabilì a Buffalo: era il 1848 si chiamava Luigi Chiesa, divenne Louis Church ed era un ex rivoluzionario che poi per vivere aprì un negozio dove vendeva gabbie per uccelli e trappole per topi. Non parlava inglese e nessuno a Buffalo conosceva l'italiano, ma presto divenne un sostenitore e promotore dell'immigrazione italiana in città. "Chiesa - così nel 1904 il Buffalo Express raccontò la sua vita - divenne un autoproclamato agente dello Zio Sam per l'immigrazione".
Successivamente il commerciante di vini John Roffo, il primo a stabilirsi nella zona che poi divenne 'Little Italy' seguito da Louis Onetto, che prima di arrivare possedeva una fabbrica di maccheroni. All'inizio erano soprattutto genovesi, poi furono superati, in numero, da siciliani e napoletani. "Il Mosé italiano che guidò i siciliani nella terra promessa - riportò un altro quotidiano The Express - fu Frank Baroni: arrivò nel 1882 da Valledolmo (provincia di Palermo ndr) e scrisse subito a familiari e amici incoraggiandoli a raggiungerlo".
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