Gente d'Italia

Ricordando la regina Nefertiti

di Pierpaola Merledandri

Tanto tempo fa, una striscia di terra fertile, si strappava al deserto, alle aspre catene montuose, snodandosi lungo il corso del Nilo; le coltivazioni erano legate a fenomeni naturale ed atmosferici: le piene del fiume e le piogge equatoriali. Lo straripare del fiume invadeva dolcemente la pianura produce un terriccio fangoso, contenete un notissimo fertilizzante: il limo. Si formava un terreno particolare quello che gli Egizi chiamavano “terra nera”, ove con l’ausilio di semplicissimi strumenti agricoli si poteva coltivare e giungere alla raccolta di cereali, legumi, ortaggi, frutta; oltre, lungo il fiume, la vegetazione spontanea e di palme da datteri, tamarindi, ove le acque erano ricche di pesce. Tanta abbondanza debellava la fame e consentiva alla popolazione di crescere e svilupparsi.

In Egitto regnò Nefertiti, la più celebre Regina dopo Cleopatra. La sua bellezza ha nei secoli suscitato interesse, il suo nome significa, tra i vari attribuiti, “È giunta la Bella”: nel 1912, l’archeologo tedesco Ludwig Borchardt ritrovò un suo busto in un laboratorio di scultura ad Amarna. La scultura è icona moderna, archetipo dell’eterno femminino: il volto della sovrana è bellezza, mistero, misticismo, armonia: la pietra non risente del logorio del tempo, l’emozione continua a pervadere gli occhi di chi vi sofferma lo sguardo. Un busto rinvenuto dagli scavi è esposto al Museo di Berlino: un’opera incompiuta, di circa cinquanta centimetri, un altro ritratto è nei padiglioni del Museo del Cairo.

 

La straordinaria e affascinante Regina della XVIII dinastia e fu moglie di un Faraone rivoluzionario, in un certo senso “eretico”: Akhetaton. La sua vita è densa di mistero: forse sarebbe figlia di Amenhotep III e della regina Tuya, ma nessun richiamo storico o bibliografico rivela i nomi dei suoi genitori: oppure discendente diretta di Ay, prima ufficiale e visir di Amenopeth III. Altrettanto leggendaria è la morte, intorno al dodicesimo anno del regno di Akhenaton: la sua tomba non è mai stata reperita, il Faraone Akhenaton, avrebbe voluto la sua effige riprodotta sui quattro angoli del sarcofago, ornandolo delle quattro dee note alla religione egizia: Iside, Nephthys, Selket e Neith.Akhenaton, passò alla storia come il primo faraone monoteista, promotore di una rivoluzionaria riforma di cui si suppone che la stessa Nefertiti sia stata l’artefice. Nefertiti, amatissima dal popolo, fu già deificata mentre era in vita, la gente d’Egitto si rivolgeva a Lei, piuttosto che al Faraone, assorbito dalla sua riforma religiosa che portava avanti con l’ostilità della casta sacerdotale e dei tanti nemici, che vedevano minato potere e tradizione secolare.
Nefertiti influenzò sicuramente il marito che promosse la fede in Aton, raffigurato dal disco solare radiante: innovazione unica che contrappose l’adorazione di un solo dio alla tradizionale fede politeista. La rivoluzione religiosa scaturì anche da motivi politici: i sacerdoti del tempio di Amon a Karnak erano diventati troppo potenti, il Faraone ai confini del deserto, innalzò le fondamenta di un superbo palazzo, noto come lo “Splendore di Aton”; lo fece per liberarsi dall’egemonia del clero tebano, minaccia per la sua stessa autorità. Con l’intento di rappresentare la nuova religione ai sudditi, Nefertiti radunò gli artisti del regno tentando rinnovamento anche in campo figurativo, ove la raffigurazione di Aton riprendeva e sviluppava il concetto del principio maschile del sole, contrapposto a quello prettamente femminile della luna: i due principi si sarebbero fusi in una sola entità, il dio Aton, dispensatore entrambe le energie.

La Regina, grazie anche alle sue notevoli capacità politiche, sostenne, sino in fondo il Faraone eretico, diventando l’effettiva guida del Paese. La rivoluzione monoteista fallì: impossibile scardinare una tradizione religiosa di secoli, Aton avrebbe eliminato divinità come Horus e Osiride e tutto il pantheon dei numi egizi, insinuando anche il dubbio sulla sopravvivenza dopo la morte. Fu così che Amenophis IV, preso atto del fallimento tornò a Tebe, Nefertiti non lo seguì rimase ad Akhetaton a curare l’educazione del futuro Thut AnkAmmon, figlio di Akhenaton e di un’altra donna, che aveva sposato la terzogenita delle sue figlie. Nefertiti visse gli ultimi anni della propria vita in uno dei palazzi di Akhetaton, rimasta isolata, circondata da pochi fedelissimi e in difficoltà; dopo tanta venerazione nella sua breve vita, fu, di fatto, ostracizzata, tanto da terminare la sua esistenza pressoché in solitudine. Nefertiti scomparve prematuramente, in circostanze misteriose, divenendo nel tempo un mito. La sua Stella brilla e brillerà sempre: persino un asteroide Near-Earth 3199, di 2,2 chilometri di diametro, scoperto nel 1982 da Carolyne e Eugene Shoemaker, porta il suo nome.

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