Gente d'Italia

Comunali 2021, analisi di un voto dimezzato: così la gente ha voltato le spalle alla politica

Un voto...dimezzato, da prendersi con il più classico dei beneficio dell'inventario. Il verdetto delle ultime amministrative, al di là dell'indiscutibile successo riscosso dal centrosinistra (con relativo crollo del centrodestra), che ha vinto in 8 Comuni capoluogo su dieci tra quelli chiamati alle urne per l'elezione dei sindaci, va comunque interpretato alla luce del flop dell'affluenza. Ai seggi, infatti, si è recato il 44% degli aventi diritto contro il 66,19% di cinque anni fa.

In pratica poco meno di un italiano su due ha espresso la sua preferenza per questo o per quell’altro candidato. Mai in Italia, nel dopoguerra, le urne avevano visto così poca gente, sintomo di uno scollamento forte, sempre più prepotente tra il corpo elettorale e le istituzioni della Repubblica. Che si tratti di Regione o di Municipalità, il risultato non cambia: la gente, semplicemente, ha scelto di non votare. Colpa di una politica "urlata", fatta di battibecchi e critiche contro l'avversario. Una politica orfana dei vecchi partiti e delle scuole in cui, un tempo, si formavano i loro dirigenti. Una politica priva di proposte concrete, che preferisce cavalcare più comodi e redditizi temi da salotto, lontani, però, anni luce dai bisogni e dai problemi reali della popolazione.

Tra no green pass e sì green pass, manifestazioni (violente) di piazza e solite comparsate in tv (o a mezzo social network), ci fosse stato un politico, in questi mesi di campagna elettorale, preoccupato delle bollette (luce e del gas) che aumentano, dei posti di lavoro che spariscono, delle tasse da pagare (soprattutto in questa fase dell'anno, quando il fisco esige le sue gabelle) e dello stipendio che non arriva a fine mese? Macché. Meglio simulare zuffe di quelle al vetriolo, mandandosi allegramente a quel paese e tirare in ballo, perché no, l'immancabile spettro del fascismo redivivo.

Risultato: la gente ha iniziato a rompersi i cosiddetti voltando le spalle ai rappresentanti del popolo (cui la ricca diaria continua, nel frattempo, ad essere garantita!) fino a decidere si sfiduciarli con il “non voto”. E’ accaduto nelle province e nelle periferie delle grandi città dove sovente i seggi sono stati proprio disertati.

Morale della favola: tutti bocciati e governo della “cosa pubblica” affidato alle scelte di una minoranza che, a conti fatti, rappresenta si e no un terzo del corpo elettorale nazionale. Tirata d'orecchie? No, è uno schiaffo in piena regola alla democrazia tricolore

Exit mobile version