Gente d'Italia

Made in Italy nell’anno del record, con export da 500 miliardi di euro

di Franco Esposito

Il vino italiano con sette miliardi fa da traino all'alimentare. L'export come chiave di volta del settore. La crescita è del 10,2% in sette mesi. Ma la clamorosa, poderosa ripresa del made in Italy è tutta nei numeri. Estremamente significativi, inattesi nelle proporzioni. L'Export nell'anno record. Cinquecento miliardi di made in Italy sono andati all'estero. Sì, 500 miliardi di euro, nessun dubbio di lapsus, avete letto in maniera corretta, amici lettori.

Una formidabile rincorsa. In recupero anche la moda, export a 15 miliardi. I dati migliori da Cina, +70% e Francia, +29%. Il Paese transalpino è il primo mercato di sbocco del tessile-moda italiano, con il 29,4%. Valori a due cifre anche per Cina, Svizzera, Usa, Spagna, Hong Kong, Russia, Corea.

Da giugno, con l'occhio e il pensiero alla performance dei dodici mesi, siamo già oltre il massimo raggiunto nel 2019. Crescite a doppia cifra verso Cina e Germania, tra gennaio e agosto, per quanto riguarda alimentari e metalli. Un ulteriore autentico traino, questo. Nei dodici mesi compresi tra settembre 2020 e agosto 2021 sono stati raggiunti 494 miliardi e il bilancio è in forte crescita. Addirittura fortissima.

Dicembre è il mese che di solito funziona da spartiacque. Consente di mettere a confronto i dati storici con quelli più recenti. Ma il bilancio annuo delle vendite italiane oltre confine esprime già da tempo, e non c'è bisogno di aspettare dicembre, per sapere che, in materia di export, questo è il livello di sempre più alto, mai toccato prima. I livelli pre Covid sono stati già superati a giugno. Progressivo l'irrobustimento nei mesi successivi, settembre 2020-agosto 2021, ultimi dati disponibili.

Il made in Italy è arrivato a quota 500 miliardi circa (494), bilancio che tende a salire e migliorare di mese in mese. Le commesse navali, a luglio, una tantum, hanno raggiunto il singolo valore più alto di sempre: 49 miliardi. Il trend complessivo, in assenza di brusche inversioni di rotta, non previste peraltro, segnerà un progresso complessivo del 6% rispetto all'analogo periodo del 2019. I 17 miliardi aggiuntivi delle attività manufatturiere sono distribuiti in più comparti. Tra cui spicca, ovviamente, il tessile-abbigliamento. L'unica area che stenta a riavvicinarsi al livello pre pandemia.

Crescite diffuse sono visibili quasi ovunque. Nell'elettronica, nei mezzi di trasporto, nei mobili e nella gamma-plastica. Ma la star settoriale vera è l'area dei metalli. Protagonista con un balzo del 18%. Con i listini, ad onor del vero, più volte ritoccati verso l'alto. Per tenere conto, però quasi mai in maniera integrale, dei rilevanti aumenti delle materie prime.

Oltre ai metalli, corre alla grande in particolare l'area alimentare-bevande. Il progresso è del 15%, traducibili in quattro miliardi di incassi per le imprese. Laddove il Regno Unito, forse anche per effetto Brexit, acquista oltre un miliardo di merci in meno. Colpita in maniera forte dalla pandemia, l'India presenta numeri in forte calo rispetto al 2029. E la Cina? Primo Paese ad entrare e primo a uscire dall'emergenza, presenta la riscossa più evidente. Pechino ha incrementato lo shopping di merci italiane quasi del 20%.

Crescita a doppia cifra anche per la Germania; meno la Francia, Stati Uniti e Svizzera sono in progresso poco al disopra della media. Mentre l'auto è costretta a una cascata che frena migliaia di componenti. La domanda è: durerà? Il dimezzamento della produzione di auto in Germania, a settembre, è un campanello d'allarme. Solo quel mese vale 207 mila vetture in meno rispetto alla produzione del 2019.

Frenata evidente anche nel campo della componentistica elettronica, e non solo. Numerose aziende costrette più volte a rallentare (e talvolta a congelare) l'attività produttiva per l'impossibilità di completare assemblaggi e processi produttivi. Come provato dall'ultima rilevazione Istat: segnalati ostacoli all'export nel terzo trimestre per effetto dei tempi di consegna prolungati attorno al 14,6% delle aziende. Cinque volte la media storica degli ultimi anni.

Nel rimbalzo dell'export, come già evidenziato, la spinta più vigorosa arriva dal settore agroalimentare. Nei primi sette mesi dell'anno, il vino ha messo a segno una crescita di oltre il 15%. Un formidabile ritorno a livelli superiori anche a quelli pre pandemia. Il vino italiano sta spingendo l'intero comparto agroalimentare verso 50 miliardi di fatturato all'estero a fine 2021.

Una forte spinta è venuta dagli Stati Uniti (+15,2%), dalla Svizzera (+9,7%), dalla Germania (+6,4%) e dalla Francia (+6,3%).

Malgrado il caro materie prime e le difficoltà logistiche e nei trasporti. L'impegno più forte è richiesto nella difesa agli attacchi sulla Dieta Mediterranea, in larga parte rappresentata da prodotti made in Italy.

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