Nel piccolo paese di Temù girava voce di rituali satanici in una casa diroccata a cui avrebbe partecipato Mirto Milani, fidanzato e amante delle due figlie della donna uccisa

DI ANOINIMO NAPOLETANO

Spunta anche la pista satanista nel giallo dell'omicidio di Laura Ziliani, che da oltre cinque mesi sta tenendo gli italiani col fiato sospeso. A sollevare il sospetto sono state due seguitissime trasmissioni televisive, “Storie italiane” su Rai Uno e “Mattino Cinque” su Canale 5, che hanno raccolto testimonianze di abitanti di Temù, il piccolo paese in provincia di Brescia dove si è consumato il delitto. Ma per comprendere cosa c'entrino sette sataniche e messe nere nell'omicidio della vedova e benestante 55enne bisogna fare un passo indietro e ricostruire l'intera vicenda.

Laura Ziliani è scomparsa dalla sua casa di vacanza, a Temù, l'8 maggio. A denunciare il fatto sono state due delle sue tre figlie, Silvia e Paola Zani, di 27 e 19 anni. Riferirono che la madre quella mattina presto era uscita per una escursione in montagna e non aveva più fatto ritorno. Per settimane furono passati al setaccio boschi e campagne nei dintorni senza trovare traccia della donna. L'8 agosto un bambino che sta facendo un giro in bicicletta coi genitori scorge un corpo sulla riva del torrente Oglio: è il cadavere della Ziliani, parzialmente coperto da terriccio. Nonostante fossero passati tre mesi, il corpo non presentava segni di avanzata decomposizione né era stato aggredito da animali selvatici o da insetti, circostanza che fa ritenere agli investigatori che non sia rimasto esposto alle intemperie per tutto quel tempo: qualcuno lo ha portato lì molto dopo la morte. Inoltre, la donna risultava semisvestita e con indosso i resti di una vestaglia, abbigliamento casalingo e non adatto ad una escursione in montagna. L'autopsia ha appurato che la donna non aveva segni di lesioni ma aveva ingerito una overdose di bromazepam, un potente narcolettico, che l'aveva pesantemente addormentata ma non poteva averne causato la morte. Ziliani, secondo i medici legali, sarebbe stata narcotizzata e poi soffocata con un cuscino.

Gli inquirenti già da settimane avevano sospettato delle due figlie della Ziliani, i cui telefoni erano stati messi sotto intercettazione, assieme a quello di Mirto Milani, 27 anni, fidanzato della figlia maggiore della donna, Silvia Zani, ma amante segreto della figlia minore, Paola. Un triangolo perverso nel quale sarebbe maturato il piano diabolico per far fuori la madre. Il 21 settembre i tre vengono arrestati con l'accusa di aver pianificato l'omicidio della Ziliani e di averne occultato il cadavere. Il movente, secondo gli investigatori, sarebbe economico: i tre giovani volevano controllare l'ingente patrimonio della donna, proprietaria di numerosi appartamenti e di un bed & breakfast.

Manca però un tassello: dove hanno tenuto il cadavere della donna fino al ritrovamento? Non nella casa della Ziliani, che gli investigatori avevano già da subito perquisito. E qui entra in gioco la pista satanista. E le voci di paese che indicano in Mirto Milani una personalità controversa, che avrebbe soggiogato le due sorelle Zani. Nullafacente, Milani ha la passione per la musica sacra e il canto lirico, si esibisce ogni domenica nel coro della locale chiesa. Ma in paese da tempo si vocifera della sua partecipazione a riti misteriosi e messe nere che si terrebbero in una cascina abbandonata, chiamata “Casa delle croci”. Si tratta di un edificio di quattro piani abbandonato dall'inizio degli anni '70, senza porte e finestre. Al suo interno si trovano scritte blasfeme e croci capovolte disegnate sui muri con della vernice rossa, oltre che resti di lumini e ceri. In paese si dice che in alcune notti estive si vedano luci di candela all'interno della “Casa delle croci” e che “persone strane” la frequentino per rituali oscuri, forse messe nere. Tra di loro, appunto, anche Mirto Milani. L'immobile si trova a circa metà strada tra la casa della Ziliani e il luogo del ritrovamento del cadavere. Riti satanici o meno, potrebbe comunque essere il posto adatto a nascondere un corpo per qualche tempo, prima di portarlo sul greto del fiume per inscenare maldestramente un malore durante un'escursione. Particolare raccapricciante: la mattina della scomparsa le due sorelle, con l'auto di Mirto Milani, si sono recate in una discarica per buttare due materassi, che poi son andati distrutti prima che gli investigatori potessero acquisirli. Forse proprio con quei due materassi è stato portato fuori di casa il corpo di Laura Ziliani per nasconderlo altrove.

Per quanto gli inquirenti siano sicuri che il corpo abbia avuto due distinte “sepolture”, sull'ipotesi della “Casa delle croci”, avanzata da inchieste giornalistiche la scorsa settimana, ancora non si pronunciano e non hanno al momento avviato alcuna attività di accertamento sull'immobile in questione. Il giallo continua.

Nel mirino del terzetto anche la terza figlia disabile

Erano preoccupati che potesse essere affidata a un tutore estraneo: “Non li perdonerò mai”

C'è una terza sorella nella storia tormentata della famiglia di Laura Ziliani. Si chiama Lucia ed è la secondogenita della donna uccisa a Temù. La ragazza soffre dalla nascita di una forma di disabilità che l'ha resa completamente dipendente dalle cure della madre. Oggi è lei la principale parte lesa dall'omicidio di cui sono accusate le due sorelle e il fidanzato della primogenita (ma amante segreto della terzogenita). Nell'ordinanza di custodia cautelare il gip, oltre che accusare i tre del terribile delitto, imputa loro anche il fatto di aver “privato Lucia Zani, disabile e in tutto dipendente dalla madre, dell'unico genitore superstite”. Allo stesso tempo, i tre erano preoccupati che il disegno criminale, pianificato, secondo l'accusa, per poter gestire liberamente il patrimonio immobiliare della madre, potesse essere messo in pericolo proprio da quella sorella. Dopo la morte della Ziliani, infatti, Lucia avrebbe potuto essere affidata ad un tutore legale, con ogni probabilità la nonna o uno zio. Scrive il gip: “L'eventuale nomina di un parente estraneo alla stretta cerchia familiare come tutore avrebbe impedito agli indagati di amministrare a loro piacimento il patrimonio immobiliare”.

Una preoccupazione rilevata dalle conversazioni telefoniche intercettate.

Lucia, dal canto suo, ha parole durissime per le due sorelle e Mirto: “Sono felice che li abbiano arrestati ma non avranno mai il mio perdono. Io e la mamma eravamo inseparabili”, ha detto in una intervista al Corriere della Sera. “Sto male perché l'hanno ammazzata loro – dice - le mie sorelle e quel cretino di Mirto. Non me l'aspettavo proprio, io pensavo che fosse morta per cause naturali o per un incidente... mi hanno nascosto così tante cose che non so... perderla così è un cosa che non riesco a pensare”. Poi Lucia racconta dei dissidi tra le sorelle e la madre. La Ziliani le manteneva entrambe, ma nonostante questo Silvia e Paola Zani chiedevano sempre più soldi e insultavano la mamma e anche la nonna, accusata dalle due di “essere perfida come un serpente”. “Trattavano molto male la mamma, soprattutto Silvia si arrabbiava spesso con lei, perché dicevano che lei non le manteneva, non dava loro abbastanza soldi, questo soprattutto Paola. Si arrabbiavano spesso anche con me: hanno lo stesso carattere del papà che era violento e cattivo. Ma non pensavo sarebbero mai arrivate a tanto”. Quanto a Mirto, ultimamente si intrometteva sempre più spesso nella gestione degli affari di famiglia: “Mia mamma non ci andava d'accordo e mia nonna lo odiava”, ricorda Lucia.