La star di Hollywood Richard Gere testimonierà al processo della Open Arms contro il leader della lega Matteo Salvini. La procura all’inizio si era opposta alla presenza di Gere tra i teste, ma il legale di Open Arms, che aveva citato l’attore americano, aveva ribadito: “Gere è stato a bordo della nave il 9 agosto 2019 e ci può riferire quali fossero le situazioni complessive a bordo”. La chiamata dell’attore tra i teste non è stata apprezzata da Salvini, che ha irriso Gere.​ “Ditemi voi quanto è un serio un processo dove verrà da Hollywood a testimoniare sulla mia cattiveria Richard Gere. Spero che duri il meno possibile perché ci sono cose più importanti di cui occuparsi” ha commentato il leader della Lega.​

 

La testimonianza di Gere al processo di Open Arms è una riprova del decennale impegno dell’attore americano a sostegno di cause civili. Un impegno che dura sin dagli anni ’70 e che si è focalizzato sulle tematiche più diverse: da quelle socio-ambientali a quelle sanitarie, da quelle culturali a quelle politiche.

 

L’impegno a favore di migranti e senzatetto - Hanno fatto il giro del mondo foto e video dell’attore pluripremiato che nell’agosto 2019, prima dello sbarco della nave bloccata nelle acque di Lampedusa con 138 persone, è salito a bordo in segno di solidarietà e per portare viveri, pagati di tasca sua. “Queste persone sono angeli. Sono sopravvissute alla Libia, alle tragedie e ai traumi, anche solo per raggiungere le imbarcazioni” ha dichiarato il protagonista di Pretty Woman.

 

Ma Gere ha mostrato una particolare attenzione nei confronti dei migranti già nel 2016, quando, prima di recarsi a Taormina, in qualità di presidente onorario del Taormina Film Fest, ha fatto visita a Lampedusa e nell’hotspot dell’isola siciliana ha incontrato migranti e operatori del centro d’accoglienza con i quali ha condiviso un pranzo.​

 

Nel 2019 Gere si è poi schierato a favore del popolo curdo, aggredito dal regime turco di Erdogan, dopo l’abbandono dei soldati americani deciso da Trump e il barbaro assassinio della patriota Hevryn Khalan, co-segretaria generale del Partito del Futuro siriano. “Come americano mi vergogno delle scelte fatte in fretta​ dal nostro Presidente senza tener conto delle alleanze. Sono molto imbarazzato e addolorato per quello che sta succedendo in Siria” ha detto Gere. “Il​ rispetto degli esseri viventi è più importante di ogni altra cosa e ci riguarda tutti. La mia è una semplice umana reazione a ciò che sta accadendo, nei confronti degli esseri umani e del pianeta” ha aggiunto.​

 

Sentito, da parte di Gere, anche l’impegno nei confronti dei sentatetto. Nel 2014, per il film “Time Out Of Mind” - uscito in Italia con il titolo “Gli invisibili” - l’attore si é trasformato in un senzatetto di New York, per raccontare le storie dei veri homeless della Grande Mela. Gere, grazie alla collaborazione con l’associazione Coalition for the Homeless, ha frequentato diversi rifugi e ha trascorso molte ore in strada con loro. È stato così credibile che un giorno, una turista francese, non riconoscendolo, gli ha offerto una fetta di pizza.

 

La battaglia contro l’Aids - Tra le​ battaglie battaglie prioritarie dell’attore c’è quella contro l’Aids. Fin dagli anni Ottanta il protagonista di Pretty Woman ha sempre finanziato la ricerca e ha continuato a dedicarsi ad iniziative ed eventi di sensibilizzazione, soprattutto in India, terzo Paese al mondo per numero di contagi da virus Hiv. Ha contribuito alla realizzazione di una struttura dedicata a donne e bambini affetti dalla malattia, l’Aids Care Home e ha lanciato una fondazione, la Gere Foundation India Trust.

 

In un’intervista a amFar (The Foundation for Aids Research) del 2010, l’attore ha detto di aver scelto di dedicarsi alla battaglia contro l’aids in India perché all’epoca “nessuno sapeva come affrontarla e perché la sua voce poteva essere in grado di mobilitare comunità influenti”. “Al di fuori delle organizzazioni non governative, molti membri della società indiana stavano essenzialmente chiudendo un occhio sulla questione. Sembrava ovvio che se avessimo mobilitato le comunità che avevano influenza, saremmo stati in grado di fare una differenza” ha dichiarato.

 

L’impegno per il Kosovo- el 1999, in occasione di una sua visita in un campo profughi del Kosovo, Gere ha sollevato a livello internazionale la questione dei rifugiati di una guerra che era allora in corso. Gere ha sollecitato un intervento della comunità internazionale in loro sostegno. “Considerando che i bombardamenti sono guidati dagli Stati Uniti e dagli inglesi, il loro impegno a prendere i rifugiati deve essere molto, molto più grande. Spetta sicuramente ai Paesi sviluppati del mondo, in particolare ai Paesi della Nato, assumersi molte più responsabilità di quante ne abbiano” ha dichiarato critico, l’attore americano.​

 

A distanza di anni l’attore ha affrontato nuovamente l’argomento nel film “The Hunting Party”, uscito nel 2007, tratto da una storia vera. Nel film ha interpretato Simon Hunt, giornalista sulle tracce del criminale di guerra più ricercato della Bosnia soprannominato “la volpe”, ricalcato sulla storia del latitante Radovan Karadzic, poi arrestato nel 2008. Nel 2012 Gere ha ricevuto dalle mani dell’allora presidente dell’Albania, Bamir Topi, una medaglia d’onore per aver mantenuto alta l’attenzione sul Kosovo e per aver fatto conoscere al mondo il dramma dei kosovari.​

 

Le campagne a favore dell’indipendenza del Tibet​ - i fede buddista,​ Richard Gere ha anche supportato diverse campagne a favore dell’indipendenza del Tibet. È il cofondatore della Tibet House e presidente dell’International Campaign for Tibet, oltre ad essere un fervente sostenitore del leader spirituale del Paese, il 14esimo Dalai Lama. Già nel 1993, dal palco degli Oscar, ha denunciato l’operato del governo della Cina. Per le sue dichiarazioni non ha mai più potuto partecipare alla cerimonia come presentatore, oltre a vedersi vietato l’ingresso al territorio della Repubblica popolare cinese.

 

In occasione delle Olimpiadi di Pechino, nel 2008, ha invitato le persone ad osservare un “boicottaggio emotivo” nei confronti del Paese asiatico. “La Cina dovrebbe subire un boicottaggio delle sue amate Olimpiadi di Pechino se gestirà male le proteste in Tibet. Il mondo non dovrebbe premiare le persone che sono così cattive con la propria gente” ha affermato l’attore in quell’occasione. Nel luglio 2020 ha parlato davanti a una sottocommissione del Senato Usa sull’impatto della censura cinese sugli interessi economici degli Stati Uniti, e in particolare sul Tibet.​ L’attivista sociale è stato tra i quattro testimoni convocati per l’audizione su “La censura come barriera non tariffaria al commercio” tenuta dalla Commissione delle finanze del Senato per il commercio internazionale, le dogane e la competitività globale.​ Gere ha sottolineato che “la censura della Cina funziona attraverso il suo rifiuto di dare a giornalisti, imprese e cittadini americani lo stesso grado di accesso alla Cina di cui godono le controparti cinesi negli Stati Uniti”. “Il governo cinese limita fortemente l’accesso al Tibet per gli americani, inclusi giornalisti e politici, come nessun’altra area della Cina, mentre i cittadini cinesi non affrontano tali limitazioni quando visitano gli Stati Uniti.​ Vanno dove vogliono” ha affermato Gere. L’attore, durante l’audizione, ha detto anche che diverse persone all’interno dell’industria cinematografica cinese gli hanno riferito di non poter lavorare con lui. Un’eventuale collaborazione con l’attore infatti metterebbe fine alle loro carriere.​

 

L’impegno a favore dei popoli indigeni- Gere si è anche impegnato a dare voce a persone che vivono situazioni di estrema difficoltà e non riescono ad essere ascoltati dei leader mondiali. Per questo motivo ha collaborato in diverse occasioni con l’associazione Survival International, che difende i diritti umani delle popolazioni indigene di tutto il mondo. Tra quelle ci sono stati gli Jumma, una tribù del Bangladesh alla quale il governo ha progressivamente sottratto le terre in cui vivevano, attuando una dura repressione dagli anni 70′ fino al 1997, anno della firma di un accordo di pace. Gere ha contribuito poi alla redazione delìl libro​ We Are One: A Celebration of Tribal Peoples, pubblicato nell’ottobre 2009. Il tema trattato dal libro è proprio la persecuzione nei confronti delle popolazioni indigene e la perdita delle loro terre e come tali ingiustizie si riflettono sul rapporto dell’umanità con la natura e sulla capacità di sopravvivere.​ I diritti d’autore derivanti dalla vendita del libro sono andati all’organizzazione per i diritti degli indigeni Survival International.​

 

La costruzione di scuole e ospedali - Da chitarrista autodidatta e collezionista di strumenti, in oltre 40 anni ha messo da parte un centinaio di chitarre, di cui alcune molto rare e appartenute a musicisti e cantanti mitici quali Bob Marley e Albert King. Per finanziare la costruzione di ospedali, cliniche e scuole in tutto il mondo, nel 2011 ha messo in vendita la sua collezione, raccogliendo oltre 936 mila dollari.​

 

Le organizzazioni umanitarie con cui ha lavorato - La filantropia di Richard Gere include il lavoro con una varietà di organizzazioni umanitarie. Tra queste Amfar, Amnesty International, medici Senza Frontiere, Human Rights Watch, J/P Haitian Relief Organisation, Croce Rossa Internazionale, Oxfam America, Movimento della Mezzaluna Rossa.