di Franco Esposito

Eletto sindaco di Roma, Roberto Gualtieri procede con immediatezza alla verifica dei crediti non più esigibili dall’amministrazione comunale. Mancano trentacinque milioni e urge un censimento degli immobili di proprietà del Comune di Roma. Il neo sindaco, già ministro dell’Economia, intende procedere in questo modo, nell’ambito di quella che è identificabile come “la beffa delle case popolari”: fermare l’accumulo di altri affitti non pagati e procedere all’investimento in nuovi alloggi e manutenzione. 

L’occupazione impropria delle case popolari è uno degli scandali che popolano la vita a Roma. Tantissime quelle assegnate a titolari di hotel e supermercati, e dagli stessi occupati con pagamento di canoni ridicoli. Bassissimi. Nella lista dei morosi c’è chi dichiara 182mila euro. Gli appartamenti vuoti sono requisiti e occupati dai clan. 

Il credito del Comune di Roma è di un miliardo e 64 milioni, al 31 agosto 2021. Di questi, 481 milioni sono considerati ormai inesigibili. In sola parola, persi. La quota degli immobili che risultano occupati abusivamente a Roma ha raggiunto il 13 per cento. In centro la percentuale sale addirittura al 22 per cento. Il reddito annuo dichiarato da un inquilino che ha accumulato un debito di 227 mila euro è 98 mila euro. La cifra si riferisce ad affitti non pagati. 

Tra i morosi ci sono persone in grado assolutamente di pagare. Una signora, per dirne soltanto una, nell’ultima dichiarazione dei redditi ha riportato entrate per 182 mila euro. Sfacciata e arrogante evidentemente ha aperto un contenzioso con l’Azienda Territoriale per l’Edilizia del Comune di Roma. Il motivo? Gli affitti non versati che raggiungono la somma poderosa di 103 mila euro. Ma c’è chi ha fatto di peggio. 

Un signore – con reddito di 98 mila euro all’anno – ha un debito con Ater di 250 mila euro. Non ha mai pagato una rata. Somme, queste, che Ater pensa ancora di poter incassare, povera illusa. Il signore in questione è stato inserito in un piano speciale “per il recupero delle morosità”. L’ennesimo piano messo a punto nel corso degli anni. Dovrebbe portare a entrate pari a 330 milioni di euro. Dovrebbe, ma non è detto che tutto accada come Ater correttamente auspica. 

Trecentotrenta milioni sono tanti soldi, ma non quanti il Comune di Roma considera ormai persi: 481.994.357 euro. In via dei Fienili, il Comune possiede due appartamenti. Un’anziana signora disabile abita quello al primo piano. Ha concordato un canone di affitto molto basso, in considerazione della sua precaria condizione di salute. Duecentottantasei euro all’anno, poco più di 20 euro al mese. Inutilmente, da tempo, i funzionari del Comune cercano di convincerla a trasferirsi in un alloggio periferico. La proposta mirerebbe al rimedio di uno dei tanti errori di gestione degli immobili comunali. 

Via dei Fienili si affaccia sul Parco Archeologico del Colosseo. All’ultimo piano del civico 60, è possibile godere di una spettacolare veduta sul Foro Romano. Se il Comune affittasse quell’appartamento, a prezzo di mercato, incasserebbe non meno di 1.400 euro al mese. Soldi da investire, eventualmente, nelle politiche sociali a sostegno di più persone. La proposta di trasferimento è stata sempre rigettata dalla fortunata locataria baciata da un incredibile assurdo privilegio. 

Verifiche andrebbero fatte su coloro che occupano alloggi pubblici non avendone più il titolo. Quelli che hanno superato la soglia di reddito previsto dal regolamento comunale. Questo delle case popolari a Roma è uno scandalo con risvolti disgustosamente grotteschi. Il signore M.D.I. è proprietario di un albergo Capri; A.G. è titolare di una catena di supermercati in Sicilia. Entrambi non dovrebbero avere diritto a una casa popolare. 

Roma, Largo delle Poste, via Cortina d’Ampezzo, via di Ripetta. Zone eleganti, dove si trovano parrucchieri che per un solo taglio prendono 80 euro, accesso solo con prenotazione. In Via Ripetta è passata l’alta società, dagli Agnelli a Marta Marzotto, Montezemolo, i Benetton. La moglie del parrucchiere (il consorte guadagna ovviamente soldi a palate) ha un alloggio popolare nelle case Ater in via del Commercio, al numero 12. 

In quei rari casi in cui Ater o il Comune riescono a rientrare nella disponibilità dell’immobile non si procede a una nuova assegnazione. E di questo si giova la malavita romana, i cosiddetti clan criminali. La mafia ha capito l’andazzo e ne approfitta. Non una tantum, sistematicamente. In via Salvatore Lorizzo, quartiere Spinaceto, è Romolo Casamonica a dettare la sua legge violenta e vessatoria. Decide lui gli appartamenti da occupare. La Polizia ha recentemente liberato una decina di alloggi: uno era occupato dalla compagna del Casamonica, l’altro da una donna al settimo mese di gravidanza. Ma è alto il numero di appartamenti trovati occupati da donne incinte. 

È il sistema adottato dai clan room, che si ergono a padroni, gli Spada, i Bevilacqua, non solo i Casamonica. Vanno alla ricerca di immobili popolari vuoti, di notte sfondano porte e tutto quanto e ci mettono dentro una donna gravida o coppie di anziani. Persone più difficili da sgomberare. 

Scandalo dello scandalo, è una domanda a cui il Comune di Roma non risponde: ci sono alloggi vuoti, cosa si aspetta ad assegnarli a chi ne ha diritto tra le 13 mila persone in lista di attesa? Sono tuttora ancora vuote e in attesa di assegnazione le case sottratte al clan Moccia nella cosiddetta Torre della Legalità a Tor Bella Monaca. A beffa si aggiunge beffa, ogni giorno, tutti i giorni, a Roma. La capitale d’Italia.