di Rossella Muroni

Per rendere green le nostre città servono almeno tre cose: programmare non oltre i prossimi dieci anni la messa al bando delle auto a diesel e benzina dai centri urbani; portare le comunità rinnovabili in tutte le periferie per autoprodurre e utilizzare in modo associato energia pulita; rendere le nostre città circolari. Circolarità che significa sì gestione virtuosa dei rifiuti, e quindi massimizzazione delle quote di riciclo e riuso dei materiali per scendere sotto il 10% di residui indifferenziati da inviare a discarica, ma anche rigenerazione urbana e dunque edilizia di qualità che non consuma suolo. Si misurerà soprattutto su queste politiche la svolta annunciata dalle amministrative e che spero di veder sbocciare davvero nei centri italiani.

 

Con le elezioni amministrative il centrosinistra capace di tessere alleanze, costruire un campo largo, civico ed ecologista è tornato a vincere. Da Milano a Roma, da Torino a Cosenza, da Bologna a Caserta, passando per Savona, Varese, Ravenna, Sesto Fiorentino, Latina, Napoli e Isernia, solo per citare qualche caso, le comunali hanno dato risultati davvero molto vicini alla nostra idea di città: i candidati che si sono affermati hanno parlato di città sostenibili, diritti, case popolari, comunità energetiche e transizione ecologica. Una sorta di ritorno alla complessità e alla concretezza premiato dalla maggioranza dei cittadini. Almeno di quelli che sono andati a votare. E forse se ci fossero state più donne candidate anche alla carica di sindache - come dimostrano i grandissimi successi di preferenze avuti da molte consigliere - ci sarebbe stato un motivo in più per convincere i cittadini ad andare alle urne. ​

 

Il centrosinistra si trova di fronte alla grande responsabilità di non deludere la riconquistata fiducia accordataci da tanti cittadini e di non sprecare questa occasione per realizzare quella trasformazione radicale verso la sostenibilità necessaria per portare i nostri centri urbani nel futuro. Una direzione che noi ecologisti indichiamo da tempo, ma verso cui oggi spinge anche l’Europa con il Next Generation Eu.

 

Le città sono i luoghi dove vive la maggior parte della popolazione e in cui si concentrano molte delle attività e delle emissioni inquinanti, ma possono essere anche acceleratori di processi virtuosi. Ecco perché è importante realizzare la giusta transizione ecologica nei centri urbani: farlo significa anche migliorare la qualità della vita dei cittadini.

 

I sindaci del centrosinistra dovranno allora impegnarsi per rendere più green il volto dei loro Comuni e per rendere più pulita l’aria che respiriamo. Sarebbe un servizio importantissimo per i cittadini e un contributo prezioso per rispondere alle procedure di infrazione europee. Credo si debba partire da un nuovo disegno della mobilità e dello spazio urbano per rendere le persone libere di muoversi in sicurezza, senza essere costrette a usare un mezzo privato e senza inquinare. Si può fare puntando sulla mobilità intermodale, sostenibile e accessibile, con mezzi pubblici a emissioni zero, tram, metropolitane e treni urbani, sharing ed e-mobility, biciclette e altri mezzi leggeri. Parallelamente bisogna allargare le zone a traffico limitato e pensare a come accompagnare, anzi anticipare, il bando alla vendita di auto a diesel e benzina proposto dalla Commissione Ue dal 2035.

E, parlando di aria pulita, serve una gestione capace davvero di valorizzare e implementare alberi e verde urbano. Le legge che prescrive di piantare un albero per ogni nato e di compilare il bilancio arboreo della consiliatura era, a suo modo, una piccola rivoluzione, ma è rimasta spesso inattuata. Credo invece che questo indirizzo vada decisamente potenziato. ​

 

È inoltre prioritario portare nelle nostre città, a partire dagli uffici pubblici e dalle periferie, la rivoluzione dal basso delle comunità rinnovabili per tagliare sia le emissioni che le bollette e dare nuove risposte alla povertà energetica. E sostenibile deve diventare anche l’abitare, ad esempio adottando la proposta di Legambiente e Kyoto Club di prevedere lo stop all’installazione di caldaie a gas dal 2025.

Anziché programmare nuove costruzioni le città green devono puntare sulla rigenerazione e sulla qualificazione dell’esistente (edilizia residenziale pubblica e nuove forme di abitare quali il co-housing comprese), su affitti calmierati e recupero a fini sociali e culturali di edifici e spazi inutilizzati.

Per un sindaco ambientalista e progressista è irrinunciabile, poi, puntare su una corretta gestione del ciclo dei rifiuti e circolarità nell’uso dei materiali. Una scelta che significa trasformare i rifiuti in risorsa e rendere i cittadini protagonisti della raccolta differenziata, che andrà accompagnata da impianti per la gestione anaerobica dell’umido, centri del riciclo e del riuso, rigenerazione dei materiali.

Per Roma sogno si realizzi finalmente il Grande raccordo anulare delle bici (Grab), quel progetto di rigenerazione urbana nato dal basso, premiato all’estero e finanziato ma rimasto inattuato negli ultimi cinque anni. Un intervento che era esplicitamente richiamato nel programma di Roma Futura e a cui Gualtieri saprà credo dare seguito, come al progetto di città della prossimità in cui in un raggio di 15 minuti da casa è possibile raggiungere servizi, scuole, parchi, uffici e tutto ciò di cui si ha bisogno.​ ​

Si riparte da qui, per cambiare passo e realizzare la transizione ecologica a partire dalle città.​ Spero che i nuovi sindaci sapranno impegnarsi su questi fronti strategici con convinzione e coraggio.​