di Franco Esposito

Prima assoluto, e in tutto il mondo. La pizza è il piatto più fotografato, non c’è risotto o tortellini che tengano. Debbono farle largo anche gli spaghetti e la carbonara, come pure la matriciana, i bolliti piemontesi, la amatriciana e il pesto alla genovese. Si rassegnino pure i concittadini ragout e genovese, la pastiera e le sfogliatelle. Cinquantotto milioni di scatti in tutto il mondo, la pizza non teme confronti, neppure sotto l’aspetto della fotografia. Funziona da irresistibile calamita di immagini. Il boom su Instagram, a margine di una ricerca Pixsy.

Proliferano i corsi per stranieri, tutti vogliono sapere tutto della piazza vera, come si fa e come se magna a Napoli. 

Sold out le scuole per pizzaioli provenienti dall’estero. Il successo fotografico (e non solo) della pizza si è rafforzato con la pandemia, diventando addirittura dilagante. La pizza continua ad alimentare la sua secolare popolarità. Il boom si registra anche nel fai da te casalingo. Tutti impegnati a impastare seguendo le indicazioni del tutorial su Youtube. Un formidabile trait d’union con la vita di prima, grazie anche al delivery. 

Il momento magico della pizza è certificato dall’ultimo sei suoi primati. Questo certificato dalla rivista Pixsy. “La tonda è il piatto più fotografato al mondo”. Siamo al cospetto di una venerazione collettiva verso la margherita e compagnia bella. Un mosaico collettivo di fotografie da smartphone, con tanto di hashtag. Il simbolo del made in Napoli primo assoluto. Più gettonato del sushi, secondo, e persino della pasta, terzo. Da alimento ex povero è diventata privilegiata modella del food, all’altezza dei grandi fotografi internazionali. Prima e basta, non ce n’è per nessuno. 

Accade pure che la pizza finisca in un post di Dua Lipa, la celebre cantante con settantaquattro milioni di follower. La foto è stata scattata sul jet privato della star. Potenza incontenibile dei social network, il marketing oggi è tutto qui. Il nuovo palcoscenico virtuale ha provocato una evoluzione estetica del prodotto. La pizza superstar della fotografia. “Quando li vedo cercare l’inquadratura, ai miei clienti dico sempre di non dimenticare di mangiarla la pizza”, suggerisce in maniera scherzosa Franco Pepe di “Pepe in Grani”. 

La sua margherita sbagliata indubbiamente ruba l’occhio e spinge a farsi fotografare. “Prodotto elegante, di straordinaria bellezza, la pizza è fondamentale nella nostra quotidianità”, spiega Massimo Di Porzio, titolare dello storico ristorante-pizzeria Umberto, nel quartiere Chiaia, e vice presidente dell’Associazione Verace Pizza Napoletana. “Non mi sorprende il premio alla pizza, visto e provato che si tratta di uno dei prodotti più venduti al mondo”. 

Di Porzio rifiuterebbe però che la crescente attenzione all’estetica si traducesse nella creazione di quadri bellissimi che non sanno di nulla. “Un piatto deve essere godibile agli occhi e allo smartphone, che ne è l’estensione, ma anche e soprattutto all’olfatto e al gusto”. Traduzione. Guardare condividere, ma soprattutto assaporare. 

Fotografare il cibo è una pratica sempre più diffusa sui social. Non solo per i food blogger, che lo fanno per professione. Ma anche per l’utente comune. Spiega Pietro Contaldo, napoletano, presidente della coimmunity Igersitalia: “La pizza ha un primato che nasce dal gradimento globale. L’hashtag è semplice, basta sfruttarne le potenzialità”. 

L’ultimo report di “We Are Social” evidenzia che il commercio globale legato alle immagini condivise ha mosso 403 milioni di dollari, nel 2020. Nata nel 1984, l’Associazione Verace Pizza Napoletana si occupa dello stato di salute della pizza a Napoli e in Campania. Un osservatorio privilegiato. Scopo della nascita dell’associazione la necessità dei vecchi maestri pizzaioli di difendere l’identità della pizza napoletana. Gianluca Liccardo ne è il direttore marketing. “Difenderne i confini del prodotto originale è diventato facile dal 2019: l’arte del pizzaiuolo napoletano dichiarato patrimonio Unesco. Oggi la pizza vive una fase d’oro”.

La testimonianza più palpabile è rappresentata dal ritorno degli apprendisti da Arabia, Australia, Venezuela. Seguono corsi ad hoc. Speso restano per un’esperienza diretta sul campo. “Hanno compreso il potenziale business, sanno che non è più tempo di improvvisare”. La pizza vera napoletana sta avendo un boom anche in mercati anticamente ostici, la Francia e la Polonia. Bando ai tavoli di marmo e ai tovaglioli di carta, oggi i locali puntano all’estetica e alla stagionalità dei prodotti. Le pizze diventano anche prodotti di alta cucina. Da Ivano Veccia, ischitano doc, a Quinto di Roma, la “Pregiata” – crema al taleggio di bufala e tartufo bianco – costa 60 euro. 

Amelio Beneduce la pizza napoletana l’ha portata addirittura in Siberia. “Volevo condividerne con i russi i segreti e ancor più tutto quello che c’è intorno, l’essenza dell’essere partenopeo”. La storia forse più emblematica è quella di “Golocius”, un format inaugurato da una prima apertura a Sorrento, nel 2019.

A seguire altre, Napoli, Roma, Milano, Padova, Verona. Protagonisti i food influencer Vincenzo Falcone e Gian Andrea Squadrilli. Puntano sull’importanza dell’estetica a uso social del prodotto. Laddove è importante soprattutto che “il consumatore fotografi la pizza e condivida”. Il passaparola gratuito fa crescere il brand. Al punto di dare alla “tonda” il primato di piatto più fotografato al mondo.