di Franco Esposito

Inventore poi papà di un dolce famoso nel mondo, se n'è andato Aldo Campeol. Aveva 93 anni. Chi è stato e cosa ha fatto questo signore trevigiano? Ha costruito e alimentato la leggenda del tiramisù. Il tiramisù, il dolce italiano più conosciuto e consumato al mondo. La storia vuole che il tiramisù sia il frutto di un clamoroso, divertente, grottesco errore. Un incidente, a ben vedere, durante la preparazione di un gelato alla vainiglia preparato da Roberto Linguanotto, capo chef del ristorante "Le beccherie" di cui Aldo Campeol era il titolare.

La storia questo narra. Cadde un po' di mascarpone nella ciotola delle uova e zucchero. Assaggiando dal cucchiaio sporco, Campeol rimase estasiato. Insieme alla signora moglie Alba provò quell'impasto casuale su dei savoiardi bagnati con il caffè. Nacque così uno dei dolci più richiesti nei ristoranti di tutto il mondo.

Personaggio singolare, mai legato agli aspetti burocratici della vita, Campeol non brevettò mai la ricetta. Questa sua ostinata strafottente decisione ha fatto sì che, nel corso degli anni, si sia assistito alla fioritura di varie ricette e leggende sulle effettive vere origini. Ne sono conseguiti dolci talvolta completamente diversi. La ricetta del ristorante "Le beccherie" fu depositata con atto notarile presso l'Accademia Italiana della Cucina solo nel 2010. Praticamente ieri, a fronte dell'anno di origine del dolce poi nomato tiramisù.

L'ennesimo successo di quanto creato da Campeol, anche all'estero, ha generato una vibrante battaglia sulla sua effettiva paternità. In particolare tra Friuli Venezia Giulia e Veneto. Secondo l'Accademia del tìramisù le sue origini "quasi certe" sarebbero in un'antica locanda del trevigiano diventata nel tempo il locale Beccheria di Treviso.

Particolare curioso ma significativo, nell'anno della pandemia, il 2020, il tiramisù è stato il vero re del food delivery in Italia. I numeri di questo boom, peraltro non atteso e non pronosticabile? Gli ordini hanno superato quota 22mila chilogrammi. Roma è, per eccellenza, è la città del tiramisù a domicilio. Oltre 7.300 chili ordinati nel 2020. A Treviso, capoluogo della Marca, si disputa il campionato mondiale di tiramisù.

Il tiramisù è il dolce preferito da Federica Pellegrini, la Divina, regina delle piscine in tutto il mondo. Titoli mondiali e olimpionici, una carriera lunghissima, immagine vera e importante di straordinaria longevità in una disciplina sportiva che consuma e brucia chi la pratica ad alto livello. Federica Pellegrini e il tiramisù, la preferenza golosa confermato anche nel giorno dell'annuncio del matrimonio con il suo allenatore Matteo Giunta. La promessa d'amore sul mitico balcone di Giulietta e Romeo, a Verona.

Il tiramisù quasi come dolce simbolo anche in un posto particolare. Quello preparato, servito e gustato con maggiore frequenza nella comunità di San Patrignano. Dove è entrato in funzione l'ultimo gioiello, griffato Letizia Moratti. "Qui tutto è squisito", il polo agroalimentare che riunisce caseificio, forno e norcineria. Più che raddoppiati gli spazi, i migliori maestri e moderne tecnologie. Saranno occupati 250 ragazzi.

Il tiramisù di Aldo Campeol passato a miglior vita è figlio naturale di un caso. O di un incidente in cucina. In realtà, dando uno sguardo alla storia della pasticceria, è possibile scoprire che molte delizie sono nate grazie a un errore. Vogliamo parlarne?

Verità o leggende, le cose sarebbero andate così. Secoli fa, a Milano. In una vigilia di Natale il cuoco degli Sforza bruciò il dessert destinato a Ludovico il Moro. Un garzone di cucina, di nome Toni, riparò lavorando l'impasto avanzato con quello che trovò sul bancone della cucina. Uvetta, canditi, farina, uova. Il garzone divenne una celebrità. Apprezzato dagli Sforza, quel dolce prese il nome di "pan de Toni". Divenne nel tempo il panettone. La storia è piena di fortunati errori.

La ganache di cioccolata nacque da una goccia di latte caduto per errore in un impasto di cacao. Pare inoltre che l'origine della pastiera napoletana sia dovuta a un distratto pasticciere che dimenticò di mettere la farina nell'impasto di una torta di mandorle. Verità o leggenda, la storia della casuale invenzione della pastiera si tramanda di generazione in generazione.
Capolavori della pasticceria, dolci piaceri per il palato, passioni inesausta di ghiottoni, devono la loro nascita al caso. Uno dei dolci più celebri di Massimo Bottura, chef stellato della modenese Osteria Francescana, premiato in tutto il mondo, si chiama "Oops". Mi è caduta la crostata. Nacque il giorno in cui una crostata al limone cadde per terra prima di raggiungere il tavolo di un cliente. Bottura rimase incantato da quella fetta in frantumi, "bella come un quadro di Mirò". Da lì l'invenzione di una presentazione che ha reso celebre quel dessert.

Onore alla casualità, nel solco degli insegnamenti dei grandi antichi greci Socrate e Platone. Diceva il filosofo Democrito, "Tutto ciò che non esiste è fatto dal caso e dalla necessità".