E’ una specie di raggelante bignamino, quello che ci appare dalle cronache di domenica, dove tra le altre spiccano soprattutto due immagini: quella dei nogreenpass che manifestano a Novara vestiti da ebrei nei lager (con tanto di filo spinato) e quella dei “nostalgici” (la parola che è stata più usata per definirli sulla stampa) del fascismo che a Predappio, paese natale e luogo di sepoltura di Benito Mussolini, celebrano il 99esimo anniversario della Marcia su Roma, che di fatto segnò per l’Italia l’inizio del tragico ventennio fascista. Raggelante perché, oltre al manifesto delirio delle posizioni espresse (il no al greenpass riesce a essere contemporaneamente un no ai vaccini e ai tamponi e un no a qualsiasi misura di controllo della pandemia che ancora stiamo vivendo; la celebrazione di Mussolini e del suo infame sistema è inconcepibile), denuncia un gravissimo problema di cui la nostra società evidentemente soffre: la mancanza di conoscenza di base, e il rischio di usare concetti, emblemi, immagini e riferimenti senza alcun criterio.

Una specie di “storia prêt-à-porter” da cui si pescano a caso pezzi e figure che dovrebbero essere significative ed esemplari per sostenere una tesi e che invece finiscono col diventare grottesche e offensive, addirittura un oltraggio a quello che si cerca malamente d’impersonare. I manifestanti di Novara con le pettorine da internati dei lager (e ne avevamo già visti più volte, nei cortei novax e nogreenpass, vestiti da ebrei perseguitati, con divise a righe o stelle gialle) credono che quella sia la divisa di perseguitati a cui possono essere paragonati, e nemmeno percepiscono l’enormità della loro pretesa. Stessa cosa per i “nostalgici” (e questa parola contiene un trucco e un agguato semantico che la rende davvero oscena, come se provare “nostalgia” per un regime, che peraltro praticamente il 99 per cento di quelli che si definiscono tali non ha vissuto nemmeno per un giorno, sia depotenziare quello che realmente è: il vagheggiamento, e dunque l’adesione e il sostegno a un sistema criminale che ridusse il Paese in pezzi e di cui non è esistito e meno che meno resta nulla di buono, nemmeno le famose “bonifiche”). I “nostalgici” fanno, paradossalmente e nelle stesse ore, un’operazione assolutamente uguale e contraria: pescano a caso figurine e simboli e li omaggiano. Il criminale Mussolini diventa il Duce padre della Patria, modello da esaltare e rimpiangere. Anche se dal palco – e questa è la cosa più comica di tutte – si precisa di “evitare il saluto romano”, non sia mai che la manifestazione profascista venga scambiata per manifestazione profascista, ma semmai di “portare la mano al cuore” mentre si risponde “presente” all’evocazione del “Camerata Mussolini”, e, aggirato l’ostacolo di “quel” particolare simbolo, tutto è a posto e compatibile con la democrazia in cui tutti quei signori, per loro fortuna e non loro merito, vivono immersi.

Non dimentichiamo che, sempre dal palco di Predappio, è stato pure citato il greenpass come strumento di oppressione: “Nell’articolo 1 della Costituzione si parla di lavoro - ha detto uno degli organizzatori - invece col green pass si sta impedendo a chi non ce l’ha di andare a lavorare”. Addirittura citando la Costituzione. Sì, quella antifascista.
Insomma, ieri in Italia – e solo in una democrazia, peraltro, questo è possibile (certo non lo sarebbe stato nel ventennio, quando i vaccini somministrati con la forza erano all’olio di ricino...) – è andata in scena una mescolanza grottesca di simboli opposti e coincidenti: le vittime di un dittatore e coloro che lo venerano hanno pescato a casaccio nei simboli tragici dell’ultimo secolo per dire la stessa cosa, che suona allo stesso modo offensiva. Un “montaggio” incongruo che comincia, inevitabilmente, dalla mancanza di conoscenza della storia di quei simboli e di quelle figure. Se c’è un rischio per la nostra democrazia forse non sono seicento “nostalgici” o poco più dementi antivaccinisti (che la maggioranza, ripetiamolo fino allo sfinimento, non lo è): il rischio vero passa dalla decostruzione della storia, dei saperi, della conoscenza, di cui si assumono arbitrariamente esempi, pezzi, simboli e cose a casaccio (e ciò accade anche, persino più pericolosamente, con la scienza) a sostegno di ogni assurdità. Di questo dovremmo, dovremo preoccuparci davvero.

Mangianobrioches

(La frase «Se non hanno più pane, che mangino brioche» è tradizionalmente attribuita a Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena, che l'avrebbe pronunciata riferendosi al popolo affamato, durante una rivolta dovuta alla mancanza di pane)