Sarà vera tregua? Difficile dirlo. Ma nel Consiglio federale della Lega andato in scena ieri pomeriggio al Palazzo dei gruppi di Montecitorio di Roma (convocato da Roberto Calderoli dopo le anticipazioni del libro di Bruno Vespa in cui il ministro leghista Giancarlo Giorgetti ha mosso delle critiche alla linea di Matteo Salvini) c’è stato un avvicinamento tra il leader del Carroccio e il ministro. La giornata era iniziata con una frase del numero uno del Carroccio (“Ascolto tutti e decido, come sono solito fare sempre”) che era la perfetta sintesi di quanto avvenuto dopo giorni di scontri e attacchi interni. Per il momento la resa dei conti nella Lega è stata congelata in attesa dell’assemblea di dicembre: c’è chi parla apertamente di tregua e la nota del partito sul rinnovo della fiducia al leader risulta condivisa anche da Giorgetti. In una sala “Salvadori” blindatissima e assolutamente off limits a quasi chiunque, Salvini ha parlato per 50 minuti. E ha rimarcato l’esigenza di essere compatti e stare sui fatti. Tra i temi e gli obiettivi, il leader ha rimarcato “il massimo impegno sul taglio delle tasse. Nove miliardi per regalare redditi di cittadinanza a furbi ed evasori non è rispettoso per chi fatica e lavora, interverremo in Aula per dirottare sul taglio delle tasse una parte di quei miliardi”. Altro tema trattato, quello del Ppe dove “è impensabile entrare perché non è mai stato così debole. Sono certo che la linea della Lega è vincente. Se inseguiamo la sinistra perdiamo”. Insomma, una bella stilettata allo stesso Giorgetti che invece era favorevole a un’idea del genere. Alla riunione hanno partecipato, in presenza e in video collegamento, una quarantina di dirigenti leghisti, tra cui i suoi tre vice, Giorgetti, Andrea Crippa e Lorenzo Fontana, i capigruppo di Camera e Senato, i capi delegazione a Strasburgo, i coordinatori regionali e i governatori. Da quanto trapela, tutti coloro che sono intervenuti in Consiglio Federale, a partire da Giorgetti, hanno ribadito totale fiducia nell'attività, nella visione e nella strategia del segretario. Il risultato dunque sembra quello di una tregua armata che dovrebbe durare un mese o poco più, fino a quando nell'assemblea programmatica prevista l'11 e 12 dicembre (con parlamentari, governatori, sindaci, esponenti di governo ed eurodeputati), non si tireranno le fila sulla linea strategica del partito. Tregua o non tregua, saranno giorni fondamentali per il futuro di Salvini e della Lega. Ma davvero Giorgetti resterà ora in silenzio? Staremo a vedere.