Gente d'Italia

La subdola pubblicità della cittadinanza italiana in Uruguay: un diritto trasformato in privilegio?

 

di Mattteo Forciniti

Sul giornale più importante e piú venduto dell’Uruguay la cittadinanza italiana viene subdolamente pubblicizzata come qualsiasi altro prodotto da acquistare. Una logica perversa che trasforma un diritto in un privilegio. È quanto emerge da un articolo pubblicitario apparso giovedì su El País dal titolo inequivocabile: La “uberización” de las ciudadanías italianas en manos de una empresa uruguaya. Sì, avete letto bene il termine scelto è proprio quello che fa riferimento alla nota multinazionale del trasporto per riferirsi a quello che invece dovrebbe essere un diritto accessibile a tutti. Il significato della parola “uberizzazzione” ce lo spiega il dizionario Treccani: si tratta della “trasformazione di servizi e prestazioni lavorative continuativi, propri dell’economia tradizionale, in attività svolte soltanto su richiesta del consumatore o cliente e l’adozione o l’imitazione del modello di attività economica caratteristico della multinazionale Uber”.

L’azienda che ha acquistato lo spazio pubblicitario su El País -una delle tante in circolazione che lo scorso anno era stata pubblicizzata anche su El Observador- si chiama Quiero ser italiano la cui sede si trova a pochi metri dallo sportello informativo dell’Ambasciata su avenida Brasil a Montevideo. L’impresa assicura che in “un tempo compreso tra 90 e 100 giorni” riesce a raccogliere tutta la documentazione necessaria da presentare all’Ambasciata al momento della domanda per la richiesta della cittadinanza. Tra i vari servizi offerti si promuove anche il tanto desiderato “appuntamento in ambasciata” che spesso fa impazzire gli utenti al momento della ricerca di una data sul sistema on line. Nell’articolo si racconta anche che più di 3mila uruguaiani si sono rivolti a negli ultimi due anni a Quiero ser italiano che ovviamente presenta la sua attività come una forma di aiuto verso le persone.

 

Negli ultimi anni il fenomeno degli intermediari che vendono gli appuntamenti è cresciuto a dismisura ed è stato anche continuamente denunciato su Gente d’Italia. La stessa Ambasciata dice a chiare lettere sul suo sito che ogni appuntamento è personale e non si accettano gli intermediari. Nonostante le numerose promesse però non è cambiato nulla e si continua a lucrare sui diritti delle persone alla luce del sole. La pubblicità de El País non deve stupire perché comprare il turno in Uruguay come altrove in Sud America è una pratica estremamente diffusa. Evidentemente, se esistono questi servizi è perché c’è un sistema che non funziona e dei clienti che lo richiedono.

Numerosi sono stati i messaggi che abbiamo ricevuto in questi giorni da parte dei lettori indignati per quello che è stato pubblicato dal quotidiano più importante del paese. Tra questi anche il presidente del Comites di Montevideo Alessandro Maggi ci ha scritto: “Incredibile. La cittadinanza ormai è diventata una merce. Ma come è possibile che un’impresa dica che in 4 mesi ottiene l’appuntamento. Cosa significa? I terzi non possono richiedere appuntamenti. Spero almeno in un comunicato da parte dell’Ambasciata”.

La domanda è d’obbligo: quando si muoverá l’Ambasciata per far cessare questa pratica illegale? Si puó ancora permette che un diritto dei cittadini venga pubblicamente mercificato sul giornale che tra l’altro ogni 2 giugno viene profumatamente pagato per ospitare l’INSERT IGNOREo pubblicitario italiano confezionato proprio dall'Ambasciata?

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