DI ENRICO PIRONDINI

Italia, salari giù, bollette su. L’Italia in ripresa si scopre povera. I redditi sono in picchiata, 5 milioni di italiani non guadagnano più di 10 mila euro lordi. Ci sono 2,3 milioni di disoccupati ufficiali e quasi 4 milioni di precari.

E il paniere si  è fatto più costoso. In un solo anno la spesa in più a famiglia  – per i soli generi alimentari – è  di 1.500 euro (fonte Fondazione Di Vittorio della Cgil).

A completare un quadro inquietante ci sono le notizie sul virus che ha ripreso vigore,  corre in tutta Europa, la curva epidemica in Italia è in crescita.

Si parla di vaccinare entro Natale anche i bambini fra 5 e 11 anni. Dobbiamo tornare a mezzo milione di iniezioni al giorno ma i medici di famiglia non bastano. I problemi si sommano. Lo stress collettivo sale alle stelle. Come uscirne?

Primo: recuperare la quotidianità. Una parola. Come? Partendo dal recupero della salute collettiva, con le vaccinazioni, il rispetto delle regole – dalle mascherine al green pass – in attesa della terza dose liberatoria. Certo, come diceva Schopenhauer, “ la salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente “. Occorre ritrovare una situazione psicofisica adeguata, condizione fondamentale per accedere ad una migliore qualità della vita. Le cronache registrano un aumento di stress e ciò non può non preoccupare.

Secondo:  diamo un taglio all’andazzo. Poche storie. Dove si è troppo permissivi il virus riprende a correre. Stiamo insomma camminando sopra uno strato di ghiaccio sempre più sottile: rischiamo di finire nell’acqua gelida. Dobbiamo superare le odierne criticità come gli assembramenti, le manifestazioni dei No Vax e dei No Pass che sono addirittura orgogliosi  di stare vicini, come sardine in scatola, senza protezioni. Mah! Ad esempio, a Trieste il contagio è andato fuori controllo. E ciò accade puntualmente quando c’è gente che se ne infischia del Covid.  Sono comportamenti di negazione  di un rischio assolutamente evidente. Micce buttate nella benzina.

Terzo: attivare la resilienza, come si dice oggi. Parola sempre più ricorrente. Cioè dare forza e convinzione alla nostra capacità di affrontare e superare gli eventi traumatici di questo lungo periodo. Cosa diversa dalla resistenza che è silenziosa, ostinata sulla propria posizione.

La resilienza è flessibile. È la capacità che un individuo ha di adattarsi in maniera positiva ad una condizione negativa. Volendo tutti abbiamo la forza per mettere in pratica la resilienza , fa parte della natura umana. Dunque niente piagnistei, pianti uggiosi, discorsi pieni di lamentele o suppliche.

Certo, è vero: l’Italia è più ricca (il Pil vola oltre il 6%) e gli italiani più poveri. C’è un forte aumento dei depositi bancari (più di 66 miliardi nel 2020, quelli delle famiglie) a fronte di un potere d’acquisto ridotto dal Covid  e dai rincari  delle materie prime. Lo dice l’Istat, lo sottolinea Prometeia. È il caso di ritrovare fiducia e quote di ottimismo. Sennò non andremo da nessuna parte.