Gente d'Italia

Anche l’Uruguay ha cominciato lo sviluppo di un prototipo di vaccino orale contro il Covid 19

 

di Matteo Forciniti

Nella seconda nazione al mondo più vaccinata contro il Covid 19 è appena iniziato lo sviluppo di un prototipo di vaccino orale all’interno dei laboratori dell’Instituto de Higiene. Secondo gli scienziati uruguaiani questo obiettivo potrebbe essere possibile attraverso una modifica genetica al batterio della salmonella in grado di impedire al virus di entrare nelle mucose. 

“Se vogliamo ottenere l’eradicazione del nuovo coronavirus, dovremo quasi certamente avere vaccini di altro tipo, come i vaccini delle mucose e orali”, ha affermato Alejandro Chabalgoity, professore del Dipartimento di sviluppo biotecnologico dell’Udelar (Università della Repubblica).
La strategia si basa sul metodo utilizzato per debellare la poliomielite, una malattia virale che provoca debolezza muscolare e paralisi e che oggi è ancora presente in solo tre paesi al mondo (Afganistan, Nigeria e Pakistan).

“Per debellare la polio bisogna usare due vaccini diversi” ha raccontato Chabalgoity. “Uno che previene la malattia (è la poliomielite inattivata), e un altro che è orale e impedisce al virus di entrare nelle mucose. Quest’ultimo non viene sempre utilizzato perché presenta alcuni svantaggi”.

Come riportato da El País, il progetto degli scienziati consisterà nell’apportare una modifica genetica al batterio della salmonella in modo che sia in grado di produrre la proteina S che è l’elemento chiave del virus Sars-CoV-2 per contagiare le persone.

“Da diversi decenni ormai la salmonella è diventata un organismo modello da utilizzare come veicolo per antigeni di altri agenti patogeni e quindi generare vaccini contro questi altri agenti patogeni che possono essere somministrati per via orale” ha spiegato il ricercatore definendo la salmonella come “una specie di cavallo di Troia che veicola il vaccino contro il patogeno generando una risposta immunitaria nelle mucose”.

Realisticamente, però, la strada per produrre un vaccino in Uruguay appare abbastanza difficile dato che c’è una grande incognita su tutta la seconda fase necessaria per la sperimentazione. Se il prototipo di questo vaccino orale funzionerà gli scienziati dovranno poi cercare collaborazioni con aziende straniere dato che il paese non dispone di un impianto di produzione qualificato. Ma oltre alle infrastrutture un altro grande interrogativo è rappresentato dalle risorse economiche necessarie per condurre gli studi.

Recentemente il Parlamento ha approvato l’erogazione di una prima somma di denaro per la creazione di un istituto nazionale di vaccini che prevede la costruzione di un impianto ma il fattore tempo potrebbe ulteriormente complicare le cose: i lavori per costruire un impianto del genere richiederebbero diversi anni per essere completati e quindi, anche per questo motivo, il supporto di organizzazioni internazionali potrebbe essere fondamentale per raggiungere l’obiettivo.

L’Uruguay intanto si trova al secondo posto al mondo, dopo Israele, nella campagna di vaccinazione per quanto riguarda la terza dose: circa il 35% della popolazione ha ricevuto la dose di richiamo con Pfizer dopo -nella maggior parte dei casi- le due iniezioni di Sinovac. 2313 sono attualmente i casi positivi di coronavirus nel paese che negli ultimi mesi ha visto un calo drastico nei casi gravi e nel numero di decessi che ha raggiunto 6086 vittime.

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