di Adalgisa Marrocco

In Slovenia e Croazia pochi vaccini e casi Covid in aumento: il virus corre a est, al confine col nostro Paese. Senza tralasciare lo scenario austriaco. Un’accelerazione che inizia a riguardare anche i territori italiani più vicini al confine, coinvolti dai movimenti dei lavoratori e degli studenti transfrontalieri e dagli scambi e dai commerci. Protagoniste sono Friuli Venezia Giulia e Veneto, ma anche Alto Adige, già in testa alla classifica del contagio.

A Trieste i casi crescono, alimentati anche dagli assembramenti della protesta No Pass. In Veneto tornano i cluster, in particolare nella zona delle terme Euganee, a una ventina di chilometri da Vo’, epicentro della prima ondata di coronavirus. In Alto Adige si temono nuove restrizioni come nella vicina Austria. Intanto quarantatré province italiane presentano un’incidenza pari o superiore a 50 casi per 100 mila abitanti: in Veneto tutte le province superano la soglia, ma il primato spetta ancora a Trieste con 376 casi per 100 mila abitanti. È quanto emerge dall’ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe relativo alla settimana 27 ottobre-2 novembre.

“Le Regioni dove l’incidenza nella settimana scorsa è aumentata almeno del 30% rispetto a quella precedente, a parte la Sardegna, dove però i valori sono bassi, sono tutte nel nord-est: Friuli Venezia Giulia, Veneto, le due province autonome di Trento e Bolzano e le Marche. Anche le tre situazioni peggiori per le ospedalizzazioni sono Friuli Venezia Giulia, provincia autonoma di Bolzano e Marche. Questo è evidenza che, oltre ad altri fattori, come gli assembramenti di massa, rilevante è anche quello dei flussi in entrata attraverso la frontiera con la Slovenia”, evidenzia Giovanni Sebastiani dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

Gli spostamenti, dunque, sono osservati speciali: a sottolinearlo anche Renzo Caramaschi, sindaco di Bolzano. Nella provincia autonoma del Trentino-Alto Adige l’incidenza dei contagi è arrivata a quota 189 ogni 100 mila abitanti e “c’è molto movimento e turismo, poi va considerata la stagione invernale che è più critica. Abbiamo 20 mila pendolari al giorno, più i turisti”, spiega il sindaco ragionando sull’innalzamento della curva.

Per quanto riguarda la campagna vaccinale, prosegue il primo cittadino bolzanino, “la città è virtuosa ma è chiaro che poi subisce l’effetto dei non vaccinati, di tante persone che si muovono”. Sullo stesso punto riflette il professor Sebastiani del Cnr, secondo cui la risalita delle curve nel Vecchio Continente è da collegarsi anche alla percentuale di vaccinazione osservata in alcuni Paesi dell’Europa orientale. La stessa Slovenia ha vaccinato con doppia dose circa il 54 per della popolazione, un tasso assai inferiore alla media del Vecchio Continente ma in linea con la maggior parte delle nazioni dell’Est. Anche in Croazia solo poco più del 50% della popolazione è immunizzato contro il Covid: proprio a questo, in parte, gli esperti imputano l’aumento delle infezioni delle ultime settimane.

Entrambi i Paesi, infatti, stanno registrando numeri allarmanti. La Croazia ieri ha superato la soglia dei 7 mila casi Covid su una popolazione di circa 4 milioni di persone. In Slovenia, invece, nella giornata di sabato i nuovi casi di contagio erano 2.313, con percentuale di test positivi su quelli effettuati pari al 40 per cento.

In questo quadro, le autorità della Slovenia hanno annunciato un inasprimento dei controlli e delle restrizioni anti-Covid, pur precisando che l’opzione di un nuovo lockdown non è stata presa in considerazione. Da oggi, lunedì 8 novembre, entra in vigore l’obbligo del Green pass, viene reintrodotto il divieto di assembramento, a eccezione degli eventi familiari. Il limite di orario serale è fissato alle 22 nei bar e nei ristoranti. I locali notturni vengono chiusi. Sono consentite solo le mascherine chirurgiche o FFP2. Le autorità hanno inoltre deciso che gli studenti verranno sottoposti più spesso a test.

Intanto le strutture sanitarie sono in sofferenza. Lubiana dovrà presto inviare i suoi pazienti Covid all’estero a causa delle limitate capacità ospedaliere: ad annunciarlo è stato il ministro della Sanità sloveno Poklukar, citato dall’agenzia di stampa slovena STA. Già a fine ottobre il 92 per cento dei letti dei reparti di terapia intensiva sloveni risultavano occupati, portando il ministro a dichiarare: “All’inizio della pandemia avevamo guardato con timore alla vicina Italia, ora siamo a un punto critico a causa dei bassi tassi di vaccinazione e potremmo facilmente avere uno scenario come quello di Bergamo”.

Vili Beros, ministro croato della Salute, ha invece detto che il Paese sarebbe vicino al picco della quarta ondata e che “non sappiamo cosa ci aspetta”. Dopo aver superato la soglia dei settemila casi giornalieri, anche Zagabria ha deciso misure restrittive: obbligatorio il Green pass per tutti i raduni con più di cento persone, con l’uso della mascherina e il rispetto del distanziamento. Probabilmente, da metà novembre potrebbero essere introdotte ulteriori misure.

Alla situazione croata e slovena va aggiunta quella dell’Austria, dove da oggi i non vaccinati non possono più accedere a ristoranti, movida, parrucchieri, hotel, eventi culturali e neanche agli impianti di risalita. Inoltre, da oggi la mascherina Ffp2 va indossata nei negozi, musei e biblioteche. I trasgressori rischiano una multa di 500 euro, i gestori addirittura 3.600 euro. A preoccupare il numero dei ricoveri in terapia intensiva, dove ormai sono occupati 365 dei 659 letti disponibili. In Tirolo, con 3.200 prime dosi somministrate, il numero dei vaccini è triplicato rispetto ai fine settimana precedenti, riferisce la Tiroler Tageszeitung.

Mentre il contagio corre nei Paesi confinanti, le Regioni italiane del Nord Est rimangono sotto osservazione. In flessione i contagi in Veneto: dopo medie giornaliere attestatesi intorno ai 700 nuovi casi, oggi si registrano 432 nuovi positivi in 24 ore. Ma crescono anche i ricoveri: 11 in più nelle aree mediche e due in più nelle terapie intensive. Si registra anche un decesso. In Friuli Venezia Giulia “bisogna vedere come evolve il contagio. Sicuramente la proiezione con questo andamento, anche con i dati di oggi, potrebbe farci raggiungere la soglia del 15%” di occupazione dei pazienti Covid “dell’area medica. Questo credo sia un dato purtroppo da cominciare a mettere in conto”. A dirlo è statp il vicepresidente del Fvg, Riccardo Riccardi, a margine di un incontro a Udine, rispondendo a una domanda sul rischio per la regione di passare in zona gialla.

“La matematica è concreta quando si realizza - ha osservato - è evidente però che in questo momento alcune regioni del paese sono in una situazione di oggettiva tendenza verso quella direzione”. “Poi quando ci si arriva, e se ci si arriva, non sono un mago”. “Questo dovrebbe richiamarci - ha concluso - a comportamenti più prudenti come aderire alla campagna vaccinale, fare la terza dose ed evitare di andare a fare chiasso per le strade”.