L’istituzionalizzazione del Movimento compie un nuovo, decisivo passo. L’ennesimo, verso la cosiddetta “normalizzazione” di quello che un tempo era il partito del “vaffa” e del “mai con il Pd e con il Pdl”. Le cronache narrano che sia accaduto a un pranzo, andato in scena lo scorso 25 ottobre. Uno di quelli classici: di lavoro, per capirci. Seduti al tavolo, con i rispettivi stati maggiore, il segretario del Pd Enrico Letta e Giuseppe Conte, leader dei 5 Stelle. Tra una portata e l'altra i due avrebbero parlato del probabile passaggio del M5S nel gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento di Bruxelles. Letta e dunque il Partito democratico avrebbero infatti aperto all'ingresso dei grillini in quella componente europea spalancando, di fatto, le porte all'ennesima metamorfosi dei pentastellati, da tempo, ormai, entrati in pianta stabile nei palazzi della politica.

Un “via libera” non osteggiato dal primo inquilino del Nazareno, ma anzi, voluto e propugnato proprio per evitare di intralciare quel percorso di alleanza che si sta provando a costruire a livello nazionale nell’ambito dell’asse giallorosso. Tuttavia, come riporta La Repubblica, tra i vertici del M5S ci sarebbe chi nutre qualche dubbio in merito a quell’ingresso. Il rischio, infatti, è quello di poter perdere la vicepresidenza del Parlamento Ue, attualmente assegnata a Fabio Massimo Castaldo, in quota "non iscritti". Qualora infatti, i 5Stelle di Bruxelles finissero irregimentati nel grande gruppo dei Socialisti, per loro la vicepresidenza potrebbe definitivamente “saltare”, diventando appannaggio di altre forze politiche. In cambio, però, potrebbero ottenere un paio di presidenze di commissione. Un po’ poco, forse, per riequilibrare la perdita.

Per questo motivo, sia pur tentato, Giuseppe Conte sta nicchiando. L'ex premier non sembra intenzionato a regalare, alla minoranza interna, argomenti per contestare il grande passo del Movimento in direzione del centrosinistra. Inutile dire che l'Avvocato di Volturara si trova di fronte al classico bivio: valutare i pro e i contro del possibile passaggio, senza perdere di vista il fatto che dicendo addio alla prestigiosa carica della vice presidenza Ue si darebbe voce a quanti che non gradiscono un passo così spinto anche in Europa. E soprattutto senza dimenticare che chi spinge, senza se e senza ma, per l'entrata del M5S nei Socialisti è Luigi Di Maio, che pochi giorni fa in un'intervista a Il Mattino ha confermato che il Movimento sta "lavorando a una coalizione progressista”. In ogni caso, almeno per il momento non c'è ancora una domanda ufficiale per il passaggio: un'eventuale richiesta dovrà essere prima discussa. Il timore tuttavia è che di qui a poco, possano verificarsi altri mal di pancia interni. Ecco perché il presidente grillino sta ponderando il tutto.